RIVISTA DI CULTURA MEDITERRANEA

LO SGUARDO IMMAGINARIO da Chagall al sogno. Intervista a Delilah Gutman e Andrea Gottfried, di Francesca Bianchi  

[Tempo di Lettura: 10 minuti]

 

L’ensemble FuoriOpera, diretto da Andrea Gottfried, in occasione della rappresentazione dell’opera Il Guanto nero di Delilah Gutman, Auditorium Palazzo Blu di Pisa

 

 

FRANCESCA
Mistero è la mia città / dove archi di pietra / nel cielo sono sospesi” è il canto iniziale de Lo Sposo ne “Il Guanto nero / Chagall e lo spirituale nel sogno” di Delilah Gutman, anche autrice del libretto.

Rappresentata in forma di concerto con successo di pubblico in un’anteprima assoluta il 4 dicembre 2022 presso l’Auditorium Blu di Pisa dall’ensemble FuoriOpera diretto da Andrea Gottfried – concertatore al pianoforte – con la meravigliosa voce di Anna Chierichetti e l’energica voce di Daniele Girometti, l’opera è stata commissionata dal Festival Nessiah, nell’ambito di un’edizione il cui tema era “Arte ebraica: tra precetti e creatività”.
Con Delilah Gutman e con Andrea Gottfried ne scriviamo!

Delilah, quale significato percorre la sua opera alla luce di questo tema?

DELILAH
Quando inizio a percorrere la molteplicità di significati che un tema invita a esplorare, si genera in me un mosaico di domande. Il tema si proietta nella realtà circostante, nel quotidiano e interrogarmi equivale ad aprire finestre e volgere lo sguardo altrove. Ogni finestra – attraverso i suoi vetri, le sue ombre e la sua forma – è un’opportunità per abitare un riflesso di luce, nella propria casa e tra le strade di una città. Ma, esistono tante finestre e tra queste alcune speciali fatte di tempo, di poesia e suono, dove le parole possono spargere in terra lume e colore, ce lo ricorda Antonia Pozzi nella sua poesia dal pensiero sublime del 1933, Riflessi. Marc Chagall ha dipinto la frontiera tra la tradizione e la modernità, tra l’arcaico e la contemporaneità, tra il sogno e il presente più irruento, tra la trascendenza e la materia, tra precetti e creatività – se di frontiera si può parlare. Che cosa di un racconto è autentico e che cosa di esso è un sogno? Non è forse anche il sogno autentico? Può l’amore determinare un cambiamento e sprigionare scintille di speranza? Che cosa è amore? In che modo la tradizione e i suoi precetti plasma il sogno e dialoga con la nostra storia? La mia opera percorre l’importanza della domanda stessa, essa viene a incarnare lo sguardo immaginario del passante che si ferma ad osservare Il guanto nero.

 

Delilah Gutman

FRANCESCA
Il racconto della vita di Chagall avviene attraverso un ricordo annotato che si anima per voce del Badchen, il poeta maestro di cerimonia: il giorno del loro matrimonio, di cui non troviamo traccia tra i racconti che Marc Chagall e la sua sposa Bella Rosenfeld, ci hanno lasciato nei loro testi – “La mia vita”, “Diario sentimentale”, “Come fiamma che brucia” e altri scritti.
L’opera pittorica di Chagall da cui scaturisce il racconto è
Il Guanto nero che nel 2023 incontra il centenario della sua genesi, poiché particolarità di quest’opera fu proprio essere stata dipinta in un arco temporale di moltissimi anni, tra il 1923 e il 1948. Solo un’altra opera di Chagall – L’occhio verde – percorre una genesi analoga, realizzata tra il 1926 e il 1944. Ne Il guanto nero, cominciato tra le due guerre e concluso quattro anni dopo la morte di Bella, il pittore mette tutta la sua vita come in un diario visivo e sentimentale, come il ricordo di un sogno: la casa madre e il suo villaggio, la sua sposa e il grande amore per la moglie Bella, il gallo rosso della Sacre Scritture che annuncia la morte, l’orologio che ferma il tempo nella memoria, il Libro della Vita e le radici della tradizione.

Perché ha scelto di raccontare proprio il giorno del matrimonio tra Marc e Bella?

