Quando pensiamo al binomio donne-scienza difficilmente vengono in mente donne, se non qualche nome entrato nell’immaginario comune e ormai – per fortuna – intoccabile. Infatti, se è vero che il rapporto tra donne, scienza e natura ha una storia millenaria incarnata per esempio nella conoscenza e nell’utilizzo di piante per la nutrizione e per la cura, diversi studi hanno rivelato come la Rivoluzione Scientifica abbia contribuito a creare una dicotomia tra donne e scienza che ha agito sia nella creazione dei paradigmi scientifici e sociali gerarchici e oppositivi tra maschile e femminile, che nella sistematica esclusione delle donne dai luoghi di ricerca e studio. Il mutamento di visione del mondo come organismo vivente lascia il posto a una visione del mondo come macchina e sanziona il dominio dell’uomo sia sulla natura che sulla donna. Ancora oggi questi stereotipi agiscono sulle donne che desiderano intraprendere una carriera scientifica. Ecco perché conoscere la storia delle nostre Antenate può aiutarci da una parte a rafforzare la nostra genealogia scientifica femminile e dall’altra a fuoriuscire dal monopolio scientifico patriarcale.
Questo è uno dei punti di partenza de «La Forza Nascosta. Storie di donne nella Fisica e nella Storia». Grazie a un lavoro di gruppo realizzato da ricercatrici di Fisica, di Storia delle Donne e Artiste, questo spettacolo teatrale offre una prospettiva sulla Fisica del Novecento attraverso gli occhi di quattro scienziate che ne sono state vere e proprie protagoniste grazie alle loro ricerche e scoperte. Tuttavia, ancora oggi, nonostante la creazione di metodi innovativi per rivelare l’essenza dei processi nucleari, gli esperimenti sulle loro simmetrie nascoste, le indagini sulla natura sfuggente dei neutrini e l’osservazione di galassie lontane, i nomi e le biografie personali e professionali di Marietta Blau, Chien-Shiung Wu, Milla Baldo Ceolin e Vera Cooper Rubin sono poco conosciuti, soprattutto al grande pubblico.
“Alcuni elementi chimici sono come esseri viventi. Nascono e scompaiono”.
Marietta Blau (Vienna, 29 aprile 1894 – Vienna, 27 gennaio 1970) fisica nucleare austriaca pioniera nella rivelazione e nello studio dei processi fra particelle elementari mediante emulsioni fotografiche, tanto da stabilire un metodo basilare per la fisica nucleare nel Novecento. Porta alla luce le proprietà dei raggi cosmici e delle particelle ad alta energia, scoprendo il fenomeno delle stelle di disintegrazione nella spallazione nucleare.
“Vorrei sapere se gli atomi e i nuclei, o i simboli matematici, le molecole del DNA
preferiscano avere un trattamento maschile o femminile”.
Chien-Shiung Wu (Shanghai, 31 maggio 1912 – New York, 16 febbraio 1997) fisica nucleare cinese, trasferita negli Stati Uniti prima della Seconda Guerra Mondiale, diventa un riferimento nello studio del decadimento beta e della fisica nucleare. Progetta e realizza un celebre esperimento che dimostra la violazione della simmetria di parità nei processi dominati dalle interazioni deboli, aprendo nuovi scenari in fisica e la via al premio Nobel per Tsung-Dao Lee e Chen Ning Yang.
“Noi vediamo il mondo fisico da una certa prospettiva. Questa prospettiva parziale, come
dimostra il progresso della fisica, rimane sempre un buon punto di partenza,
una buona approssimazione in quel contesto, a quel livello, anche se
la nostra visuale via via muta e si allarga, se le ‘tonalità’ e
i ‘colori’ si moltiplicano.”
Milla Baldo Ceolin (Legnago, Verona, 12 agosto 1924 – Padova, 25 novembre 2011) fisica delle particelle italiana, prima donna a ottenere nel 1963 la cattedra di Fisica presso l’Università di Padova, dove si era laureata nel 1952. Le sue ricerche sulle interazioni deboli si estendono dallo studio dei mesoni K nei raggi cosmici, ai neutrini e le loro oscillazioni, alla stabilità della materia. Vive da protagonista la transizione dalla small science dello studio delle particelle mediante emulsioni nucleari alla big science dei grandi acceleratori.
