Il verseggiatore
di Fabio Strinati
Testo scritto con il Lipogramma senza usare la lettera P.
A Giorgio Alvise Baffo*
Di smalto è cornice in versi
e schietto l’umore
sui vecchi fogli in àuge,
scaffale abusa l’odor
lodevole non di rado
isolato calére
sfiora non arretra
oltre quel confine nato!
Sottile sguardo, abito
innato vivido tavolo
o cava di fertili idee
o svariate le combinazioni,
cadùco è celere l’amore
ché sommo e delirante.
*
Sonetto andante
voce chiama e richiama
scalino un verso il nife,
nèroli estetici quel tatto
gusto che ravviva erotismo
archivio l’essenza
corolla sulla cima;
mai un rèbus
d’ironia sulla soglia attenta
gli occhi tuoi, svegli
reagènti e dal tono greve
grado anfratto nell’abisso.
*
Letture licenziose
ritagli da un giornale
quel secréto
inquieto lume
o fioca luce
la certezza rara d’un vézzo;
corteggia visione,
salùbre debole chiarore
e una sortita nel sillabario
calligrafia tagliente,
ciclo d’orgoglio sebàceo.
*
Matto sono e schietto
vado e vengo
come da un favo
tela di ragno
narro forma
guado i confini delle rime:
oltre le vie escreato
il sunto di una cremagliera
ronzano mollézze, saltano
guizzano i colombi
ascesa o cellula
ché Venezia novellame
d’arte e di mestieri.
*
Dignità sconcezze varie…
e nudo salta fuori
non la nòttua ma lume
l’ironico tracciato scosso,
stòcco il verso, abile
sagacia vita indubbia
quel sorso deglutisce
rischiara e ritocca;
sana è l’insonnia
di chi tormento stornèlla
ficcante in un antro
il nome esile
intermittenza di una torcia.
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* Note su Giorgio Alvise Baffo
Nato l’11 agosto 1694 a Venezia da Zan Andrea (Gian Andrea) e Chiara Querini, Zorzi Alvise apparteneva alla rilevante casata Baffo, ascritta al patriziato, della quale era l’ultimo erede maschio.
I Baffo, originari di Cipro (più precisamente di Pafo), passarono prima a Parma, poi a Mestre e infine a Venezia nell’827. Si distinsero particolarmente per i loro favori nei confronti del clero: ad esempio, eressero la chiesa di San Secondo, sull’omonima isola, e la Chiesa della Maddalena. La tradizione afferma che, nei pressi di quest’ultima, sorgesse un loro fortilizio.
Riguardo alla loro iscrizione nel Libro d’Oro, secondo alcuni erano già presenti nel Maggior Consiglio già prima della Serrata del 1297. La discendenza di questo casato sarebbe già documentata sin dal XII secolo; secondo altri sarebbero stati creati patrizi nel 1310 assieme a quei nobili distintisi durante la Guerra con Genova o la congiura del Tiepolo.
Baffo, per lunghi anni è uno dei magistrati urbani sotto Quaranta (cioè alle dipendenze della Quarantia). Nel 1732, con ritardo rispetto alla media, Baffo entra a far parte delle Quarantie, con un incarico alla Quarantia Criminale: la sua carriera in quest’ambito durerà fino alla morte, seppure con poche soddisfazioni, dovute a risultati elettorali poco positivi e all’appartenenza della famiglia Baffo al patriziato medio-basso. Per questi motivi e per la vicinanza agli ambienti illuministi dell’abate Antonio Schinella Conti, attraverso l’abate Alvise Grimani, Baffo conosce, negli anni 1730, la cultura filosofica d’oltralpe, che lo conduce alla scelta di una poesia licenziosa e filosoficamente aderente ai dettati epicurei.
Durante gli anni Cinquanta del Settecento copre numerose cariche politiche mediocri, che non gli danno grande prestigio e soddisfazione. È la vita licenziosa, al di fuori delle istituzioni, a interessarlo. In compagnia degli amici del patriziato, tutti appartenenti allo stesso suo ceto sociale, Baffo si diletta a diffondere le sue poesie, solo orali: più volte il poeta si oppose alle proposte di editori inglesi, che gli offrivano interessanti somme di denaro per la pubblicazione a stampa dei componimenti (che per questo saranno editi postumi, proprio a Londra).
Negli ultimi anni di vita si ammalò di una grave malattia, che non gli impedì di comporre alcuni sonetti che celebrano le restrizioni imposte dal governo alla cessione di beni al clero, portando avanti la propria invettiva contro la corruzione degli ecclesiastici fino alla morte, che avvenne all’età di 74 anni, il 30 luglio del 1768. Il corpo è sepolto in gran semplicità nella chiesa di San Maurizio, adiacente all’appartamento a Palazzo Bellavite.
Baffo è autore di un corpus di oltre 1200 poesie in veneziano, finito sotto il titolo di Poesie nelle edizioni moderne (cfr. bibliografia): circa 700 di questi componimenti furono raccolti in volume nell’edizione postuma del 1771, a Londra. Pur essendo autore di un numero non esiguo di opere contro la corruzione della sua città, soprattutto del clero, e su temi filosofici, Baffo resta noto soprattutto per i suoi componimenti licenziosi: tale risonanza è dovuta soprattutto al fatto che l’edizione del 1771 escludeva i testi a carattere filosofico-sociale in virtù di quelli a carattere erotico, fonte di maggiori proventi per l’editore.
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BREVE NOTA BIOGRAFICA DELL’AUTORE
Fabio Strinati ( Esanatoglia 1983 ) Poeta, artista visivo, compositore e fotografo.
Strinati è presente in diverse riviste ed antologie letterarie. Da ricordare «Il Segnale», rivista letteraria fondata a Milano dal poeta Lelio Scanavini. La rivista «Sìlarus» fondata da Italo Rocco. La rivista letteraria e culturale italo-ungherese, «Osservatorio Letterario – Ferrara e l’Altrove». La rivista «Erba d’Arno» diretta da Aldemaro Toni. La rivista «Il Grandevetro».
Sue poesie sono state tradotte in romeno e in spagnolo.
Scrive regolarmente testi poetici per «Etnie», rivista di culture minoritarie ed è collaboratore del «Diario 1984», periodico fondato da Pino Guastella.
È inoltre il direttore della collana poesia per le «Edizioni Il Foglio» e cura una rubrica poetica dal nome Retroscena sulla rivista trimestrale del «Foglio Letterario».
Strinati è uno studioso dell’olismo, della patafisica, della poesia visiva, sonora, elettronica e concreta.
Foto di copertina: Nel mare il tuffo di uno sguardo © Fabio Strinati
Tecnica: Pensiero in bianco e nero a luminosità moderata, batteria semi-scarica, scatto accompagnato con il dito anulare destro.
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