RIVISTA DI CULTURA MEDITERRANEA

VENETO CONTEMPORANEA. UN’ESPOSIZIONE DI SUONI E LINGUAGGI. Testo di Arianna Niero

[Tempo di Lettura: 9 minuti]

Il Festival tutto nuovo dedicato alla musica
di oggi, ideato e promosso dall’Orchestra
di Padova e del Veneto.

       La musica è tornata protagonista a Padova con un’autentica novità, “Veneto Contemporanea. Un’esposizione di suoni e linguaggi”, un festival che ha aperto la tanto attesa stagione dei concerti dal vivo dell’Orchestra di Padova e del Veneto. La rassegna, ideata e fortemente voluta da Marco Angius, direttore musicale e artistico dell’OPV, ha presentato cinque appuntamenti interamente dedicati alla promozione della musica d’oggi, destinando meritato spazio ad alcuni dei compositori e musicisti più importanti del presente legati al territorio veneto. Ad arricchire la formula inedita del festival è stata, inoltre, la presenza centrale di un artista in residenza, che per questa prima edizione ha visto il prezioso contributo del compositore, direttore d’orchestra e organista trevigiano Filippo Perocco.

       Cinque appuntamenti che hanno presentato esecuzioni tutte rigorosamente in prima assoluta, a partire dall’omaggio reso al grande maestro veneziano Luigi Nono nell’evento inaugurale di sabato 8 maggio presso l’Auditorium del Centro Culturale Altinate San Gaetano di Padova, per proseguire poi a sondare le trame del tessuto fonico attuale attraverso i lavori e le musiche di Nicola Sani, Filippo Perocco, Luca Francesconi, Claudio Ambrosini, Salvatore Sciarrino, Giovanni Mancuso, Ivan Fedele, Pasquale Corrado e Michele Dall’Ongaro. Il festival ha incluso, inoltre, le preziose collaborazioni dell’Archivio “Luigi Nono” e della Fondazione “Giorgio Cini” di Venezia, oltre che di Rai Radio 3, che ne ha trasmesso tutti gli eventi.

       La rassegna ha rappresentato l’atteso ritorno alla musica dal vivo da parte dell’OPV, dopo lo stop forzato dall’ottobre scorso dovuto all’emergenza sanitaria.

       A caratterizzare il format del festival è stata la presenza, come ricordato all’inizio, di un artista in residenza, il quale si è reso attivo in qualità di compositore, direttore e interprete delle esecuzioni nei vari appuntamenti della rassegna.

       Protagonista di questa edizione è stato Filippo Perocco, compositore, direttore d’orchestra e organista trevigiano, classe ’72, il cui lungo e prestigioso curriculum include il Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati” 2017 per l’opera Aquagranda, scritta su commissione del Teatro La Fenice di Venezia e diretta da Marco Angius.

       L’evento inaugurale di sabato 8 maggio presso l’Auditorium San Gaetano di Padova ha proposto la prima esecuzione italiana della versione originale dell’opera di Luigi Nono “Polifonica-Monodia-Ritmica”. Un lavoro strumentale che appartiene ai primi anni della carriera compositiva del grande maestro veneziano, scritto e presentato durante i Ferienkurse für Neue Musik di Darmstadt nel 1951, la cui versione originale e integrale, inedita all’ascolto del pubblico italiano, è stata per l’occasione eseguita dall’OPV su direzione di Filippo Perocco.

Filippo Perocco, Studio, 2016, © Giancarlo Rado

       Una scelta musicale non casuale che coincide con la pubblicazione dell’edizione critica del grande lavoro di Nono e presentata durante l’evento da Veniero Rizzardi, docente, musicologo, tra i soci fondatori che nel 1993 diedero vita alla Fondazione Archivio Luigi Nono di Venezia, nonché autentico conoscitore dell’opera del compositore veneziano.

       Attraverso le parole di Rizzardi viene ripercorsa la genesi di Polifonica-Monodia-Ritmica, in riferimento al clima musicale e agli incontri fondamentali che Nono fece in quegli anni, i quali segnarono in maniera determinante la sua musica. Fra questi risulta d’obbligo ricordare l’incontro con Bruno Maderna, compositore veneziano del quale diventa allievo, e Hermann Scherchen, direttore d’orchestra tedesco, docente fondamentale per la formazione di entrambi i maestri veneziani.