DELILAH 
L’idea è sorta durante un laboratorio di scrittura, che ho seguito con Laura Forti. È dalla stessa opera visiva di Chagall – Il guanto nero – densa del mistero a cui la poesia ci conduce, che sono partita per un viaggio che contemplasse gli indizi tra le annotazioni pittoriche: lo sposo e l’enorme mazzo di fiori, la sposa, lo shtetl e la figura sulla porta che saluta o attende, l’orologio e il tempo… può forse il giorno del matrimonio fermare il tempo? Forse, se abitiamo ogni giorno della nostra vita volgendo lo sguardo all’amato per riconoscerlo come il proprio sposo e rinnovare la forza di una scintilla che ha in sé la radice del divino. Forse, se lo sguardo che l’amato ci rivolge ci permette di riconoscerci nel cuore come una sposa. Allo stesso tempo, il giorno del loro matrimonio è un tempo che offre alla parola la possibilità di approfondire un momento storico e narrativo molto particolare, oltre a donarci la possibilità di esplorare un’ampia varietà di affetti: il matrimonio tra Marc e Bella si svolge nel 1915, siamo nella prima guerra mondiale e la famiglia della sposa non è favorevole a quest’unione per diversi motivi. Nel libretto lascio che sia la parola del Badchen a evocare la drammaticità del contesto storico “Chi ha parenti ai confini non ha notizie, attende una cartolina o una lettera per rasserenarsi, almeno per qualche giorno. È storia intima dello sposo, questa, come di tanti invitati riuniti in questo tempio. E un matrimonio, lo sappiamo bene noi badchen, ci prende per mano, ci fa attraversare i ricordi, quelli che stanno dentro di noi, come i sogni di una casa. Un matrimonio, mi creda, ci può far gioire come ci può far intristire. Quanti di noi, in fondo, avevano casa altrove, bruciata dall’odio razzista e dalla sete di potere di chi serve il padrone di turno e tradisce senza pietà, siamo famiglie zoppe”. 

FRANCESCA
A cui Bella risponde con i versi del suo canto, “Nuvole di enigmi sono i conflitti e le gioie. / Abito la terra / e non respingo la tristezza, / tra sentimenti mediatrice, / tra emozioni cavaliere.  Chi è il Badchen e perché lo eleva a voce narrante dell’opera?

DELILAH
Il Badchen era nella tradizione ebraica un poeta, un cantastorie, un maestro di cerimonia. A lui il compito di ricordare le storie della Talmud e del Tanakh (Bibbia ebraica), come altrove i Trovieri narravano le vicende di Re Artù e della Tavola Rotonda, o poemi epici. Ma, anche rallegrare con canti o condurre le tradizioni proprie di un momento di cerimonia. Marc Chagall cita la figura del Badchen nella sua autobiografia ed io inciampo in questa figura: un mediatore tra la poesia e la parola, tra la complessità e la semplicità, tra l’ironia e la responsabilità. Un mediatore nel ricordo immaginato tra Marc e Bella.

FRANCESCA
La scelta di commissionare e presentare un’opera nuova è per un Festival un manifesto della volontà di abitare la contemporaneità e la memoria attraverso possibili nuovi linguaggi. Cosa l’ha condotta a invitare Delilah Gutman a partecipare al Festival?

 ANDREA
Ogni anno con il Festival ci poniamo l’obiettivo di raccontare la cultura ebraica attraverso spaccati di vita vissuta. Delilah con il suo impegno socio-culturale è una portatrice sana di tutti quei valori in cui crediamo e la commissione è stata semplicemente un atto di condivisione.

 

Andrea Gottfried

FRANCESCA
“Il guanto nero/Chagall e lo spirituale nel sogno” segue la produzione di due altri lavori dedicati all’arte e all’incontro con un grande artista del Novecento, l’opera “Jeanne e Dedò” e l’opera da camera per voce narrante, soprano e pianoforte “Il sogno/Modigliani e Jeanne Hébuterne” (CD Stradivarius 2020, con la presentazione a libretto di Renzo Cresti e pubblicato da Curci), intorno ad Amedeo Modigliani su libretto di Manrico Murzi. E, tra le sue collaborazioni artistiche, si annoverano diverse collaborazioni con l’ambito dell’arte visiva; tra le più recenti la presentazione di  Singing Sculpture #1 “Il seme genera la parola” – installazione permanente presso il Museo J. Beuys di Bolognano, nella Piantagione Paradise – e Singing Scuplture #2 “L’amore genera la terra”, installazione permanente presso la Fondazione Verità di Locarno, di cui è autrice in entrambe le opere. Esiste un legame tra la sua scrittura compositiva e la dimensione visiva della pittura e della scultura? 

