RIVISTA DI CULTURA MEDITERRANEA

Mulini e non solo

Istria

Per l’area istriana, oggi divisa tra la repubblica di Slovenia e la repubblica di Croazia,  accanto ai pochi mulini sopravvissuti e molti anche non facilmente distinguibili, viene proposto anche un elenco dei principali edifici rurali di epoca veneziana ripartiti per aree geografiche omogenee .

Territorio di Oltra-Ancarano

Il territorio di Oltra, oggi parte integrante del Comune di Ancarano nella Repubblica di Slovenia, è un’area molto suggestiva composta di colline più o meno elevate rivolte  a meridione,  prospicienti il  mare dirimpetto alla città di Capodistria. Fino agli ani ’60 del secolo scorso questo territorio si è conservato quasi intatto, immerso nel verde delle coltivazioni di viti e olivi con la presenza sparsa di edifici rurali e ville risalenti in alcuni casi al ‘500. La successiva massiccia antropizzazione, ne ha in parte alterato l’aspetto rendendo anche molto difficile l’individuazione dei pochi edifici storici che si sono conservati e molto spesso con significative alterazioni.

Casa Brutti/Galli

45.3502 – 13.4322
Ancarano/Ankaran
Conosciuta anche come “Villa Andor”, si tratta di una casa di villeggiatura risalente al XVII secolo e notevolmente ampliata dopo il 1818. Attualmente ha destinazione ad attività ricettiva e di ristorazione.

Manzini

45.3501 – 13.4349
Ancarano/Ankaran
Casa colonica con stalle risalente al XVII/XVIII secolo oggi inglobata con altre abitazioni che ne hanno significativamente compromesse le forme sia interne che esterne. Si conserva sul lato meridionale è conservato un frontone a volute; una presenza che stava ad indicare che l’edificio ospitava saltuariamente anche i suoi proprietari. Attualmente fa parte di un contesto abitativo residenziale. 

Villa Madonizza, ex convento di san Nicolò d’Oltra

45.3441 – 13.4402
Ancarano/Ankaran
Risalente al XVI secolo con importanti modifiche nel XIX. Si tratta di un ex convento acquistato nel 1774 da Pietro Madonizza che lo trasformò in casa dominicale con strutture di servizio tra le quali un frantoio. Il campanile dell’ex convento risalirebbe al 1572 mentre, la realizzazione della facciata dovrebbe risalire al 1586, come riporta una inciso sul prospetto della chiesa. Nelle forme originali si conserva ancora la corte interna (ex chiostro) con arcate a tutto sesto e al primo piano finestre rettangolari alternata a bifore ad arco. Attualmente è in funzione come attività ricettiva.  

Villa Petronio

45.3416 – 13.4503
Ancarano/Ankaran
Casa dominicale conosciuta anche come Villa Tossich del XVIII secolo come indicato dalla data, 1712, incisa sullo stemma in facciata. Edificio in stile barocco, su due livelli, composto da 11 settori con quello centrale che si conclude a frontone. Nel 1912, dopo un periodo di abbandono, venne acquistata dalla Cassa Distrettuale di Trieste e adibita a sede amministrativa del costruendo sanatorio. Attualmente adibita a residenza abitativa.

Casale Brutti

45.3437 – 13.4438
Ancarano/Ankaran
Realizzata nel corso del XVIII, il catasto franceshino la indica come “casa a proprio uso con stalla”. Nonostante diversi interventi successivi, la struttura originale risulta riconoscibile grazie alla presenza del tipico frontone centrale. Attualmente è adibita ad uso abitativo residenziale.

Villa Borisi-Brutti-Sardosch

45.3242 – 13.4938
Villa Decani/Dekani; Capodistria/Koper
Realizzato nella seconda metà del XVII secolo, l’elegante complesso sorge sulla riva destra del fiume Risano, corso d’acqua della lunghezza di 19 km che scorre a nord est di Capodistria. Era composta dalla casa dominicale con corte, da una chiusa e da un mulino per la macina del grano. Il complesso presenta una planimetria ad “U”, con al centro la casa dominicale e ai lati due edifici, ad imitazione delle barchesse delle vile venete, che dovevano servire come abitazione dei contadini, magazzini e stalle. Attualmente adibita ad uso abitativo residenziale.