       Proprio grazie a Hermann Scherchen e al corso internazionale di Direzione d’orchestra che quest’ultimo viene invitato a tenere nel 1948 a Venezia in occasione della Biennale Musica, Nono scopre i ritmi e la musica brasiliana. Tra i musicisti provenienti da tutto il mondo che partecipano al corso del maestro tedesco vi è anche un gruppo di brasiliani e in particolare una pianista, Eunice Catunda, grazie alla quale Nono scopre non solo le sonorità del Mato Grosso, ma anche la poesia di Federico García Lorca, i cui testi ispireranno le composizioni successive dedicate al mondo ispanico (Epitaffio per Federico García Lorca N.1, N.2 e N.3).

       La scoperta dei ritmi e della musica brasiliana risulta fondamentale per l’evoluzione stilistica di Nono e per la genesi di Polifonica-Monodia-Ritmica, la quale  si basa proprio su un canto brasiliano, un canto per Yemanja, la Dea del mare secondo la cultura Yoruba dell’Africa occidentale. Un canto cerimoniale che viene intonato ogni anno dagli indigeni brasiliani durante le celebrazioni dedicate al culto della Dea.

       «Ho cercato, in questo lavoro, di esprimere tre successivi rapporti con la natura», scrive Nono in una lettera del 2 giugno 1951 indirizzata a Hermann Scherchen, chiarendo perfettamente il suo intento compositivo. La Polifonica, «costruita su un ritmo originale negro indicatomi dalla Catunda a Venezia durante il suo corso, è un graduale accostarsi alla natura»:  una musica che nasce dal silenzio, un lieve sussurro di piatti sospesi, dal quale pian piano emergono voci, che dialogano con l’andirivieni ostinato del mare, per articolarsi via via in un tessuto polifonico sempre più denso, fino ad arrivare alla Monodia, «in ascolto dei silenzi, dei canti, degli echi» che la natura stessa e il paesaggio marino suggeriscono.

       Nella Monodia si riconosce chiaramente il simbolismo legato al mare: Nono era profondamente legato all’acqua, il suo essere veneziano lo poneva costantemente in ascolto dei ritmi suggeriti dall’infrangersi delle onde tra i canali veneziani.

Polifonica-Monodia-Ritmica, OPV diretta da Filippo Perocco, Auditorium San Gaetano, Centro Culturale Altinate San Gaetano, Padova, 2021, © Arianna Niero

       «Di fronte alla natura, dune di arena, mare, serena atmosfera notturna», annota Nono sulla partitura della composizione, chiarendo ancora una volta come la protagonista sia una natura fatta di silenzi, di echi, di lontane rispondenze, dalla quale emerge al contempo la sua indistruttibile forza-ritmo, quella Ritmica che è l’essenza primordiale stessa della Natura.

       La composizione dal titolo all’apparenza tecnico e frammentario, costituisce infatti il tentativo di creare un discorso narrativo graduale, legando insieme i complessi ritmi irruenti e le voci silenziose della Natura.

       Una gradualità che nel 1993-94, all’apertura dell’Archivio Luigi Nono, si scopre essere, nella sua versione originale, diversa, più lunga, così lunga che nel 1951, alla sua prima esecuzione assoluta ai Ferienkurse di Darmstadt, Hermann Scherchen decide di effettuare dei tagli piuttosto consistenti alla partitura, per timore di una reazione negativa da parte del pubblico. Un aneddoto raccontato dalla stessa Nuria Schoenberg-Nono, moglie del compositore veneziano e figlia del grande compositore austriaco Arnold Schoenberg, durante una breve ma preziosa video-intervista proposta proprio durante l’incontro di sabato 8 maggio.

       L’evento inaugurale di Veneto Contemporanea ha deciso quindi di omaggiare il grande compositore veneziano proponendo l’ascolto di Polifonica-Monodia-Ritmica, nella versione del 1951 a confronto con quella integrale e originariamente composta da Luigi Nono, ricreando quella graduale immersione nel mare di suoni da lui immaginata e voluta.

       L’Orchestra di Padova e del Veneto si è fatta promotrice di un festival interamente dedicato a generare spazio alla musica di oggi, sostenendo e facendo conoscere il panorama musicale contemporaneo italiano. Sembra quasi paradossale che in Italia vi siano alcuni dei compositori tra i più importanti e apprezzati al mondo, ma che proprio in terra natia non riescono a trovare il giusto e meritato spazio. L’Italia rimane sempre arroccata a crogiolarsi tra gli sfarzi del suo glorioso passato, del quale occorre essere indubbiamente consapevoli, ma con la volontà di trarre spunto e aprire le porte al tempo attuale. 

