RIVISTA DI CULTURA MEDITERRANEA

L’ascolto poetico nel linguaggio compositivo di Sonia Bo / Intervista a cura di Mario Totaro

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Sonia Bo

MARIO Sonia Bo si è diplomata in Pianoforte, in Musica corale / Direzione di coro e in Composizione. Nel 1985 ha vinto il primo premio al concorso internazionale di composizione “Guido d’Arezzo” e a quello della Fondazione culturale europea per un brano per orchestra. Sue composizioni sono state eseguite in vari teatri e stagioni (Festival del Teatro alla Scala; NOS Radio Philharmonic Orchestra”; “Juillard School” – New York, “Almeida”Theatre – London, etc). Suoi lavori sono pubblicati da Ricordi, Curci, Sconfinarte. Insegna composizione al Conservatorio di Milano.

Come vedi la situazione delle donne compositrici oggi rispetto al passato?

SONIA La situazione generale è certamente molto più aperta e interessante rispetto al passato, anche recente, per non parlare delle difficoltà affrontate dalle donne compositrici dell’ottocento e dei secoli precedenti. Oggi ci sono sicuramente più spazi e opportunità. Questo in parte è collegato al fatto che in questi ultimi anni si sono aperte iniziative dedicate ai giovani compositori, sia donne sia uomini, e vi è stata una fioritura di call e di concorsi ad hoc. Penso in particolare all’estero, sebbene qualcosa si sia mosso anche in Italia. Uno dei fattori che spesso ha ostacolato l’attività delle compositrici è stata la presenza quasi esclusivamente maschile nelle direzioni artistiche di enti importanti e di teatri. Ora vi è anche una piccolo numero di donne ai vertici di istituzioni musicali. Il rischio che si corre, tuttavia, è che anche le direttrici artistiche tendano ad assumere la mentalità comune a molte (non a tutte, per fortuna!) direzioni artistiche maschili: inviti a solisti, ensemble e orchestre che possano ricambiare la cortesia di essere stati chiamati e commissioni a compositori magari inadeguati ma “potenti” e quindi utili a scambi più o meno velati. Purtroppo credo che questo atteggiamento sia difficile da modificare, ma il mio auspicio è che almeno le donne non si lascino imbrigliare in questo tipo di logica e restino libere da qualunque condizionamento, proprio loro che per secoli hanno subìto le maggiori restrizioni.

Sonia Bo, “Dreams” – omaggio a Kurosawa – per ensemble

MARIO Quali ritieni siano le caratteristiche principali della tua musica?

SONIA Così come avviene per molti compositori, all’interno della mia scrittura vi è stata una continua evoluzione, dettata dal desiderio di proseguire la mia personale ricerca. Credo tuttavia che alcuni elementi, seppure diversificati e trasformati nel tempo, siano sempre stati presenti e concorrano a caratterizzare il mio modo di scrivere. Anzitutto, un grande interesse per i parametri armonico e timbrico, concepiti spesso in modo unitario, quasi in simbiosi, tenendo conto dei registri e delle caratteristiche degli strumenti di volta in volta a disposizione. Un secondo elemento è quello della ricerca di una grande direzionalità nella stesura della composizione, senza temere di introdurre situazioni contrastanti, anche se non eterogenee tra loro, anzi spesso derivanti da matrici comuni. Un terzo aspetto, collegato strettamente al precedente, è quello di un’estrema sorveglianza dello scorrimento del tempo all’interno del pezzo, in modo da evitare il più possibile che nel brano vi siano momenti di caduta a causa di situazioni prolisse o, al contrario, che non sia calcolata un’adeguata frazione temporale necessaria per mettere in luce alcuni elementi. Certi frammenti o taluni particolari, infatti, considerati inizialmente di secondaria importanza, possono rivelare invece un grande potenziale di sviluppo, se visti da altre angolature. Proprio per questi motivi da sempre ho evitato di predisporre a priori una rigida struttura formale, impiegata soltanto per lavori di notevoli dimensioni e grande organico, ma anche in quel caso ho operato con estrema flessibilità.  

Sonia Bo in occasione della prima esecuzione assoluta della composizione “Variazioni di luce” con “I Pomeriggi musicali” diretta da Marco Angius al Teatro Dal Verme a Milano, il 23 febbraio 2023.

MARIO La musica contemporanea in Italia resta spesso confinata in ambiti specialistici. Come vivi questa situazione e, più specificamente, qual è il tuo rapporto con il pubblico?

