Era il 2013 o giù di lì, intorno alle due del mattino stavo in chat con il mio caro amico Don Dyza (musicista, tastierista e titolare della web television Jazz Window) insieme a Giulio Carmassi che di lì a poco sarebbe entrato nel gruppo di Pat Metheny. Ad un certo punto Don posta un video degli Snarky Puppy: Lingus. E’ stato amore a prima vista! Confesso che degli Snarky Puppy non ne sapevo nulla fino a quel momento, offuscato anche per l’interesse nei confronti di Pat Metheny che in quegli anni era ancora il numero uno.
Ho così cominciato a raccogliere materiale e, una volta constatata la qualità della loro proposta, ho cominciato a parlarne e a scriverne, coinvolgendo in questa mia nuova passione tanti amici, giornalisti e musicisti.
Una volta fatta la loro conoscenza durante il loro primo concerto italiano a Umbria Jazz (Teatro Morlacchi), ho avuto conferma di trovarmi di fronte a qualcosa di unico. Grande musica, feeling, tecnica ma tantissimo cuore. Michael League (33 anni) è il leader della band, che guida con mano sicura dalla fondazione avvenuta nel 2004. Dodici album all’attivo. I primi quattro: Live at The Uncommond Ground (2005), The Only Constant del 2006, nel quale suonano il pianista inglese Bill Laurance, il trombettista Jay Jennings, i chitarristi Chris McQueen e Bob Lanzetti e il percussionista Nate Werth, ancora oggi nel line up della band, unitamente a The World Is Getting Smaller (2007) e Bring Us The Bright (2008) servirono a definire la cifra stilistica degli Snarky Puppy. La vera esplosione avverrà con gli album successivi che ne decreteranno il successo a livello mondiale.
Tell Your Friends (2010), groundUP (2012), Amkeni w/ Bukuru Celestin (2013), Family Dinner – Volume One (2913), We Like It Here (2014), Sylva W/ Metropole Orkest (2015), Family Dinner – Volume Two (2016), tutti cd / dvd incisi dal vivo in studio ad eccezione di Culcha Vulcha (2016).
Un susseguirsi di esibizioni (superata quota 1300 concerti), ben tre Grammy (nel 2014 per l’esecuzione di Something con Lalah Hathaway (2013), tratta dal loro album Family Dinner – Volume One, nel 2015 per l’album Sylva inciso con la Metropole Orkest e nel 2016 per Culcha Vulcha che ha trionfato come Best Contemporary Instrumental Album). Come se non bastasse il prestigioso referendum di “Down Beat” dal 2015 li vede vincitori nella categoria miglior gruppo jazz, scalzando grandi nomi quali Pat Metheny, Herbie Hancock e Chick Corea.
Da allora sono diventato un loro fan, li ho ascoltati più volte a Londra e sono rimasto colpito da quanto siano amati dai giovani. Questo è un segnale importantissimo, tanti sono i giovani che cercano musica di qualità e al tempo stesso hanno voglia di divertirsi durante i concerti. Io stesso erano anni che non uscivo carico di adrenalina da un concerto, come accaduto nelle recenti esibizioni italiane (Torino, Trento, Pisa, Bologna). Ragazzi con la testa sulle spalle, professionali, niente alzate di testa, piedi in terra, “L’ego qui sta fuori dalla porta” sono soliti dire.
La cosa straordinaria è che sul palco, anche le parti più complesse vengono suonate interamente dal vivo senza l’uso di sequenze, tecnologia abusata da molti.
Finalmente in Italia iniziano ad essere conosciuti come meritano, grazie al lavoro dei loro promoter e di appassionati visionari che hanno contribuito a farli conoscere in ogni parte del mondo .
La loro storia ha inizio a Denton (Texas), dove il leader Michael League organizza dei piccoli concerti nei bar e nei club locali. Sono circa quaranta i musicisti che negli anni ruoteranno intorno alla band, scelti di volta in volta dal leader, proprio per evitare di cadere nella routine. La formazione che si è esibita in Italia e che è ancora in tour in Europa (con date in Ungheria, Portogallo, Francia, Belgio, Regno Unito,Germania, Svizzera, Polonia, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Olanda) è composta da: Michael League – basso, Larnell Lewis – batteria, Marcelo Woloski – percussioni, Chris McQueen – chitarra, Bill Laurance – tastiere, Justin Stanton – tromba e tastiere, Mike Maher – tromba e flicorno, Chris Bullock e Bob Reynolds – Sax.