Da sinistra, Marco Angius e Salvatore Sciarrino, © Antonio Bortolami

       L’iniziativa dell’OPV ha presentato, quindi, un programma ricco in cui trovano spazio alcuni dei compositori e musicisti più importanti di oggi, tra questi Nicola Sani, Filippo Perocco, Luca Francesconi, Claudio Ambrosini, ai quali è stato dedicato il secondo appuntamento del festival presso il Teatro Verdi di Padova. Protagonista del terzo incontro è stata, invece, la musica di Salvatore Sciarrino e in particolare la sua Passionis Fragmenta, eseguita per la prima volta nella versione orchestrale, seguito dall’appuntamento che comprende la presentazioni dei lavori di Giovanni Mancuso, Ivan Fedele, Pasquale Corrado e un omaggio inedito a Niccolò Castiglioni.

       Per concludere, l’ultimo incontro del festival è stato dedicato alla musica di Michele Dall’Ongaro, tornato a Padova dopo la residenza durante la stagione OPV 2019/20.

________________________

 

TEMPESTATE, IL NUOVO DISCO DI NICOLA SANI
IN COLLABORAZIONE CON L’ORCHESTRA
DI PADOVA E DEL VENETO


       Presentato in prima mondiale martedì 11 maggio presso il foyer dell’Auditorium del Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova nell’ambito di Veneto Contemporanea. Un’esposizione di suoni e linguaggi, il nuovo disco del compositore ferrarese Nicola Sani, Tempestate.

       Un lavoro edito dalla casa discografica Stradivarius, che comprende l’impegno e la fondamentale attività sinergica di tre importanti realtà della città di Padova: l’Orchestra di Padova e del Veneto, il Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova, uno dei più importanti centri, a livello mondiale, dedicati alla sperimentazione e allo sviluppo delle tecnologie digitali per la sintesi e l’elaborazione del suono e il Laboratorio SaMPL (Sound and Music Processing Lab) del Conservatorio di Padova.

       Tempestate festeggia i 60 anni del suo compositore ed è stato presentato in occasione dell’esecuzione in prima assoluta del suo brano “Al folle volo”  presso il Teatro Verdi di Padova martedì 11 maggio. Una composizione nata nel 2004, ispirata a uno dei passi più famosi della Divina Commedia, il XXVI Canto dell’Inferno, quando Dante giunto nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio incontra Ulisse e proprio al suo “folle volo” oltre le colonne d’Ercole, fa riferimento il titolo del lavoro di Sani. Una composizione eseguita più volte all’estero, ma mai in Italia, che per l’occasione è stata ripensata e composta appositamente per l’OPV.  

       Tempestate è un disco estremamente significativo sotto molti aspetti, che racchiude insieme per la prima volta cinque lavori eseguiti dall’OPV diretta da Marco Angius con Alvise Vidolin al live eletronics. Collaborazioni preziose che hanno consentito al compositore ferrarese di esplorare e sperimentare sonorità inedite, capaci di riconfigurare lo spazio d’ascolto in forme nuove, ampliando in senso multidimensionale la percezione dell’ascoltatore.

       Un grande lavoro di équipe che ha richiesto straordinario impegno, profonda dedizione e lunghe ore di sperimentazione e ricerca nel trovare la sfumatura di colore, l’intensità, il timbro e lo spazio per risuonare o farsi silenzio della sonorità desiderata.   

Nicola Sani, © OPV Press

       Proprio lo spazio ha un ruolo fondamentale in Tempestate, il brano per orchestra e live eletronics che dà il titolo al CD e che chiude la raccolta dei cinque brani presenti al suo interno. Il brano nato nell’ambito della residenza dell’OPV per la stagione 2018/19, si avvale della tecnologia del sound mapping, magistralmente curata da Alvise Vidolin, che consente la “compresenza” di due orchestre: la prima esperibile direttamente sul palco di fronte al pubblico e la seconda virtuale, prodotta dagli stessi strumenti che eseguono la partitura, percepibile simultaneamente in maniera avvolgente nello spazio attorno allo spettatore.

       Oltre che in Tempestate, il rapporto tra musica e tecnologie digitali è centrale anche in un’altra composizione presente all’interno del disco, Light Red over Black, un brano per orchestra d’archi e elettronica, il cui titolo fa chiaramente riferimento all’opera di Mark Rothko.

       Le altre tre composizioni del disco potrebbero invece definirsi “acustiche”, nella misura in cui sono realizzate per sola orchestra e ensemble orchestrale. Prima fra queste, Seascapes IX, Műnster, un brano che trova ispirazione nella fotografia di Hiroshi Sugimoto, in particolare nella serie fotografica in bianco e nero, “Seascapes”, che l’artista giapponese dedica all’acqua e all’aria, due elementi estremamente comuni, così scontati che sempre più difficilmente sembrano poter suscitare la nostra attenzione più profonda. Le immagini ritraggono il mare e il cielo in due semplici campiture, che risultano impercettibilmente separate dalla linea dell’orizzonte. Fotografie realizzate da Sugimoto con un tempo di esposizione pressoché infinito, dove il soggetto ripreso diventa quasi tattile. Lavori di estrema profondità e contemplazione, che per la loro essenzialità ricordano gli stessi quadri di Rothko.