SONIA Nel rispondere mi limito a brevissime annotazioni anche perché il problema da anni è all’attenzione non solo dei compositori, ma anche di tanti musicisti. Da tempo è stata caldeggiata una programmazione capillare della musica nuova, perché solo con una diffusione costante, in dialogo con il repertorio del passato, e con un suo inserimento all’interno di un grande numero di concerti prodotti da enti diversi e rilanciati dai media, si può contribuire a creare un legame stretto col pubblico e un’abitudine all’ascolto. Che la musica contemporanea resti confinata in ambiti specialistici a mio parere più che un rischio spesso è una certezza. Penso soprattutto a stagioni e festival italiani di primo piano: talvolta la programmazione è talmente astrusa e sperimentale (attenzione: parlo di sperimentazioni mal riuscite, non di necessaria e sacrosanta ricerca che non si appiattisca su quello che è di moda al momento!) da sconcertare gli stessi addetti ai lavori, figuriamoci un “normale” spettatore. Per non parlare poi della reiterata presenza solo di alcuni autori. Riguardo infine a come mi pongo nei confronti del pubblico, il mio tentativo è di farmi ascoltatrice di me stessa, di divenire io stessa “pubblico”. Questo non significa affatto rinunciare al mio linguaggio, bensì essere attenta a quegli elementi di cui ho già parlato (direzionalità, sorveglianza nell’evitare cadute di tensione ecc.). Talvolta faccio anche ricorso a situazioni e a dinamiche impreviste (in realtà assolutamente calcolate), con cambiamenti di rotta e varie sorprese che costringano il pubblico a un ascolto imprescindibilmente attivo. Ciò che non mi appartiene è seguire le mode del momento o stravolgere la scrittura per adattarla a questa od a quell’altra occasione. In altre parole scrivere, a seconda della committenza, brani con stili così diversi che possono a fatica essere ascrivibili a uno stesso autore, a meno che non si tratti di comporre in funzione dell’immagine, ovviamente.  

MARIO Cosa significa oggi scrivere musica “nuova”?

SONIA Credo che se questa stessa domanda fosse rivolta a cento compositori ci sarebbero cento risposte diverse. Posso perciò solo dire cosa significhi per me scrivere musica nuova. Anzitutto sono del tutto consapevole che con la letteratura musicale che ci sta alle spalle – e restringo qui il campo solo alla nostra tradizione occidentale – è utopistico pensare di scrivere musica “nuova”. La storia peserà sempre sulla nostra attività, a condizione che la si conosca. Ricordo che qualche anno fa un giovane compositore straniero fu ospitato al Conservatorio di Milano e tenne una lezione sulla propria musica, illustrandola come se fosse il frutto di una ricerca personale del tutto nuova. Un mio collega, disincantato, mi disse: “Ma queste cose le faceva già Maderna!”. Condizione essenziale perciò, a mio parere, è conoscere la storia, avere pratica delle varie tecniche compositive, dai secoli passati fino alla contemporaneità, in modo da ricercare un proprio linguaggio in modo consapevole. Quello che mi sembra importante per scrivere musica “nuova” è una continua ricerca e conseguente avanzamento del proprio linguaggio, senza adagiarsi su posizioni consolidate e “comode”, altrimenti il rischio che si corre è quello di scrivere pezzi tutti molto simili tra loro, sfruttando solo situazioni già sperimentate, anche se magari di sicuro impatto. 

Copertina del CD “Homage to Franco” nel cui ambito è pubblicata la composizione di Sonia Bo “D’onde” per pianoforte (Da Vinci Classics, 2020)

MARIO Hai diretto il Conservatorio “G. Verdi” di Milano per un triennio. Ci puoi parlare della situazione attuale dei conservatori italiani?

SONIA Ho concluso la mia esperienza di direzione a Milano nell’ormai lontano 2013 e quindi non sono più così aggiornata sulla situazione attuale dei Conservatori italiani. La cosa che mi ha sempre negativamente colpito della riforma, per tanti versi necessaria, è la difficile “quadratura del cerchio” che si riesce ad ottenere con il sistema dei crediti rispetto alle reali necessità di studio di un allievo. Il rischio effettivo è che il proliferare di corsi e corsetti (a volte interessanti e utili, a volte no; talvolta ben gestiti da docenti capaci, talaltra pura perdita di tempo) sottragga molte delle energie che sarebbero necessarie a uno studente per la pratica del proprio strumento o della composizione. L’altro grande problema è costituito dai corsi propedeutici, troppo brevi per un’adeguata preparazione a quelli accademici. La riforma purtroppo è stata avviata costruendo l’edificio della formazione musicale a partire dal tetto e non dalle fondamenta.

MARIO Ci parli dei tuoi progetti futuri?

SONIA Riguardo ai miei progetti di scrittura da qualche tempo a questa parte cerco di non farmi condizionare troppo da commissioni che comportino tempistiche brevi di consegna. Mi è comunque spiaciuto molto dire di no ad alcune richieste, soprattutto quando si è trattato di musicisti giovani e valenti. Purtroppo, o per fortuna, non sono capace e nemmeno desidero “scrivere con la mano sinistra”, cioè mettere meno impegno nel comporre un pezzo d’occasione piuttosto che un lavoro commissionato da un ente importante. A mio parere ogni composizione dovrebbe essere scritta con il massimo dell’attenzione, in modo che il risultato possa essere apprezzato e durevole nel tempo. Nei prossimi mesi vorrei finalmente concludere alcuni cicli di brani rimasti incompiuti. Si tratta in particolare di due progetti: “Dreams”, omaggio a Kurosawa per ensemble e “Dentro un’antica neve” per voce e piccola orchestra. In entrambi i casi esiste già un primo nucleo di pezzi, a suo tempo commissionati (“Dreams”, eseguito a “La Biennale” dall’”Ex Novo Ensemble” e poi ripreso da altri gruppi e “Dentro un’antica neve”, proposto dall’“Orchestra Cantelli” e rieseguito dall’”Orchestra sinfonica della Radio di Lugano”), ma il progetto che avevo ideato è più ampio. Sto infine predisponendo io stessa il libretto di un’opera sulla base di “The Waves” di Virginia Woolf e ho già scritto alcuni brani, una sorta di studi preparatori. 