DELILAH
Quello di esplorare il tempo tra la materia che genera – il suono, il colore, la forma – e l’invisibile che tesse connessioni, attraverso il numero che unisce e separa, tema caro a Manrico Murzi, poeta e amico la cui guida mi accompagna nel viaggio attraverso la poesia.

FRANCESCA
Il Festival Nessiah è giunto alla sua ventiseiesima edizione e rappresenta un momento di dialogo a Pisa tra la comunità ebraica e la città. In questo contesto che valore ha l’aver scelto un soggetto come Chagall e l’opera? Quali sono i prossimi obbiettivi e progetti? 

ANDREA
Chagall è diventato nel tempo un artista iconografico al di là della sua radice ebraica. La ricchezza della cultura ebraica è data anche dal suo essere in simbiosi con il territorio che l’ha ospitata, per questo raccontare un episodio della vita privata di Chagall attraverso l’opera di Delilah ci è sembrato il modo migliore per raccontare un pezzo di storia dei primi del Novecento.

 

Concerto “Mi lagnerò tacenDO”, a cura del ROF e del Conservatorio “G. Rossini” al Teatro Sperimentale di Pesaro

FRANCESCA
Il linguaggio musicale de “Il guanto nero” incontra la liturgia della parola come
il ricordo del
Freilech della musica klezmer ebraica, il cui ritmo emerge come onda che anima l’opera per trasformarsi nell’ignoto, che sia un valzer o un tango centrale, un intermezzo fino a evocare la semplicità del Lied e dell’Aria. La varietà di un linguaggio che si avvale della ricerca espressiva del Novecento e di un contrappunto tra la contemporaneità e le tradizioni più arcaiche, dalla musica colta a quella popolare, caratterizza una visione dove la molteplicità risponde a un denominatore comune, frontiera dove mediatore può essere l’essere umano o la natura (come nella sua poesia Siamo corallo, / rami di sangue, / radici di miracoli. / Siamo corallo / dai colori impalpabili / e / respiri di silenzio. / Siamo corallo, / casa per la multitudine / di creature senza nome, / segno per chi / nel nostro mare si tuffa, / senza temere l’abisso, / senza tracciare segni. / Siamo corallo / velato di vita / mediatore dell’oceano.), pensiero che percorre sia i suoi progetti dove a intrecciarsi alla musica è l’impegno civile, sia quelli dove centro è la poesia stessa, ambito dove riscontriamo due sue pubblicazioni, “Alfabeto d’amore” (Raffaelli Editore 2019),  e “Alfabeto degli opposti” (Raffaelli Editore 2021).
Quali sono i suoi recenti e prossimi progetti? 

DELILAH
La ballata poetica “L’esule/Omaggio a Gioacchino Rossini” per tenore e orchestra, eseguita lo scorso 28 febbraio in prima assoluta con l’interpretazione di Pietro Adaìni dalla lucente voce, accompagnato dall’Orchestra del Conservatorio Rossini, diretta dalla bacchetta dell’impeccabile Maestro Luca Ferrara. Il concerto era nell’ambito dell’evento per il “non compleanno” di Rossini “Mi lagnerò tacenDO!!!” organizzato dall’Opera Rossini Festival in collaborazione con il Conservatorio G. Rossini di Pesaro al Teatro Sperimentale di Pesaro (da un’idea di Fabio Masini con la partecipazione di Elio (Elio e le storie tese). Un filo conduttore attraversa le due produzioni, poiché in modo analogo a “Il guanto nero/ Chagall e lo spirituale nel sogno”, dove mi avvalgo della voce del Badchen come un cantastorie, un trovatore – anche nella ballata poetica trovo nella voce dell’esule l’espressione di un cantastorie del futuro e al tempo stesso del passato più arcaico, il cui viaggio genera un nuovo linguaggio, dove le identità musicali proiettano geografie fisiche e dell’anima (come nomade in cerca di patria, di un cielo e di una terra per casa). Anche questa ballata sarà pubblicata da Curci nella collana Stilnovo, Edizioni Curci e CIDIM-Comitato Nazionale Italiano Musica.
Nelle prime settimane di marzo uscirà per Raffaelli Editore “Esistenze. Canto a due voci”, una nuova raccolta di poesie, scritto a due voci, per l’appunto, con il poeta turco Erkut Tokman. A seguire l’elaborazione e la realizzazione del progetto “Poetica” con il Duo Meissa, che mi coinvolgerà come compositrice, poetessa e voce, alla parola e al canto.

