RIVISTA DI CULTURA MEDITERRANEA

Contaminazioni, testo di Massimo Donà

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Contaminazioni

 

     Un concetto per eccellenza ‘contaminato’, quello di contaminazione. Contaminato innanzitutto da una connotazione che appare quasi sempre negativa. Che lo fa portatrice di squilibrio e dunque sempre potenzialmente distruttivo, o anche avverso, ‘nemico’, e per ciò stesso “temibile”. Parlare di contaminazioni, infatti, fa subito venire in mente virus, infezioni, impurità, malattia, aggressione di corpi estranei – in quanto tali, ‘pericolosi’. A questo allude infatti, per tutti noi, il concetto di contaminazione: all’irruzione di un agente esterno destinato a infettare quella che ci appare come una sorta di purezza originaria.
     Quasi potesse davvero esistere un corpo o un qualsiasi essente in qualche modo ‘puro’.
     Questo, cioè, mostriamo di credere tutti, già nel porci in atteggiamento istintivamente difensivo nei confronti di tale sempre possibile aggressione. Tutti crediamo infatti che tale irruzione possa portare scompiglio, e mettere a repentaglio la vita stessa del ‘contaminato’. Che, proprio per questo, verrà in certi casi messo addirittura in isolamento, e quindi separato dal mondo (fino ad essere santificato, quale vero e proprio capro espiatorio), affinché la carica distruttrice da esso introiettata non si propaghi e non contamini, per l’appunto, altri corpi, e così via… .

Stress e disagio psicologico da isolamento

     Ma talvolta il nostro corpo viene anche aggredito dall’interno. Ognuno di noi, infatti, così come qualsivoglia esistenza, può anche ferirsi da sé; sprigionando una carica negativa che non si rovescerà allora sull’esterno, ma andrà piuttosto a rompere gli stessi equilibri che l’avrebbero originata.
     Insomma, il pericolo ci circonda; perché forse è proprio l’altro da noi (a prescindere da chi esso sia) a costituire un rischio; a potersi cioè sempre fare sorgente di aggressioni contaminanti. A poter irrompere e mescolarsi a quel che eravamo, e a farci diventare altri da quel che pensavamo di essere. Quell’altro da noi che, in ogni caso, siamo in primis proprio noi per noi stessi (quante volte, infatti, facciamo cose che ci stupiamo di aver fatto? Quasi le avesse fatte un altro?). O che potremmo sempre anche diventare, per noi stessi. Sì, forse è proprio l’altro-da-noi a poter imprimere alle forze che ci costituivano (e che avevano sino a quel momento confermato la nostra identità) una direzione inedita, non prevista, e soprattutto non conforme all’equilibrio che eravamo riusciti a raggiungere.
     Il corpo contaminato, dunque, è sempre e comunque un corpo misto. Un corpo la cui purezza originaria – che potremmo finanche ricondurre a quel che, molto semplicemente, ci aveva sempre consentito di essere quel che eravamo, rendendo possibile una continua conferma della nostra identità – si sarebbe dissolta; sarebbe cioè in qualche modo deflagrata.

     D’altro canto, questa eventualità innesca immediatamente il bisogno di ritrovare quella che ai nostri occhi appare come una sorta di armonia perduta. Di cui è metafora ogni paradiso perduto.
Ma come guarirci dagli effetti sempre destabilizzanti della contaminazione? Come lenire le ferite che le molte forme di contaminazione di fatto possibili riescono ogni volta a procurarci?
     Come, se non attraverso un farmaco, una medicina? Su cui riporre appunto una ragionevole fiducia. Cui fare affidamento affinché ‘ci liberi dal male’. Si tratti di un agente esterno superiore o divino che dir si voglia (che potremmo sempre pregare affinché ci liberi dal male, appunto), o di un principio attivo di natura fisica, chimica o biologica, in grado di mettere fuori gioco la potenza eversiva e contaminante, e di ripristinare l’equilibrio e la salute messi così a repentaglio.

Christina Niederberger, Pharmakon, 2007, olio su tela

     Ma di cosa è fatto il pharmakon? Lo sapeva bene già Platone; e ci sarebbe ritornato più di recente Derrida. Il pharmakon non è mai solo medicina guaritrice e benefica. Esso può guarire solo in quanto fatto sempre anche della stessa natura della malattia che ha in ogni caso il compito di guarire. Il pharmakon è sempre doppio: esso è sempre fatto di veleno e medicina. Come i vaccini, per l’appunto. Esso allude ad un salvatore che potrà salvarci solo iniettando nel nostro organismo sempre anche il principio contaminante della malattia. Situato al confine tra l’interno e l’esterno, il farmaco guarisce e contamina, sempre, in-uno; o meglio, guarisce contaminando. Come ogni parola, d’altronde. Ogni parola può infatti avere significati opposti; e dunque li contiene e li custodisce entrambi. Ogni parola può ferire e risanare. Perché, forse, è lo stesso orizzonte che ci sostiene e rende possibile la nostra esistenza ad essere doppio; e dunque a destinare i propri frutti a reclamare, nel volere guarigione, malattia, e, nel voler infettare, ciò che salva. Ossia a confermare in eterno la natura contaminata dell’essente in quanto essente; che proprio per questo, forse, non sarà mai quel che è.

Foto di copertina
Logo di Contaminazioni Festival, GAStretto Associazione Culturale di Reggio Calabria

 

Massimo Donà, filosofo e musicista jazz, è nato a Venezia il 29 ottobre 1957. Si è laureato a Venezia con Emanuele Severino nel 1981. Ora è docente ordinario di Filosofia Teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove insegna Ontologia dell’arte e Metafisica. Tra le sue ultime pubblicazioni, ricordiamo Filosofia dell’errore. Le forme dell’inciampo (Bompiani 2012), EROTICAmentePer una filosofia della sessualità (il prato 2013), Misterio grande. Filosofia di Giacomo Leopardi (Bompiani, 2013), Parole sonanti. Filosofia e forme dell’immaginazione (Morettti & Vitali, 2014), Teomorfica. Sistema di estetica (Bompiani, 2015), Senso e origine della domanda filosofica (Mimesis, 2015), Supremazia del bene. Dalla fiducia alla fede, tra misura e dismisura (Orthotes, 2015) e La filosofia di Miles Davis (Mimesis, 2015), Dire l’anima. sulla natura della conoscenza (Rosenberg & Sellier,Torino 2016), Tutto per nulla. La filosofia di William Shakespeare (Bompiani, 2016), Pensieri bacchici. Vino tra filosofia, letteratura, arte e politica (Saletta dell’Uva, 2016), In principio. “philosophia sive theologia”: meditazioni teologiche e trinitarie (Mimesis 2017).
Da poco è uscito in Francia: Habiter le seuil. Cinéma et philosophie (Editions Mimésis).
Ha al suo attivo anche sette cd come leader di un proprio gruppo jazz.

 

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