“L’Io non è padrone, nemmeno in casa propria”. È una delle espressioni pronunciate da Massimo Recalcati il 2 ottobre 2024 al Teatro Malibran di Venezia, in occasione della sesta edizione del Festival delle idee. Con la frase in questione lo psicoanalista milanese ha esposto la delicata relazione fra l’essere umano e il proprio inconscio, prendendo spunto sia dalle analisi di Sigmund Freud, sia da quelle dei suoi predecessori e successori. Recalcati ha rilevato che, prima della nascita della psicoanalisi, la concezione generale del rapporto fra inconscio e individuo consisteva in un dualismo fra ignoto e luce; filosofi come Platone, Schopenhauer e Nietzsche lo ritenevano l’anticogito per eccellenza, la sede massima dell’irrazionalismo. La posizione di Freud ribaltò questa prospettiva, definendo l’inconscio come pensiero non controllato, il campo in cui esce la nostra verità più intima e dove, tramite i sogni, si realizzano in modo diretto i singoli desideri, idea ripresa anche dal francese Jacques Lacan. Al di fuori del sogno l’Io si vergogna delle proprie volontà e, anziché appagarle, le reprime e le soggioga alla ragione. Secondo Recalcati la repressione dell’inconscio è solo una vana illusione, poiché anche quando lo controlliamo, esso riemerge ugualmente tramite errori di distrazione, di sovrapposizione delle parole, comunemente detti lapsus. Il Lapsus si configura proprio come l’intervento che si riappropria del desiderio tolto e che continua a bussare alla porta nonostante la rimozione. In altri termini questo meccanismo può essere valutato come una forma di alienazione, della quale sono vittime sia l’oppresso, l’inconscio, che l’oppressore, la persona, a sua volta schiacciata dall’eccesso di pudore. Persuadendosi di poter scacciare le proprie visioni oniriche, l’Io viene gradualmente sopraffatto dall’inconscio, che colpisce ancora più forte, soverchiando la situazione iniziale. Imprigionato dalla sua pudicizia, l’individuo non riesce a liberarsi dal suo conformismo autoimposto, ritenendo sbagliati i suoi bisogni, specialmente quando questi non lo sono. Anche quando si concretizza la possibilità di realizzare un’aspirazione, la persona si tirerà indietro; anche quando Mosè si presentò agli uomini, offrendo loro di uscire dalla caverna della schiavitù, essi davanti all’orizzonte del deserto lo rigettarono, dimostrando di preferire le loro catene alla libertà. Non riavvicinarsi alle voglie corrisponde quindi alla sofferenza, alla depressione, al blocco della vita. La soluzione che Recalcati ha offerto, citando l’episodio Omerico di Nausica e Ulisse, è di accogliere e ascoltare la potenza dell’inconscio, di non scappare di fronte alla nudità dei lati nascosti, di stare in armonia con questi, in modo da evitare che lo stato onirico diventi stato psichico, che il sogno non degeneri in disturbi ossessivi.
Immagine di copertina Maria Pia Campagna, Porta 2000, Pigmenti su tela 290 x 224 cm, courtesy dell’artista