Grandissime le performance e la capacità del leader Micheal League di variare ad ogni concerto la scaletta, incluso l’ordine e lo strumento dei soli. Atmosfera incandescente, grande musica che coinvolge e diverte, recidendo quel cordone ombelicale che a volte ci tiene legati a musica contemplativa o completamente decotta. In scaletta qui in Italia brani tratti da We Like It Here e a Pisa quasi l’intero Culcha Vulcha, suonato in maniera straordinaria. Grande la prestazione di Bill Laurance che a fine concerto durante l’esecuzione di Lingus, brano al fulmicotone, su invito del leader ha dato vita ad un solo di piano di struggente bellezza. Fondamentale l’uso dei fiati, stupende le loro sonorità combinate in modo differente tra brano e brano: a volte doppiate dal synth o caratterizzate dalle trombe sordinate o dal doppio sax. In qualche modo i Pups portano avanti la grande storia delle big band americane, guardando con rispetto alla tradizione jazz come pure alla musica nera (Earth Wind & Fire), a Gil Evans, Blood Sweat & Tears, ai primi Chicago e alle sezioni degli Steely Dan e dei Tower of Power.
Una band che sta rinverdendo i fasti di quel jazz elettrico che fino a qualche hanno fa aveva in Miles Davis, Weather Report, Pat Metheny Group, Chick Corea i massimi alfieri. La loro proposta, oltre al crescente successo di pubblico e i continui sold out, ha destato l’attenzione di molti grandi del jazz .
Michael League attraverso la sua etichetta GroundUP, sta producendo tantissima musica di qualità. Il suo progetto “visionario”è quello di sostenere la sua band e promuovere buona musica positiva che infranga barriere di generi, lingue e geografia con la convinzione che la musica può beneficamente influenzare emozioni, comportamenti e, occasionalmente, la morale.
Fondata nel 2007, quando gli Snarky Puppy erano degli sconosciuti, la GroundUP Up ha prodotto gli album della band oltre ai lavori usciti a firma del loro tastierista, l’inglese Bill Laurance (Flint, Swift, Aftersun) incluso l’ultimo ed entusiasmante Live At Union Chapel nel quale oltre a Laurance suonano Michael League, e il batterista Robert “Sput” Searight. A cascata altri progetti: il gruppo Forq guidato da League con a fianco il chitarrista Chris McQueen o Banda Magda guidata dalla funambolica cantante greca Magda Gimmnoku (vista in tour in Italia ad aprile, un autentico talento).
Come non citare il bellissimo Lighthouse, nuovo album di David Crosby e Maz che vede protagonista il trombettista e flicornista Mike Maher, impegnato nell’insolito ruolo di cantante e songwriter. Altrettanto interessanti i progetti dei chitarristi Bob Lanzetti e Mark Lettieri, gli innovativi House of The Waters, un trio composto da basso batteria e cimbalom, il dinamitardo tastierista degli Snarky Shaun Martin fino ad arrivare a Bokanté, nuovo progetto di League che sarà in tour in Europa questa estate con date in Italia il 22 luglio al Locus Festival di Locorotondo, il 23 a Roma (Casa del Jazz), il 25 a Empoli Jazz Festival e il 26 a Fano, Jazz By The Sea.
Luigi Viva
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Luigi Viva – Note biografiche
Luigi Viva è nato a Roma nel 1955. La sua esperienza giornalistica inizia nel 1974 come conduttore in una delle prime radio private romane. Nel 1989 esce “Pat Metheny – la biografia, lo stile,gli strumenti” (Franco Muzzio Editore), volume tradotto in Francia da Filipacchi per la prestigiosa collana di Jazz Magazine e di recente riproposto nella nuova edizione Pat Metheny. Una chitarra oltre il cielo (Stampa Alternativa, 2013), miglior libro jazz di autore italiano nel referendum dei lettori della rivista Jazzit. Nel 2000 pubblica “Non per un dio ma nemmeno per gioco – Vita di Fabrizio De André” (Feltrinelli), giunto alla diciottesima edizione e con il quale è arrivato al terzo posto nella classifica dei tascabili più venduti in Italia. È autore dello spettacolo teatrale “Il Viaggio di Fabrizio De André”, scritto con Pino Petruzzelli, messo in scena al Teatro Stabile di Genova nella stagione 2004-2005 in occasione di Genova 2004 Capitale Europea della Cultura. Socio fondatore della Fondazione Fabrizio De André è l’ideatore ed il direttore del “Progetto Conservatori” che prevede la realizzazione delle partiture integrali di tutta l’opera di Fabrizio De André (in collaborazione con i Conservatori di Mantova, Genova, Firenze, Parma, Bologna e Verona). Tra le sue collaborazioni giornalistiche: Paese Sera, Ciao 2001, Il Tempo, Jazz Magazine, Jam, Classic Rock, Classic Jazz.
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