Ex mulino Brandeis

45.3328 – 13.4659
Capodistria/Koper, località Sermino/Sermin
Risalente al XVII secolo, della piccola struttura di epoca veneziana si ha traccia fino alle rilevazioni catastali del 1818 dopodiché scompare per essere sostituito dopo la metà dell’800 da un edificio di maggiori dimensioni noto come “Mulino Brandeis”. Attualmente esercizio di attività ristorative.

Mulino Valentich

45.3327 – 13.4700
Capodisria/Koper, località Bertocchi/Bertoki
Realizzato nel XVII secolo, oggi non rimane nessuna traccia.

Mulino del Vescovo

45.3318 – 13. 4710
Capodistria/Koper, località Bertocchi/Bertoki
Costruito nel XVII secolo a tre ruote. Ai tempi della Serenissima era proprietà del Vescovo di Capodistria, passando poi al demanio imperiale. Trasformata in seguito in abitazione privata, ha perso ogni elemento originale. Rimane ben visibile e conservata l’antica roggia di alimentazione delle pale.

Mulino Tarsia/Moreschi/Baldini

45.3303 – 13.4713
Capodistria/Koper, località Bertocchi/Bertoki
Risalente al XVII secolo e funzionante a quattro ruote. Trasformato in seguito in struttura ricettiva e di ristorazione, non conserva più nulla dell’originale struttura molitoria se non l’antica roggia di alimentazione che continua a scorrere a ridosso.

Già Mulino Furlanich

45.3248 – 13. 4736
Capodistria/Koper, località Pobeghi/Pobegi
Risalente al XVII secolo, oggi non ne rimane più nessuna traccia se non la roggia di alimentazione in parte interrata e appena visibile.

Già Muilono Gravisi/Calogiorgio

45. 3248 – 13.4750
Capodistria/Koper, località Decani/Dekani
Risalente al XVII secolo e apartenuto alla famiglia dei marchesi Gravisi. Trasformato in seguito in abitazione non conserva più nulla delle strutture originarie se non la vecchia roggia di alimentazione piuttosto trascurata.

Già Mulino Del Bello

45.3238 – 13. 4810
Capodistria/Koper, ocalità Villa Decani/Dekani
Costruito nel XVII secolo e ampliato nel corso dell’800. L’edificio, anche se in disuso, mantiene ancora visibili le sue strutture originali esterne. La roggia di alimentazione è ancora presente, ma invasa dalla vegetazione.

Già Mulino Grisoni

45. 3236 – 13.4832
Capodistria/Koper, località Villa Decani/Dekan
Costruito nel XVII secolo, apparteneva ai conti Grisoni. Oggi trasformato in magazzino edilizio, no conserva più nulla della struttura originale se non l’antico tracciato della roggia di alimentazione.

Già Mulino Gavardo

45. 3238 – 13.4900
Capodistria/Koper, località Villa Decani/Dekani
Costruito nel XVII secolo e appartenuto alla famiglia Gavardo. Ampliato nella prima metà dell’800. L’edificio, ancora molto suggestivo si mantiene inalterato ed è da ristrutturare. E’ ancora presente la roggia di alimentazione anche se in parte alterata.

Già Mulino Petrina

45.3234 – 13.4907
Capodistria/Koper, località Villa Decani/Dekani
Risalente al XVII secolo funzionava come mulino da grano. Oggi l’edifico, posizionato lungo il corso principale del fiume Risano, è adibito ad attività vitivinicole e agrituristiche e si mantiene ancora in buono stato di conservazione pur non avendo conservato né le ruote, né i macchinari di macina.

Già Molino Borisi/Brutti

45.3241 – 13.4939
Capodistria/Koper, località Villa Decani/Dekani
Il mulino, realizzato nel XVII secolo, sorgeva nelle vicinanze della villa barocca dei conti Borisi. Ampliato e trasformato in abitazione privata ha perso le parti originali, conservando invece intatta l’antica roggia di alimentazione.

Già Mulino Sich

45.3232 – 13.5003
Capodistria/Koper, località Villa Decani/Dekani
Del mulino risalente al XVII non rimane più nessuna tracia se non parte della roggia di alimentazione.