 

* Le foto di Delilah Gutman sono di © Sergio Franceschini   

 

***

 

 

Francesca Bianchi, pisana, laureata in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto tra cinema e letteratura nella filmografia di Paolo e Vittorio Taviani, si occupa da sempre di cronaca e comunicazione, scrivendo per varie testate e curando uffici stampa in occasione di rassegne e manifestazioni culturali, ma anche per associazioni e realtà imprenditoriali. Giornalista, attualmente svolge il ruolo di redattrice nella ‘squadra’ di Pisa University Press (casa editrice dell’Università di Pisa). Nel 2021, insieme a due colleghe, ha fondato l’agenzia di comunicazione e il magazine on line Badalì News e da oltre 20 anni collabora con la redazione pisana de “La Nazione”. Tra le sue recenti pubblicazioni il volume “Pisa è Tuttomondo”, dedicato all’ultimo murale di Keith Haring. 

 

Andrea Gottfried, nato a Firenze nel 1974, intraprende lo studio del pianoforte da giovanissimo, accostandosi allo strumento già all’età di cinque anni. Già prima del conseguimento del diploma di pianoforte, matura una proficua esperienza in ambito musicale, senza tralasciare l’approfondimento gli studi. Dal 1991 al 1993 compie studi di composizione sotto la guida del M° Roberto Becheri, docente di composizione presso il Conservatorio di Ferrara.
Nel 1995 consegue il diploma di pianoforte presso il conservatorio “N. Paganini” di Genova sotto la guida del M° Claudio Proietti, e intraprende immediatamente studi di perfezionamento con il M° Christa Butzberger.

Nel 1996 frequenta, presso Monaco di Baviera, il corso di Direzione d’Orchestra tenuto dall’illustre M° Sergiu Celibidache, fino alla scomparsa del medesimo. Prosegue quindi gli studi di direzione d’orchestra sotto la guida dell’unico assistente del M° Sergiu Celibidache, M° Konrad von Abel, con il quale studia anche fenomenologia musicale, musica da camera e direzione di coro.
Dal 1997, in veste di direttore artistico, organizza il Festival di musica e cultura ebraica “Nessiàh, viaggio nell’immaginario culturale ebraico” che si svolge annualmente nei comuni delle Province di Pisa, Lucca e Livorno. Giunto alla sua XXVIesima edizione è uno dei più longevi del suo genere a livello mondiale.

La carriera concertistica, intrapresa fin dal 1990, lo vede presente in varie stagioni musicali, in veste di solista o in formazioni cameristiche. Ha studiato Composizione e Direzione d’Orchestra presso la Rubin Academy of Tel Aviv, in Israele, conseguendo la Laurea “Magna cum laude”, approfondendo il repertorio della musica contemporanea con il M° Zsolt Nagy presso il prestigioso Jerusalem Music Center.
Nel 2003 gli è stato conferito il Premio “O. Partos” da parte dello Stato di Israele per la migliore esecuzione di un brano di musica contemporanea israeliana dell’anno.
Ha fondato l’orchestra Milano Chamber Ensemble, che ha diretto in varie città italiane per la stagione 2005-2006.
Ha pubblicato il libro “Musica d’Israele – una esperienza di vita” con la casa editrice Proedi di Milano.
Dal 2010 al 2019 ha avuto una parentesi manageriale all’interno di una società hightech multinazionale specializzata nelle piattaforme tecnologiche per i giochi online. Durante questa esperienza ha conseguito nel 2013 l’Executive MBA presso la SDA Bocconi di Milano.
Nel 2016 ha fondato a Milano il progetto FuoriOpera, con la quale si esibisce regolarmente in diverse città italiane, promuovendo la riscoperta del patrimonio operistico attraverso una gestione da star-up culturale.

