RIVISTA DI CULTURA MEDITERRANEA

Malus sieversii in primavera

“L’Eden ritrovato” di Cecilia Fortuna

[Tempo di Lettura: 3 minuti]

La mela, dono divino, simbolo di bellezza, giovinezza e prosperità, conoscenza e tentazione. La mela è considerato il frutto del peccato originale di Adamo ed Eva, narrato nel “Cantico dei Cantici”, come nella mitologia greca, dove è il pomo d’oro dell’immortalità del giardino delle Esperidi e il premio che Paride dona ad Afrodite. Lo troviamo nelle favole dei fratelli Grimm come il frutto che avvelena Biancaneve. Lo stesso frutto che cadendo permette a Isaac Newton di scoprire la legge della gravità. Fino ai giorni nostri, dove la mela morsicata è il simbolo dell’azienda “Apple”. Il percorso del sapere, che attraverso i suoi frutti ha visto intrecciarsi natura e storia, è iniziato nelle foreste dei meli selvatici del Kazakistan, attraversate dall’antica Via della Seta, ovvero quell’insieme di percorsi commerciali che mettevano in contatto la Cina con l’Europa. Questa via ebbe sicuramente un ruolo fondamentale nello sviluppo della conoscenza della natura e dell’agricoltura da parte dei nomadi. E’ possibile quindi che siano stati proprio i semi dei meli selvatici del Tien Shan ad arrivare nei frutteti dei vari paesi e a dare origine alle moderne coltivazioni di melo.

Malus sieversii elite - Fotografia di Catherine Peix-associazione alma - Fondazione Benetton Studi Ricerche
Malus sieversii elite – Fotografia di Catherine Peix-associazione alma – Fondazione Benetton Studi Ricerche

Il XXVII Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, promosso dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, è stato assegnato quest’anno alle foreste dei meli selvatici del Tien Shan. “Le montagne Celesti” alte fino a 7000 metri, al confine tra Kazakistan e China, ospitano ancora oggi una straordinaria biodiversità, che nemmeno la biotecnologia contemporanea è mai riuscita a raggiungere. La scoperta della specie di mele denominata “Malus sieversii” si deve all’erborista tedesco Johann August Carl Sievers (1762-1795), scienziato al servizio dell’imperatrice Caterina II di Russia, grande appassionata di botanica, la quale inviava esploratori ai confini dell’Impero per studiarne le risorse e consolidare le alleanze territoriali. Fino alla sua scoperta si pensava al melo come ad un albero coltivato, frutto del lavoro dell’uomo. Nel 1929 il noto evoluzionista russo Nicolaï Vavilov, di fronte a questa straordinaria manifestazione di caratteri ereditari, dichiara di aver scoperto il centro dell’origine della mela. Originaria del Kazakistan, questa specie è la madre di tutte le mele, la progenitrice di tutte le specie attualmente esistenti. La mela piu’ antica al mondo, che è riuscita a resistere fino ai giorni nostri essendo particolarmente resistente agli agenti patogeni ed atmosferici, tanto da riuscire a crescere senza l’ausilio di pesticidi e diserbanti chimici. Lo stesso United States Agricultural Research Service studia le sue caratteristiche per individuare informazioni genetiche da riutilizzare nelle colture moderne. Questa specie si caratterizza dalla varietà dei frutti per dimensione e dolcezza. Completamente eterozigote, il Malus sieversii si riproduce per fecondazione sessuata. Si sviluppa sotto forma di foreste primarie o di ampi boschetti di meli selvatici, sopportando temperature estreme in zone al margine delle nevi perenni. E’ caratterizzato in questa zona da gigantismo; alcuni alberi hanno oltre trecento anni di età e possono raggiungere fino a 30 metri di altezza. La maggior parte di essi è in grado di fruttificare ogni anno, producendo un’enorme quantità di frutta.
Queste sono le foreste che più hanno destato l’attenzione di Aymak Djangaliev (1913-2009), che tra il 1930 e il 1990 si è dedicato per primo allo studio della specie Malus sieversii e alla sua salvaguardia. Dal 2010 l’associazione Alma, per opera soprattutto di Catherine Peix e Tatiana Salova, vedova dello scienziato, è impegnata a sensibilizzare il governo locale e la comunità internazionale alla preservazione delle foreste dei meli selvatici del Tien Shan.

Malus sieversii in primavera - Fotografia di Catherine Peix-associazione alma - Fondazione Benetton Studi Ricerche
Malus sieversii in primavera – Fotografia di Catherine Peix-associazione alma – Fondazione Benetton Studi Ricerche

Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, riconoscimento per l’impegno e la cura dedicata a questi luoghi, verrà consegnato alla studiosa kazaka Natalya Ogar, come segno di incoraggiamento per la continuazione della sua opera di studio e salvaguardia. Natalya Ogar, da decenni lavora nel campo della ricerca accademica internazionale, nel dialogo con le istituzioni pubbliche responsabili della protezione della natura e nell’ambito di associazioni ambientaliste.

Aymak Djangaliev e guardie forestali spedizione nella riserva dello Zailiysky - Fotografia proveniente dagli Archivi di Aymak Djangaliev, grazie a Catherine Peix-associazione alma - Fondazione Benetton Studi Ricerche
Aymak Djangaliev e guardie forestali spedizione nella riserva dello Zailiysky – Fotografia proveniente dagli Archivi di Aymak Djangaliev, grazie a Catherine Peix-associazione alma – Fondazione Benetton Studi Ricerche

La cerimonia di premiazione si terrà sabato 14 maggio alle ore 17 presso il Teatro Comunale di Treviso. La campagna di attenzioni del XXVII Premio Carlo Scarpa proseguirà con altre iniziative pubbliche, anche a carattere internazionale, nel corso dell’anno, in particolare ad Almaty “luogo delle mele”, antica capitale del Kazakistan.
Info: www.fbsr.it

Cecilia Fortuna, redattrice di Finnegans, collabora con Ars Now Magazine e Arclinea Magazine.

Cecilia Fortuna
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