RIVISTA DI CULTURA MEDITERRANEA

“Cartoline europee”, di Ernesto Cardenal – Versioni di Stefano Strazzabosco

[Tempo di Lettura: 7 minuti]

 

Dietro ai balconi di ferro fiorito,
                                      il mare rosa.
Tendoni a righe e ombrelloni colorati,
e voci di ragazze dal campo di tennis
                                      sotto gli allori.

O il balcone sul quale la ragazza appende le sue calze.
Calze in mezzo ai garofani. Una gabbia di canarini.
Rossi tetti con muschio, e dietro il mare. Sotto
la viuzza
e quell’odore di sardine fritte, il richiamo
del venditore d’ostriche,
                            e un giradischi.

Bianchi hotel lungo la baia.
Mare di Prussia cielo blu cobalto.

Reti stese a seccare odorose d’alghe,
e i vecchi che rammendano le reti.
E c’è una torre laggiù in quei querceti,
e tre torrioni diroccati sulle rocce.

La passeggiata sotto i tigli, accanto al fosso.
Il castello dai gialli mattoni.

Colline con muraglie gialle in cima,
le ombre delle nuvole sugli oliveti,
e il canto delle donne che raccolgono le olive.

O c’è una torre tonda:
pietra coperta d’edera. Mare blu
tra i merli.
                                       Una vela
nel mare.
          Un volo di gabbiani bianchi.

Passa un carretto ricolmo di ragazze
lungo la strada costeggiata dai castagni in fiore.
E l’odore dei fiori di castagno.
Lontano, il fischio di un pastore. Il suono
di un corno.
Un gregge dorato nel sole che tramonta.

Una torre riflessa nel fiume:
e sono uguali la reale e l’irreale.
Del fumo s’alza da un villaggio
                    con un flauto.
C’è un aratro fangoso lasciato in mezzo a un campo
                    (e un canto con il flauto).

Fumo, gabbiani sporchi, la sirena
delle navi,
le gru e gli alberi maestri sotto il cielo di piombo,
fumo di piombo e odore d’ozono,
il richiamo dei venditori ambulanti,
e un fado
                   E l’odore della notte salata.
Le luci lontane degli hotel e dei cine.

Palazzi riflessi nell’acqua putrescente.
Le gondole nere con neri gondolieri.
Corde grosse, acqua oleosa, una botte sul molo.
La nave grigia della Marina degli USA.
E l’acqua di notte sbattendo sui gradini
o sciabordando al di sotto delle lance
e le lance cozzando contro il molo
o cozzando una lancia con l’altra.
La laguna illuminata di luci rosse e verdi,
e la luce di una gondola, e il rumore del remo…

Detrás de los balcones de hierro florido,
                                                el mar rosa.
Toldos raydos y sombrillas de colores,
y voces de muchachas en la cancha de tenis
                                                bajo los laureles.

O el balcón donde la muchacha cuelga sus medias.
Medias entre claveles. Una jaula de canarios.
Rojos tejados con musgo, y detrás el mar. Abajo
el callejón
con alor a sardinas fritas, el grito
del vendedor de ostras,
                              y una vitrola.

Hoteles blancos bordeando la bahía.
Mar de prusia bajo cielo cobalto.

Redes tendidas a secar olorosas a algas,
y los viejos remendando las redes.
Y hay una torre allá entre los robledales,
y tres torreones derruidos sobre unas rocas.

El paseo bajo los tilos, junto al foso.
El castillo de ladrillos amarillos.

Colinas y muralles amarillas sobre ellas,
las sombras de las nubes sobre los olivares,
y el canto de unas mujeres recogiendo aceltunas.

O hay una torre redonda:
pleda cibierta de hiendra. Mar azul
tras las almenas.
                                      Una vela
en el mar.
          Un vuelo de gaviotas blancas.

Pasa una carreta cargada de muchachas
por el camino bordeado de castaños en flor.
Y el olor de la flor del castaño.
El silbido de un zagal a lo lejos. Un toque
de cuerno.
Un rebaño dorado hacia la puesta de sol.