       “Paesaggi marini” può sembrare un termine troppo impressionista da accostare alla ricerca musicale di Nicola Sani, ma forse in fondo anche lui un po’ come Eugenio Montale sogna di rapire quelle “salmastre parole / in cui natura e arte si confondono” per far risuonare le profondità marine in tutta la loro contrastata ricchezza timbrica attraverso la delicata e allo stesso tempo ruvida e dirompente forza degli archi. Sopra il mare l’aria, talvolta leggera, talvolta più cupa e pesante dei fiati a colorare gradualmente il cielo, mentre le percussioni cuciono la sottile trama dell’orizzonte tra i due elementi. Il brano nasce nel 2016 su commissione del Teatro e dell’Orchestra Sinfonica di Műnster, da cui il sottotitolo, Műnster.

Presentazione del disco Tempestate di Nicola Sani, Foyer dell’Auditorium del Conservatorio “C. Pollini” di Padova, da destra Marco Angius, Nicola Sani e Alvise Vidolin, © OPV_Press, 2021

       La seconda traccia del disco, Deux, le contraire de ‘un’, è invece una commissione dell’Ensemble orchestral contemporain di Lione, il cui titolo fa riferimento a un romanzo di Erri De Luca, scrittore italiano con il quale il compositore aveva già collaborato in passato per la realizzazione di un’opera scenica, Spargimento (1997). Un lavoro che riflette sull’identità del due, della convivenza, del confronto con l’altro, nel quale il due talvolta fatica a riconoscersi come doppio, quanto piuttosto come contrario di uno.

       A conclusione della serie di brani “acustici”, Gimme Scelsi, ispirato alla prassi compositiva di Giacinto Scelsi, tra i pionieri della musica sperimentale, che a partire dagli anni ’30 del Novecento mise il suono al centro della questione musicale, adottando originali metodologie di approccio alla materia sonora. Nicola Sani, dal 2004 al 2014 ha avuto “l’opportunità e l’onore”, come lui stesso ha dichiarato, di essere presidente della Fondazione Isabella Scelsi di Roma, dedicata al lascito culturale del grande compositore italiano.

       Gimme trova un legame con la scoperta delle musica rock della fine degli anni ’60 e in particolare con Gimme Shelter dei Rolling Stones.

“Lezioni di suono”, Gimme Scelsi, di Nicola Sani. OPV, prima esecuzione italiana, 3 maggio 2019. Sala dei Giganti di Padova, © Massimo Pistore

       Tutti i brani di Tempestate sono composti tra il 2012 e il 2019 e sono presentati in world première recording, ad eccezione di Gimme Scelsi, eseguito nel 2019 dall’OPV presso la Sala dei Giganti di Padova durante l’appuntamento conclusivo di Lezioni di suono, l’originale formula di divulgazione musicale promossa dall’Orchestra di Padova e del Veneto.

       La copertina del disco è realizzata dall’artista iraniano Bizhan Bassiri, le cui installazioni permanenti sono presenti all’interno delle collezioni di alcuni tra i musei e le gallerie più importanti d’Italia.

       In Tempestate il tempo si fa spazio, fluido, dinamico, in continuo divenire come è insito nella natura stessa del suono. Uno spazio sonoro a volte denso e turbolento, come suggerisce il titolo del CD, a volte rarefatto e gradualmente colorato, che Nicola Sani, assieme al fondamentale e prezioso contributo di Alvise Vidolin alla regia del suono, invita ad esplorare rompendo le ormai obsolete forme e modalità precostituite dedicate allo spazio dell’ascolto.

Foto di copertina
2° appuntamento di Veneto Contemporanea. Un’esposizione di suoni e linguaggi, Orchestra di Padova e del Veneto, 11 maggio 2021, Teatro Verdi, Padova, © Antonio Bortolami

________________________________


Arianna Niero, diplomata in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Svolge attività di ricerca nel campo artistico, unendo la passione per la musica e la scienza, indagando le relazioni tra la dimensione visiva e acustica dell’esperienza, con particolare riferimento agli studi sul Paesaggio Sonoro realizzati da R. M. Schafer.

© finnegans. Tutti i diritti riservati