Territorio di Lazzaretto

Si tratta dell’area del capodistriano più ricca di case dominicali e case coloniche sorte molto spesso sul sito di più antiche dimore di contadini o coloni e perciò caratterizzate d una lunga continuità abitativa. Nel corso del ‘900, ed in particolare dopo la seconda guerra mondiale, la zona ha subito un consistente processo di urbanizzazione che ne ha snaturato il contesto iniziale e con esso l’uso e le caratteristiche delle antiche architetture rurali.

Villa Gravisi

45.3221 -13.4453
Capodistria/Koper, frazione di San Canziano/Skocjan
Risale al XVIII secolo, con ampliamento otto e novecenteschi. In origine era composto da due corpi distinti, quello gentilizio e quello colonico, poi uniti. Oggi è adibite parte ad uso residenziale, parte  a servizio.

Villa Del Bello

45.3214 – 13.4502
Capodistria/Koper, frazione di San Canziano/Skocjan
Risale al XVIII secolo con modifiche otto e novecentesche. La casa apparteneva a Giustina Bonfadini, vedova di Nicolò del Bello sindaco di Capodistria. E’ a due piani e suddivisa in cinque settori di cio quello centrale rialzato e concluso con un frontone. Accanto sorgeva la casa colonica. Oggi è adibita ad uso abitativo residenziale.

Casa colonica Sabini-Grisoni (già villa Pola)

45.3235 – 13.4528
Capodistria/Koper, frazione di San Michele in Ariolo/Arjol
Risale al XVII secolo. Nasce come villa dominicale della famiglia Pola e viene ereditata dai conti Sabini che ai prime del ‘700 la ristrutturano significativamente. Si presenta come un lungo caseggiato, oggi in molte parti del tutto alterato. La parte mediana conserva ancora un bel portale barocco con lo stemma dei conti sabini inciso nella chiave di volta.
Oggi è in uso come residenza abitativa privata.

Villa Grisoni (già Percico,Tarsia, Moreschi, Baldini, Cavalli)

45.3234 – 13.4547
Capodistria/Koper, frazione di San Michele in Ariolo/Arjol
Risale al XVII secolo con ristrutturazioni e ampliamenti significativi nella seconda metà dell’800. Sorge sui resti di un antico romitorio femminile dove i Percico eressero nel ‘600 una villa. Si trattava di un complesso composto da casa di villeggiatura a due appartamenti, con stalla, casa colonica e corte. La villa, tra le più belle del capodistriano, dopo la seconda guerra mondiale venne utilizzata come dapprima come scuola, poi come caserma e infine come dormitorio per i dipendenti di una vicina fabbrica. Oggi versa in pesante stato di abbandono.

Villa Totto (già Sandrinelli, oggi Vigini)

45.3233 – 13.4614
Capodistria/Koper, Prade.
Risale al XVIII secolo. Si tratta di una struttura a forma cubica su due livelli, suddivisa in cinque settori, con l’asse centrale rialzato e coronato da un frontone. Il complesso era circondato da “broli”, ovvero orti con alberi da frutto delimitati da alti muri di cinta. Conservata ancora in buono stato è adibita ad uso residenziale abitativo.

Villa Cerutti (già Fini, in seguioto Furlanich Stercai)

45.3231 – 13.4639
Capodistria/Koper, Prade
Risale al XVIII secolo. Ampia proprietà del medico Matteo Cerutti, al catasto dei primi dell’800 risulta composta da un casino domenicale, casa rustica e casa dominicale con corte. Dal 1887 al 1909 fu sede della scuola di Prade oggi è adibita ad attività residenziale abitativa.

Villa Borisi

45.3233 – 13.4714
Capodistria/Koper, tra Prade e Pobeghi/Pobegi
Risale al XVIII secolo. Complesso barocco appartenuto alla famiglia Borisi composto da diversi edifici a se stanti tra i quali si segnala anche un frantoio. La casa dominicale si è conservata esternamente in modo quasi inalterato, con una facciata simmetrica a sette settori coronata da un frontone centrale. Oggi è adibita ad attività residenziale abitativa.