Una torre reflejándose en el rio:
y son iguales la real y la irreal.

Un humo leve se levanta de una aldea
                    con una flauta.

Hay un arado lodoso tirado en una huerta
                    (y un canto con la flauta).

Humo, gaviotas sucias, el pito
de los barcos,
las grúas y los mástiles bajo el cielo plomo,
humo plomo y olor a ozono,
el grito de los vendedores ambulantes,
y un fado…
                   Y el olor de la noche salada.
Las luces lejanas de los hoteles y los cines.

Palacios reflejados en el agua podrida.
Las góndolas negras con negros gondoleros.
Cuerdas gruesas, agua grasienta, un barril en el muelle.
El buque gris de la Marina de USA.
Y el agua de noche golpeando las gradas
o chapoteando debajo de las lanchas
y las lanchas chocando contra el muelle
o chocando lancha contra lancha.
La laguna illuminada de luces rojas y verdes,
y la luz de una góndola, y el ruido del remo…


***

Come lattine di birra vuote e mozziconi
di sigarette spente, sono stati i miei giorni.
Come figure che passano su uno schermo
e spariscono, così è stata la mia vita.
Come le automobili che passavano veloci sulle strade
con risa di ragazze e musica di radio…
E la bellezza è passata in fretta, come i modelli delle auto
e le canzoni della radio che passano di moda.
E non è rimasto niente di quei giorni, niente,
solo lattine vuote e mozziconi spenti,
risa in foto avvizzite, biglietti rotti,
e la segatura con cui all’alba hanno spazzato i bar.

Como latas de cerveza vacías y colillas
de cigarros apagados, han sido mis días.
Como figuras que pasan por una pantalla de televisión
y desaparecen, así ha sido mi vida.
Como los automóviles que pasaban rápidos por las carreteras
con risas de muchachas y música de radios…
Y la belleza pasó rápida, como el modelo de los autos
y las canciones de las radios que pasan de moda.
Y no ha quedado nada de aquellos días, nada,
más que latas vacías y colillas apagadas,
risas en fotos marchitas, boletos rotos,
y el aserrín con que al amanecer barrieron los bares.


***

Getsemani, KY.

A Pasqua resuscitano le cicale
– rimaste sotto terra 17 anni in stato larvale –
milioni e milioni di cicale
che cantano e cantano tutto il giorno
e di notte continuano a cantare.
Solo i maschi cantano:
le femmine sono mute.
Ma non cantano per le femmine;
perché sono anche sorde.
Tutto il bosco risuona del canto
e solo loro in tutto il bosco non lo sentono.
Per chi cantano i maschi?
E perché cantano tanto? E che cantano?
Cantano come trappisti nel coro
davanti ai loro Salteri e ai loro Antifonari
cantando l’Invitatorio della Resurrezione.
A fine mese il canto si fa triste,
e a uno a uno tacciono i cantori,
e dopo ne sentiamo solo pochi,
e dopo neanche uno. Hanno cantato la Resurrezione.

En Pascua resucitan las cigarras
-enterradas 1 7 años en estado de larva-
millones y millones de cigarras
que cantan y cantan todo el día
y en la noche todavía están cantando.
Sólo los machos cantan:
las hembras son mudas.
Pero no cantan para las hembras:
porque también son sordas.
Todo el bosque resuena con el canto
y sólo ellas en todo el bosque no los oyen.
¿Para quién cantan los machos?
¿Y por qué cantan tanto? ¿Y qué cantan?
Cantan como trapenses en el coro
delante de sus Salterios y sus Antifonarios
cantando el Invitatorio de la Resurrección.
Al fin de mes el canto se hace triste,
y uno a uno van callando los cantores,
y después sólo se oyen unos cuantos,
y después ni uno. Cantaron la resurrección.