“La mia vita è stato un viaggio interessante. Sono diventata astronoma perché non
avrei potuto immaginare di vivere sulla Terra senza tentare di capire
come funziona l’Universo. La mia carriera scientifica ha ruotato
intorno all’osservazione del moto delle stelle nelle galassie e il
moto delle galassie nell’Universo.
Nel 1965, se eri molto fortunata e ti interessava usare i telescopi, allora potevi
entrare nei laboratori di ricerca […] e fare scoperte straordinarie.
Alle donne era in genere richiesta più fortuna e perseveranza
che agli uomini. Aiutava avere genitori e un marito che ti sostenessero.”
Vera Cooper Rubin (Filadelfia, 23 luglio 1928 – Princeton, 25 dicembre 2016) astronoma statunitense. Compie osservazioni fondamentali sulle orbite delle stelle attorno al centro della loro galassia e sulla distribuzione di galassie nell’Universo, arrivando a stabilire la loro organizzazione in ammassi. A lei, si deve la scoperta dell’anomalia del moto delle stelle nelle galassie, evidenza sperimentale a sostegno della teoria della materia oscura formulata da Fritz Zwicky negli anni Trenta del Novecento.
La scelta di queste quattro scienziate si lega alle quattro forze della Natura: la forza di Gravità, Elettromagnetica, Debole e Forte. Il racconto della loro vita e delle loro ricerche è intessuto dalla Curatrice della Memoria, rappresentazione incarnata della Forza Nascosta del titolo, ossia di quell’amore per la Scienza, luogo di rispetto e di civile convivenza, e della potenza della Storia delle Donne e della Genealogia Femminile.
La costruzione di una Genealogia Femminile è infatti uno degli obiettivi principali di questa pièce di prosa e canto: la Curatrice della Memoria non racconta solo la biografia personale e professionale delle quattro scienziate protagoniste, ma riflette e ci conduce a riflettere sulla quantità di donne che hanno dato il loro contribuito alla Storia della Scienza con passione e ingegno nonostante le limitazioni a cui venivano sottoposte. La Curatrice della Memoria incrina la narrazione maschilista della maggior parte delle Storie della Scienza e della nostra memoria comune raccontandoci delle molte scienziate unite tra loro da legami di sangue, di amicizia e d’amore, da affinità intellettuali e professionali.
Cosa succede infatti mentre guardiamo lo spettacolo? Vengono a cadere uno dopo l’altro gli stereotipi attraverso cui è narrata ancora oggi in diversi casi la presenza delle donne nella storia della scienza. E nello stesso tempo la Curatrice della Memoria ci permette di creare un’altra mappa di lettura attraverso nuove narrazioni e nuovi paradigmi. Fare ricerca di Storia delle Donne infatti non significa soltanto recuperare dalla “pattumiera della storia” nomi di donne, in questo caso di scienziate, ma registrare la loro presenza, le loro scoperte e metterle in relazione con quelle già conosciute in modo da riscrivere la Storia per come ce l’hanno raccontata fino a oggi attraverso nuovi paradigmi. L’occultamento della presenza femminile non si limita a creare una mancanza dei nomi di queste donne, dei loro progetti, scritti, pensieri, ma anche delle relazioni costruttive tra donne.
E questo passaggio assume un’importanza fondamentale a cui lo spettacolo cerca di dare forza. Si tratta di un’eredità che oggi riceviamo e che reclama di essere detta e agita nel presente. Dalla visione dello spettacolo infatti scopriamo che Milla Baldo Ceolin si è appassionata alla Fisica leggendo il libro di Laura Fermi e Ginestra Amaldi Alchimia del tempo nostro, che Marietta Blau, per sfuggire alle persecuzioni naziste, prima di approdare in Messico grazie all’intervento di Albert Einstein, si rifugia per qualche mese a Oslo dove viene ospitata dalla fisica Ellen Gleditsch, che Vera Rubin decide di studiare al Vassar College perché Maria Mitchell, prima astronoma professionista statunitense, aveva insegnato lì e che Chien-Shiung Wu sceglie di perfezionare i propri studi negli Stati Uniti su consiglio dell’amica professoressa Gu Jing Wei.