Sonia Bo, nata a Lecco nel 1960, si è diplomata in pianoforte nel 1981 e in musica corale e direzione di coro nel 1983. Ha studiato composizione sotto la guida di Renato Dionisi e Azio Corghi, con il quale ha conseguito il diploma col massimo dei voti presso il Conservatorio di Milano nel 1985. Ha inoltre frequentato il corso di perfezionamento in composizione presso l’Accademia di S. Cecilia a Roma, con Franco Donatoni, diplomandosi nel 1988. 

Oltre a vari riconoscimenti ed affermazioni in concorsi e festival nazionali ed internazionali di composizione (“Okanagan Music Festival for Composers” – Canada 1983, “Premio Friuli” 1985, “Ennio Porrino” 1985, “Franco Evangelisti” 1987), ha vinto il primo premio al concorso internazionale indetto dalla Fondazione “Guido d’Arezzo”, nel 1985, con la composizione Frammenti da Jacopone, per coro femminile. Nello stesso anno si è classificata prima al concorso promosso dalla Fondazione Culturale Europea, in occasione dell’anno europeo della musica, con il brano Da una lettura di Husserl concerto per orchestra da camera. Nel 1986 ha vinto il primo premio al concorso “G. Savagnone” di Roma con Quartetto per archi e, nel 1988, il primo premio al concorso “Alpe Adria Giovani” di Trieste con la composizione Due bagatelle per flauto e chitarra. Sempre a Trieste, nel 1995, le è stata attribuita la targa d’oro al concorso internazionale “Premio città di Trieste” per la composizione sinfonica Synopsis

Il brano Dentro un’antica neve, per voce femminile e orchestra da camera, commissionato ed eseguito dall’ “Orchestra Cantelli”a Milano nel 2001, è stato selezionato e programmato al festival internazionale ISCM, edizione 2004 , così come il brano Chain, per organo, nell’edizione 2009. 

I suoi lavori sono stati eseguiti in importanti sedi nell’ambito di varie rassegne e festival (Stagione Concertistica della Scala, dell’Orchestra “Cantelli”, dell’Orchestra “Verdi”, Festival “Milano Musica”, Angelicum, Orchestra “Milano Classica”, Civica Scuola di Musica, “Novurgia”, Conservatorio di Musica “G. Verdi” a Milano; Auditorium del Foro Italico, “Nuova Consonanza” e “Nuovi spazi musicali” a Roma; Stagione dell’Orchestra del “Maggio Musicale Fiorentino” e Teatro Comunale a Firenze; “La Biennale” e Progetto “Dionysos Musica 2000” in collaborazione con “La Fenice” a Venezia; Auditorium del Carlo Felice a Genova; Teatro “Bellini” di Catania; “Di nuovo Musica” a Reggio Emilia; Teatro Petrarca di Arezzo, Teatro Municipale di Piacenza, “Rive- gauche” e “Festival Antidogma” a Torino; “Spaziomusica” a Cagliari; “Traiettorie sonore” a Como; “Estate Musicale Frentana” a Lanciano; Festival “Focus” della Juillard School a New York; Almeida Theatre a Londra; “Nieuwe muziek” a Middelburg, Oosterpoort a Groningen, Muziekcentrum Vredenburg a Utrecht in Olanda; “Musica Nova” a Sofia; “Europhonia” a Zagabria; Altes Schlachthaus a Berna; Chicago, Città del Messico) e sono state trasmesse da diverse emittenti europee ed extraeuropee. 

I suoi lavori sono pubblicati da Ricordi, Curci, Rugginenti, Edi-Pan, Sconfinarte. 

Insegna composizione presso il Conservatorio di Milano, dove, nel triennio 2010-2013, ha ricoperto la carica di Direttore.

  • Mario Totaro

    compositore e pianista, ha studiato ai conservatori di Pesaro e di Milano. Vincitore di numerosi concorsi pianistici, ha svolto attività concertistica in tutta Italia e all’estero in prestigiose stagioni concertistiche, da solo e con il Trio Diaghilev. Come compositore ha ottenuto riconoscimenti in Concorsi internazionali e ha ricevuto commissioni da parte di importanti istituzioni artistiche. Suoi lavori sono stati trasmessi più volte nel corso di produzioni radiofoniche RAI. Insegna presso il Conservatorio G. Rossini di Pesaro, dove ha diretto anche il Laboratorio di musica del ‘900 e contemporanea. Le sue composizioni sono edite e distribuite in tutto il mondo dalle etichette Preludio Music e Da Vinci Classics. Nel 2012 ha inaugurato un grande progetto che prevede l’incisione di tutte le sue opere per pianoforte solo e di musica da camera.

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