Crisi climatica e crisi sanitaria. Due terribili flagelli che attanagliano il nostro presente e il nostro futuro. Ma non possiamo più vederle come elementi separati che interagiscono tramite conseguenze più o meno indirette. È la tipica distorsione antropocentrica che applichiamo nella percezione del nostro Pianeta. La Terra non funziona a compartimenti stagni, le relazioni di causa-effetto sono così fitte che possiamo definire tutto appartenente ad un unico meccanismo, la Natura. Ora viviamo in un drammatico periodo di crisi e stiamo sperimentando la paura e l’insicurezza per il futuro, è fondamentale capire gli errori che stiamo commettendo e iniziare a prevedere le conseguenze.
Nel mondo, 6 malattie infettive umane su 10 ci sono state trasmesse da altre specie, le altre 4 su 10 invece derivano da virus o agenti patogeni che si sono evoluti con noi umani. Negli ecosistemi terrestri si trovano milioni di specie viventi, e molte specie animali sono portatrici di forme di virus uniche. L’emergere di tre nuovi Coronavirus in meno di vent’anni è un fenomeno fortemente legato ai cambiamenti degli ecosistemi: se l’ambiente viene stravolto, il virus si trova di fronte a ospiti nuovi.
Così, quando interferiamo con i diversi ecosistemi, quando abbattiamo alberi e deforestiamo, scaviamo pozzi e miniere, viviamo in metropoli sempre più affollate, catturiamo animali, li uccidiamo o li catturiamo vivi per venderli in un mercato, disturbiamo questi ecosistemi e rischiamo di scatenare nuovi virus. Poi, volando intorno al pianeta, trasportando cibo e altri materiali, li possiamo portare dappertutto, rendendo un’epidemia una pandemia. Il modo in cui viviamo su questo pianeta ha delle conseguenze, e alcune prendono la forma di una pandemia da Coronavirus.
Da questo dobbiamo partire per comprendere di cosa ha bisogno il nostro futuro e che cosa possiamo fare per evitare che il labile equilibrio che ci tiene in vita su questo meraviglioso Pianeta si dissolva. Sicuramente un enorme ruolo è giocato da noi consumatori, dalle nostre scelte e dalle nostre azioni: questo deve indurci a riflettere e ad impegnarci in scelte responsabili che possono fare la differenza. Ma alcuni beceri meccanismi di questo sistema sono il frutto di contesti ben più grandi, laddove solo una vigorosa presa di posizione politica può ottenere dei risultati concreti.
La funzione più di vitale importanza che dovrebbe svolgere la politica in questa cosiddetta fase 3 è quella di tutelare le persone e il loro futuro dalle violente mani del mercato speculatore, che proprio tramite crisi di questo tipo nutre le sue brame. In gioco non ci sono solo le vite delle generazioni presenti, ma anche, e soprattutto, di quelle future.
Al netto di qualsiasi interesse economico, oltre qualsiasi opportunità di speculazione finanziaria, la politica ha il dovere imprescindibile di difendere se stessa e i suoi cittadini dalla violenza e dalla corruttibilità del denaro. Se non agiamo subito affronteremo una crisi ben più difficile, dove non sarà più possibile riuscire a conteggiare i morti nel TG delle 18.00, dove il futuro delle persone non dipenderà più da una cura, un vaccino o il numero di posti all’ospedale. Deve avere l’onestà di riconoscere che in questo esatto momento si stanno concependo manovre le cui conseguenze si rifletteranno in modo definitivo nel nostro futuro prossimo per affrontare la crisi climatica. Si deve dimostrare prontezza nel preparare consistenti piani di rinascita in direzione di una vera e completa transizione ecologica.
Vanno stretti accordi, imposti vincoli ma allo stesso tempo elargiti finanziamenti e promosso incentivi. Si tratta di riuscire a cambiare l’intero insieme di dinamiche che formano quello che noi chiamiamo “sistema”. Dal settore industriale, a quello energetico, dai trasporti alla produzione al commercio. La politica deve saper guidare questa transizione interpretando al meglio le valutazioni scientifiche, basandosi su di esse, ma senza stravolgerne il principio.
È quindi indispensabile una solida volontà politica che orienti la ripresa da una delle più pesanti crisi economiche del mondo moderno. E allo stesso tempo una massa sempre più numerosa e consapevole, che diffonda idee di cambiamento. Quelle idee che noi attivisti di Fridays For future abbiamo raccolto in una proposta concreta di “Rinascita” che lasci alle spalle un passato senza dubbio presago di sventura: una Lettera all’Italia, firmata da oltre 50 tra i più autorevoli scienziati ed economisti italiani, che lo scorso 17 aprile ha ufficialmente inaugurato la campagna Ritorno al futuro.
Una proposta vasta che, a partire dall’abolizione dei sussidi al fossile, un ladrocinio che sperpera risorse che potrebbero essere usate a vantaggio della società, spazia da un grande piano di investimenti pubblici in grado di favorire una radicale transizione energetica e industriale, e di creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro (posti che una crisi climatica mal gestita, secondo molti studi, alla lunga ridurrebbe invece drasticamente); fino ad un invito ad un ripensamento del sistema agro-alimentare, che è tra le prime fonti di emissioni di gas climalteranti.
Un programma da sviluppare però sotto l’egida del più fondamentale dei principi: la giustizia sociale e climatica. Mettendo quindi avanti le fasce sociali che, già deboli prima della crisi sanitaria, adesso lo saranno ancora di più; unite alle decine di migliaia di lavoratori che, nella fase di ripresa economica, rischieranno il posto e dovranno essere tutelati. Ovviamente facendo gravare i costi della transizione sui maggiori responsabili della crisi climatica, dalle multinazionali estrattive a quelle del fossile (che invece potrebbero imporsi come infrastruttura della ripresa, a scapito delle energie rinnovabili) fino a tutte le altre grandi realtà produttive insostenibili.
Le soluzioni e le tecnologie per applicarle, ovviamente non in una settimana, ma con un piano dal lungo respiro, esistono già. A mancare è solo la volontà politica di adottarle e di farne il fulcro di un’agenda globale, per colpa di una classe dirigente mediocre e narcisista, alla continua ricerca di conflitti di comodo con cui calamitare l’attenzione dell’opinione pubblica, impedendole così di prendere coscienza dell’unico e vero conflitto in atto.
Foto di copertina
Friday for Future: RitornoAlFuturo – Foto di Iván Tamás da Pixabay
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