Già Villa Gravisi – Almerigotti – Tacco – Gravisi

45.3220 – 13.4646
Capodisria/Koper, Prade
Risale al XVI secolo ed è probabilmente tra le più antiche case domincali della nobiltà capodistriana. Si presenta come un edificio lungo e compatto con bel portale bugnato con in chiave di volta lo stemma degli Almerigotti. Il corpo padronale è collocato al centro di un ampio cortile quadrangolare recintato da alti muri, dove sul lato meridionale sono situati i ruderi della chiesetta di San Giovanni Battista del 1556. Oggi è adibita ad uso residenzialke abitativo.

Lazzaretto, poi Villa Fini

45.3253 – 13.4617
Capodistria/Koper, Bertocchi/Bertoki
Realizzata tra il XVI e il XVII secolo con aggiunte ottocentesche. Nasce nel ‘500 come ricovero per gli appestati venendo trasformata in villa a fine ‘700. Nel 1818 apparteneva al canonico Fini indicata al catasto Franceschino come casa in parte colonica, in parte di villeggiatura con stalla. Oggi è adibita a struttura residenziale abitativa.

Area piranese

Pirano, adagiata ai piedi di una collina e circondata dai rimanenti tre lati dal mare, fu una delle più rigogliose e vivaci città dell’Istria Veneta. Vasto, fertile e pittoresco era il suo territorio che si estendeva da Strugnano a Salvore, a cavallo tra le attuali repubbliche di Slovenia e di Craoazia, caratterizzato, salvo la zona meridionale del fiume Dragogna, da verdi collini coltivate a olivi, vigne e orti; piccole proprietà private gestite da famiglie che vivevano in città. Sono presenti in quest’area diversi mulini e diversi edifici a servizio rurale come le cosidette “Stanzie”, case coloniche della zona carsica e le caratteristiche case dei salinai, dette “Salari”, impiegati nelle importanti saline locali.

Già Mulino Predonzan

45.3132 – 13.3653
Pirano/Piran, località Strugnano/Strunjan
Il mulino risale al XVII secolo. Oggi non più presente vi sopravvive solo la roggia di alimentazione delle pale.

Già Mulini Bianchi

45.3015 – 13.3620 e 45.3016 – 13.3617
Pirano/Piran, località Santa Lucia/Lucija (un tempo Fasano)
Un tempo nella località Fasano, nota anche come Bianchi, dal nome del proprietario, sorgevano due mulini limitrofi, risalentei al XVII secolo, alimentati dalle esigue acque del torrente pluviale che scorre nella valle di Fasano. Di entrambi oggi non rimane alcuna traccia, mentre si è salvata l’antica roggia di alimentazione delle pale.

Già Mulino Schiavuzzi (primo)

45.2726 – 13.3838
Buie/Buje, località Scudelin/Skudelin
Risale al XVII secolo, con modifiche del XIX. Si tratta di uno dei tre mulini che ai primi dell’800 appartenevano a Bernardo Schiavuzzi. Della strutura originaria, trasformata in abitazione, non rimane più nulla, mentre sono ancora presenti tracce della roggia di alimentazione delle pale.

Già Mulino Rota/ di Maran

45.2628 – 13.4209
Buie/Buje, località Ponte/Most
Realizzato nel XVII secolo sul torrente Argilla era dotato di tre macine, una di frumento e due di mistura, di proprietà di Pietro Rota, conte del ramo di Pirano. Ha funzionato fino al 1965, ora trasformato in ristorante.

Già Mulino Rota/Grbac

45.2627 – 13.4200
Buie/Buje, località Ponte/Most
Realizzato nel XVII secolo, oggi non è più esistente. Possedeva un canale di alimentazione sotterraneo detto “Trombin” che faceva poi confluire le acque nel mulino dei Richer a Loche. Ha smesso di funzionare nel 1938 e non ne resta più nessuna traccia.

Mulino Cibrignac

45.2605 – 13.4132
Buie/Buje, località Ponte/Most
Risalente al XVII secolo, fu proprietà di Giacomo Damiani di Momiano. Ha lavorato fino a non molti anni fa ed è l’unico mulino relativamente ben conservato in zona, con ruota e roggia ancora presenti.

