La mostra in Basilica Palladiana coinvolge il tema dell’acqua, proprio in una città come Vicenza, territorio che genera polle sorgive e fiumi. Da sempre la città conosce questo elemento, lo teme e lo celebra nello sviluppo dell’arte, fra antichità e contemporaneo nell’espressiva manifestazione della Natura. Lo spettatore è colto da sorpresa nell’inatteso raffronto tra il biancore esterno delle Logge Palladiane, bianca membrana di pietra traforata da colonne serliane che avvolgono la Basilica, e l’improvvisa oscurità nel passare all’interno grandioso.
Nella monumentale architettura, l’intensa penombra annulla i confini dello spazio, dilegua i volumi, esalta le percezioni fra l’altezza e le visioni della mostra Tre capolavori a Vicenza. Leonardo da Vinci, Jacopo Bassano, Gianandrea Gazzola che diventa, nel cammino, immersiva.

È incipit della mostra la frase di Leonardo (1452-1519) “Il pittore dovrà farsi similitudine dello specchio e così potrà essere secondo natura”, Leonardo da Vinci, Libro della pittura §58.
I tre libri esposti rivelano i finissimi passaggi dalla luce all’ombra e la sensibilità nella trasposizione del loro rapporto, che è descritto nel transito della rappresentazione dell’una e dell’altra: (laddove l’ombra è più potente della luce, «imperò che quella proibisce e priva interamente i corpi della luce, e la luce non può mai cacciare in tutto l’ombra dai corpi»). Inoltre di come i sottilissimi strati di colore ripetuti, le “velature” e le diverse “velature”, conducono alla pura passione di Leonardo per gli sfumati.
Leonardo spiega nei fogli le idee unite ai diagrammi scientifici; gli “algoritmi del visibile”; le linee fra arte e scienza che sono voci straordinarie in quel loro rivelare nell’”uomo e Leonardo il potere stesso del pensiero” (Paul Valery).
Guido Beltramini, curatore della mostra, sottolinea il tracciato del pensiero di Leonardo nel rendere l’invisibile ed il processo che permette con l’esperienza del vedere, di percepire la qualità dei colori.



I Fogli delicatissimi dalla scrittura speculare provengono dal Codice Atlantico, (il nome deriva dal formato gigante di un atlante) donato nel 1637 dal conte Galeazzo Arconati alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana, con la lungimirante vocazione per l’Ambrosiana di Milano di presentarsi prima biblioteca pubblica del mondo.
Le pagine vennero confiscate e trasferite a Parigi per ordine di Napoleone. Dopo la sua caduta si deve la restituzione ed il rientro, come per altre opere d’arte, alla notorietà unita ad un’infaticabile dedizione di Antonio Canova.
L’allestimento avvicina l’incontro con il dipinto ad olio di Jacopo Bassano I santi Antonio e Crescenzio che intercedono presso la Vergine per le vittime dell’ alluvione del fiume Colmeda, 1576, nella Parrocchia di Santa Maria degli Angeli di Feltre. L’opera riflette bene i danni dell’alluvione nel tempo, nel quale la “materia delle acque” coinvolgeva profondamente l’interesse di Leonardo.

Nella pala, la storica esondazione nel territorio di Feltre il 27 luglio del 1564 trova espressione nella preghiera dei santi Antonio da Padova e Crescenzio, nell’atteggiamento comprensivo della Madonna con il Bambino su nuvole. Le terre sommerse dall’acqua del fiume Colmeda, le vittime e la distruzione sono rese più realistiche e drammatiche dal tragico contesto che evoca incubi e visioni attuali, connessi al potere distruttivo dell’uomo verso la Natura. Fra gli studi sul comportamento dell’acqua di Leonardo, un disegno accorda il foglio al progetto innovativo di una macchina per sollevare l’acqua di un canale ad una quota più alta di Andrea Palladio.

È la “risposta” delle bonifiche all’invasione dell’acqua agli inizi del 1500. Pannelli esplicati danno risalto sul come le imprese alla fine del ‘400 trattavano per necessità la gestione delle irrequiete acque nel territorio della Serenissima che utilizzava avanzate tecnologie e proteggeva con brevetti le invenzioni industriali per la bonifica dei terreni paludosi. In quegli anni, nelle campagne venete l’attenzione era rivolta all’irrigazione delle terre, all’approvvigionamento dell’acqua e alla produzione dell’energia per gli impianti “protoindustriali”.
Beltramini, inoltre, sottolinea le attività nelle ville, come nella villa palladiana a Maser. Significa che “le ville del Palladio (1508-1580) sono state il nodo di un grande progetto di trasformazione consapevole del territorio per rendere l’ambiente più fertile e salubre, con interventi verso il corso dei fiumi e sulla rete stradale, pur senza riuscire ad evitare tragedie come l’alluvione di Feltre del 1564. Quella sapiente efficienza politica amministrativa e tecnica ha qualche cosa da insegnare anche oggi in un’era di cambiamenti climatici”.

All’inizio del Salone, Per Silentia III l’installazione grandiosa di Gianandrea Gazzola “con certa e vera scienzia” (Leonardo) accorda la mostra dei “Tre capolavori”. Evolve le immagini di forme acquatiche in due teleri verticali, superfici che si innalzano sulla vasca dai pochi centimetri di profondità. Delle lamelle metalliche marginali sollecitano onde generate da infrasuoni ed il suono, sopito, muta la superficie dell’acqua in un’increspatura modulata di brevi onde.
La luce incidente, nella fitta penombra, proietta sui pannelli la fragile bellezza del rinnovarsi del loro movimento. La Natura è affascinante ed illusoria e gli schermi, simili a diaframmi vitali, trasmettono le forme del suo respiro acquatico che un computer genera e modifica nella frequenza periodica degli impulsi.
Maria Lucia Ferraguti, storica e critica d’arte
Immagine di copertina
Allestimento della mostra, ph. Lorenzo Ceretta
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