Le biografie di queste donne hanno molto da dirci anche a oggi, a decenni di distanza, perché le emozioni umane non cambiano così tanto nel corso della Storia e tutte noi dobbiamo affrontare discriminazioni, soprusi, violenze, solo per il fatto di essere biologicamente riconosciute come donne. Allo stesso tempo queste donne ci raccontano i loro desideri, i loro sogni, i loro progetti e la determinazione per realizzarli.
La valorizzazione di questo aspetto è stato un punto cardine nella costruzione dello spettacolo. È stato fatto sia un lavoro di qualità per approfondire i profili biografici delle protagoniste, attraverso letture di diverse fonti, ma anche un lavoro di quantità per ampliare la varierà di modelli a cui ci possiamo ispirare. E questo per riempire un vuoto educativo, almeno fino a quando gli studi di Storia delle Donne non saranno istituzionalizzati.
Gli uomini fin dall’infanzia ricevono moltissime ispirazioni. Non esiste campo del sapere e dell’azione nel quale non ci sia qualche grande uomo da ricordare. Per le donne apparentemente non è così. E allora nascono tutta una serie di pensieri che limitano la nostra azione del mondo. Pensieri rinforzati da una società ancora alquanto maschilista che riconduce l’azione femminile al privato, all’essere moglie e madre, che declina il problema della doppia presenza quasi esclusivamente al femminile, e accetta le donne nello spazio pubblico se aderiscono a determinati stereotipi. Conoscere le nostre Antenate ci permette di costruire una genealogia femminile anche attorno al concetto di sorellanza. Perché molte di queste donne hanno lavorato guardando al futuro, sperando che le loro conquiste potessero aprire più facilmente la strada alle generazioni seguenti.
La visione dello spettacolo «La Forza Nascosta. Storie di donne nella Fisica e nella Storia» permette a ogni persona, ma soprattutto alle donne, di sentirsi ereditiere di tutto quello che le generazioni precedenti di donne hanno fatto per noi, per farci uscire da quella condizione di subordinazione creata dal patriarcato. Nello stesso tempo emerge il desiderio di diventare parte attiva in questa lotta contro le discriminazioni quotidiane che subiamo proprio in quanto donne. Questo spettacolo contribuisce a porre domande rispetto al senso della nostra esistenza e ai condizionamenti imposti all’autodeterminazione femminile e a dare risposte attraverso i nostri comportamenti quotidiani sentendoci parte attiva di quella genealogia femminile che la Curatrice della Memoria ha cercato di onorare e valorizzare nel corso della rappresentazione.
Nota
Tutte le foto dello spettacolo teatrale sono di Anna Parisi
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La Forza Nascosta. Storie di donne nella Fisica e nella Storia
DRAMMATURGIA: Gabriella Bordin, Elena Ruzza
IN SCENA: Elena Ruzza attrice, Fé Avouglan soprano
MUSICHE ORIGINALI: Ale Bavo
IDEAZIONE SPAZIO SCENICO: Adriana Zamboni
REALIZZAZIONE ELEMENTI SCENICI: Domenico De Maio
REGISTRAZIONE VOCI: Matteo Cantamessa
VIDEO: Giuseppe Verdino
CONTRIBUTO MUSICALE PARTI CANTATE: Diego Mingolla
DIREZIONE TECNICA E LUCI: Alberto Giolitti – Eleonora Sabatini
CONTRIBUTO TECNICO: Emanuele Balboni per Infini.to
FOTOGRAFIA DI SCENA: Anna Parisi
REGIA: Gabriella Bordin
IDEAZIONE E CURA: Anna Ceresole, Nora De Marco, Emiliana Losma,
Simonetta Marcello, Nadia Pastrone, Rita Spada
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Emiliana Losma, libera ricercatrice in Storia delle Donne. Dopo la laurea specialistica in Scienza delle Comunicazioni ha lavorato per dieci anni presso l’Archivio delle Donne in Piemonte e il Centro Studi e Documentazione del Pensiero Femminile di Torino realizzando diverse ricerche sulla storia delle donne. Dal 2010 al 2015 è stata componente della Commissione Pari Opportunità della Regione Piemonte. Si dedica a ricerche sulla storia del cinema muto italiano in prospettiva di genere partecipando al progetto internazionale “Women and the Silent Screen”. Dal 2016 crea il Calendario Ginergico (ginergia = energia femminile) dedicato a artiste, scienziate e sportive. Collabora con diverse associazioni femminili/femministe creando progetti di Storia delle Donne.
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