Una famiglia di maniaci, che rappresenta alla perfezione un crudele quadro sociale. La rappresentazione teatrale de I Parenti Terribili del genio ecclettico Jean Cocteau, andata in scena dal 6 al 10 novembre 2024 al Teatro Verdi di Padova, diretta e interpretata da Filippo Dini, unisce una serie di elementi, che la rendono a 86 anni dalla sua pubblicazione un classico del teatro mondiale.
Sullo sfondo ci si imbatte in una famiglia davvero surreale; Yvonne, interpretata da Mariangela Granelli, è una madre drogata e ossessionata dal controllo di suo figlio Michel, che ama morbosamente, al punto tale di farsi chiamare Sophie da lui e non mamma, chiaro rimando alla figura di Fedra, la quale si innamora del figliastro Ippolito, dell’omonima tragedia coturnata di Seneca. George, impersonato proprio da Dini, è un padre assente, infedele, che tradisce la moglie con una donna più giovane, dettaglio decisivo dello sviluppo della trama. Lèonie, sorella di Yvonne, recitata da Milvia Marigliano, è forse l’unica sana di mente della famiglia, che però ha accettato tacitamente di far parte di questo manicomio, o, come lo definisce lei, di questo carrozzone. L’instabile quotidianità familiare viene interrotta bruscamente quando Michel, figlio ventiduenne di Yvonne e George, annuncia una relazione con una donna di tre anni più grande di nome Madeleine; la madre è chiaramente contraria, ma anche il padre ostacolerà la relazione con un inganno, dato che la donna di cui è innamorato suo figlio è la stessa con cui egli aveva tradito Yvonne. Tuttavia, sarà zia Lèonie a convincere George a dire la verità al figlio, permettendo quindi il matrimonio fra Michel e Madeleine e al nipote di poter uscire dal carrozzone; per certi aspetti la figura di George ha dei punti in comune con il personaggio di Stephen Fleming del film “Il Danno” del 1992, un padre che si innamora della fidanzata di suo figlio e giace a letto con lei. Il finale potrebbe essere lieto, ma il dramma si conclude con il suicidio per avvelenamento di Yvonne, consapevole di non poter più possedere il giovane.
La scena si incentra su due luoghi antitetici: da un lato si apre e si chiude con la camera da letto di Yvonne, disordinata e oscura, dall’altro si sviluppa nel mezzo con il salone di Madeleine, luminoso e sistemato, distante dalla prigione oppiacea in cui è rinchiusa la famiglia di Michel. I giochi di luce fanno la differenza nel risaltare questo contrasto, ma anche la scelta di accompagnare l’inizio dell’esibizione con delle musiche inquietanti di sottofondo fa entrare lo spettatore più da vicino in questo contrasto. Le tecniche scenografiche implementate facilitano il passaggio da un atto all’altro, senza ricorrere ad intervalli. L’opzione di vestire i personaggi con costumi dei giorni nostri dimostra al pubblico l’universalità delle tematiche trattate da Cocteau, non limitate ai suoi anni di appartenenza, ma attuali e verosimili anche ai tempi del duemila.
Ciò che permette la fruizione dell’opera teatrale è la capacità degli attori, nella recitazione, di passare con abilità da toni più tragici ad altri più ironici e sarcastici, interpretando al meglio la sceneggiatura dell’autore. L’obbiettivo della recitazione è quello sia di stimolare le emozioni del pubblico, di aumentare la tensione e il pathos con l’esposizione del marcio, sia di riuscire a far ridere il pubblico delle sventure dei cinque protagonisti caratterizzati, di far uscire il riso dal brutto. Il dramma teatrale di Jean Cocteau può essere ritenuto un classico in cui sia critici, che persone comuni, possono identificarsi, perché riesce a combinare temi del teatro greco-romano con il linguaggio della tragicommedia, armonia che rende il teatro ancora oggi luogo di riflessione e divertimento.
Immagine di copertina: Michelangelo Suma, uno scatto da I Parenti Terribili presso il Teatro Verdi di Padova.
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