 

Delilah Gutman (Madrid, 1978) è pianista e compositrice, cantante e poetessa. Vive e lavora a Rimini, alla ricerca di nuovi percorsi del sentire.
È docente in Composizione al Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro e redattrice di Finnegans, dove scrive per “Chiaro Scuro/Interviste sul presente” e “Masha e le altre/Donne e diritti”. Compositrice, conta prime assolute in Italia ed all’estero, oltre a trasmissioni radio, e diverse incisioni discografiche.
Pubblica con Stradivarius e Curci. Precedenti pubblicazioni si annoverano nel catalogo di Ut Orpheus e Sinfonica.
Interprete pianista e cantante, svolge l’attività concertistica in Italia e all’estero, come solista e in formazioni cameristiche, esplorando nel contesto del suo personale progetto di ricerca musicale MAP – musica, arte e poesia – la frontiera tra arte, musica e repertorio etnico, in relazione al linguaggio della musica d’arte in Occidente.
Si è esibita in Italia, Repubblica Ceca, Israele, Messico, Francia, U.S.A., India, Svizzera. Per il suo costante impegno nel dialogo interculturale è stata insignita nel 2012 dell’onorificenza di “Ambasciatrice dell’amicizia Israele-Italia” in occasione di un suo concerto in Israele. È socia di SIMC.
Poetessa, ha pubblicato con Raffaelli Editore i libri di poesie “Alfabeto d’amore”, con la prefazione di Manrico Murzi e la postfazione di Lucrezia De Domizio Durini, e “Alfabeto degli opposti”, con la prefazione di Manrico Murzi. Di prossima pubblicazione con lo stesso editore e con la prefazione di Manrico Murzi, è “Esistenze. Canto a due voci” in collaborazione con il poeta turco Erkut Tokman, con cui fa parte del movimento poetico Açik Şiir (Poesia Aperta). È autrice delle Singing Sculpture #1 “Il seme genera la parola” – installazione permanente presso il Museo J. Beuys di Bolognano, nella Piantagione Paradise – e Singing Scuplture #2 “L’amore genera la terra”, installazione permanente presso la Fondazione Verità di Locarno.

 

© finnegans. Tutti i diritti riservati

 

 

 

  • Delilah Gutman è compositrice e pianista, cantante e poetessa. È attualmente docente in Teorie e tecniche dell’Armonia al Conservatorio “G.Verdi” di Ravenna. Svolge la sua attività di musicista in Italia e all’estero – Cina, Repubblica Ceca, Israele, Messico, Francia, U.S.A., India, Svizzera e ancora. Trale pubblicazioni si annoverano le raccolte di brani e le composizioni edite da Sinfonica e Ut Orpheus, attualmente pubblica con Stradivarius e Curci. Come solista e in formazioni cameristiche, esplora nel contesto del suo personale progetto di ricerca musicale MAP – musica, arte e poesia – la frontiera tra arte, musica e repertorio etnico, in relazione al linguaggio della musica d’arte in Occidente. Per il suo costante impegno nel dialogo interculturale è stata insignita nel 2012 “Ambasciatrice dell’amicizia Israele-Italia” in occasione di un suo concerto in Israele. Poetessa, ha pubblicato con Raffaelli Editore i libri di poesie “Alfabeto d’amore”(Menzione d’onore al Premio Mario Luzi), con la prefazione di Manrico Murzi e la postfazione di Lucrezia De Domizio Durini,  “Alfabeto degli opposti” (Menzione d’onore al Premio Alda Merini), con la prefazione di Manrico Murzi, e “Esistenze/Canto a due voci”(Menzione d’onore al Premio Montano) con il poeta turco Erkut Tokman, con cui fa parte del movimento poetico Açik Şiir (Poesia Aperta). È autrice delle Singing Sculpture #1 “Il seme genera la parola” – installazione permanente presso il Museo J.Beuys di Bolognano, nella Piantagione Paradise – e Singing Scuplture #2 “L’amore genera la terra”, installazione permanente presso la Fondazione Verità di Locarno. Presiede l’Associazione Culturale DGMA.

    Visualizza tutti gli articoli