 

Ernesto Cardenal (Granada, Nicaragua, 1925 – Managua, 2020) è stato un importante poeta, sacerdote e teologo latinoamericano. Studiò Lettere prima all’Università di Managua e poi, tra il 1942 e il 1946, in Messico. Si trasferì poi a New York per completare gli studi (1947-1949). Dopo un viaggio in Europa, tornato in patria militò nella resistenza contro il regime di Anastasio Somoza García, sostenuto dagli Stati Uniti, e nel 1954 partecipò alla Rivoluzione di Aprile, un tentativo fallito di mettere fine alla dittatura in Nicaragua.
Convertitosi al cattolicesimo nel 1956, decise di entrare come novizio nel monastero trappista di Nostra Signora a Gethsemani (in Kentucky), dove fu discepolo del religioso e poeta Thomas Merton. Lasciò l’abbazia nel 1959 per completare gli studi teologici a Cuernavaca, in Messico, dove venne ordinato sacerdote nel 1965. Fu co-fondatore della comunità religiosa di Solentiname, su un’isola nel Lago Nicaragua, dove predicò la non-violenza appresa da Merton e dove fondò anche una colonia di artisti primitivisti.
Scoperta la sua appartenenza al Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN), fu costretto a rifugiarsi all’estero: divenne ambasciatore dell’opposizione sandinista all’Avana (Cuba).
Il 19 luglio 1979 entrò a Managua con le truppe rivoluzionarie, che posero fine alla dittatura; venne nominato ministro della Cultura dal nuovo governo guidato da Daniel Ortega.
Nel 1983, durante la sua visita in Nicaragua, papa Giovanni Paolo II lo invitò pubblicamente a dimettersi: essendosi rifiutato, Cardenal fu sospeso “a divinis”. Venne riabilitato nel febbraio del 2019 da Papa Francesco.
Cardenal abbandonò il FSLN nel 1994, in polemica con quella che lui interpretò come deriva autoritarista nella gestione del partito da parte di Daniel Ortega.
La sua poesia rivestì per lui soprattutto un impegno rivoluzionario: un grido di dolore contro l’oppressione e un incitamento al cambiamento sociale, politico e culturale. Tra le sue opere più importanti segnaliamo: Epigramas del 1961, che molti considerano il suo capolavoro; Salmos del 1964; El Estrecho dudoso del 1966; Homenaje a los indios americanos (1969), dedicata al dramma degli indios americani;  Canto nacional e Oraculo sobre Managua del 1973 e Canto Cosmico
del 1992, definito una delle più importanti produzioni della poesia latino-americama.
Tra gli innumerevoli riconoscimenti ricevuti lungo la sua straordinaria carriera spiccano il Premio Reina Sofía de Poesía Iberoamericana, XXI edizione, e il Premio Iberoamericano de Poesía Pablo Neruda. Nel 2004 è stato candidato al Premio Nobel.
Le prime due poesie che presentiamo, scritte dopo un viaggio in Spagna, Francia e Italia, sono tratte dalla raccolta d’esordio Hora 0 (1957); la terza da Gethsemaní, KY (1960).

 

© finnegans. Tutti i diritti riservati

 

 

 

 

 

 

  • Stefano Strazzabosco (1964) ha pubblicato saggi, edizioni critiche, antologie – come Oikos. Poeti per il futuro, 2020 e Sombra escrita. Diecisiete poetasitalianas, Madrid 2023 – il monologo Tina. Masque suTina Modotti (Italia, 2007 e 2021; Argentina, 2016) e alcune raccolte di poesia (la più recente: Brodskij, 2019). Ha tradotto e pubblicato in volume poeti come OctavioPaz, Aurelio Arturo, Carlos Montemayor, Juan Gelman, César Moro, Eduardo Lizalde, Guillermo Fernández, Vicente Huidobro, Luis Vidales, Agustín Jiménez e, in Messico, Tonino Guerra e Andrea Zanzotto. Vive a Vicenza, dove ha diretto gli incontri internazionali di “dire poesia” (2009-2013: http://direpoesia.wordpress.com), e a Città del Messico, dove ha fondato la casa editrice La Vencedora (https://lavencedorablog.wordpress.com/).

    Visualizza tutti gli articoli