Già Mulini Giannola

45.2553 – 13.4123 e 45.2527 – 134114
Buie/Buje, località Cremegne/Kremenje
Risalgono al XVII secolo, di proprietà di Antonio Giannola, fabbro di Momiano. Smisero di lavorare nel 1936. Oggi le due strutture si presentano pesantemente invase dalla vegetazione, mentre si conservano le rogge di alimentazione che prendevano le acque dal torrente Argilla.

Già Mulino Somma o Mulino della Zingarella

45.2558 – 13.4113
Buie/Buje, località Cremegne/Kremenje
Risale al XVII secolo ed è collocato sul letto del torrente Argilla. Era proprietà di Giacomo Somma, parroco di Momiano. A tre macine. Ha smesso di funzionare nel 1938; in seguito è crollato; si conserva invece quasi integra la roggia di alimentazione delle pale.

Sant’Onofrio

45.2815 – 13.3832
Pirano/Piran, frazione di Sicciole/Secovlje
Si tratta di un complesso composto da casa dominicale, case coloniche e 26 “Salari” risalente al XVI secolo. Appartenevano al complesso gli ampi e limitrofi campi lavorati e numerosi bacini di cristallizzazione nelle saline di Sicciole. Il tutto oggi versa in grave stato di abbandono.

Marcovaz

45.2711 – 13.3703
Buie/Buje
“Stanzia” realizzata tra il XVII e il XVIII secolo di proprietà della famiglia piranese Venier.
La casa colonica era composta dal lungo edificio a due livelli con sottotetto, corte e tre  e stalle. Successivi ampliamenti e rifacimenti ne hanno in gran parte alterato l’aspetto. Ora risulta in parte destinata ad edilizia abitativa ed in parte è abbandonata.

Capitania

45.2719 – 13.3612
Umago/Umag
Secoli XVII/XVIII, di proprietà della famiglia Del Senno. L’edificio colonico originario è stato nobilitato nel corso del tempo e innalzato a re livelli. Da dopo la fine della seconda guerra mondiale versa in un totale stato di abbandono.

Colombania

45.2742 – 13.3530
Umago/Umag
Costruita tra il XVII e il XVIII secolo, era proprietà della famiglia Colombani. E’ composta dalla casa, un tempo dominicale poi divenuta fabbricato produttivo, a tre livelli. Al suo interno doveva essere presente un torchio per la molitura delle olive, mentre al lato este della corte si snodano due lunghe stalle tra loro parallele. Attualmente ha mantenuto la sua funzione produttiva agricola.

Corsia

45.2705 – 13.3506
Umago/Umag
Costruita tra il XVII e il XVIII secolo, deve il suo nome alla famiglia piranese dei Corsi. La casa colonica con corte e tre stalle risulta ancora leggibile nelle sue forme originali. Attualmente è parzialmente adibita a residenza turistica e parzialmente abbandonata.

Madonna del Carso

Umago/Umag
Costruita tra il XVII e il XVIII secolo. Apparteneva alla confraternita della Madonna del Carso , alla quale apparteneva anche l’attuale paese, un tempo stanzia anche essa della confraternita che  fu tra gli ultimi beni ecclesiastici ad essere messi all’asta dalla Serenissima. Ai primi dell’800 è oggetto di importanti ristrutturazioni. Oggi ha destinazione residenziale abitativa.

Valizza

45.2803 – 13.3416
Umago/Umag
Realizzata tra il XVII e il XVIII secolo, a metà del ‘700 è oggetto di un importnte lavoro di restauro. La casa padronale, pur se deturpata dall’aggiunta di un lungo terrazzo, mantiene ancora intatta la sua forma rettangolare e la disposizione delle finestre. Anche le stalle sono state trasformate in abitazioni ancorché oggi tutto il complesso risulti in disuso.

Monte Rosso e Corona

45.2925 – 13.3220 E 45.2856 – 13.3229
Umago/Umag
Costruite tra il XVII e il XVIII secolo, entrambe le stanzie erano proprietà della famiglia Del Senno. Monte Rosso, che oggi funziona come azienda vinicolo-olearia, venne acquistata dai veneziani Manin nel 1805 e sono ancora ben individuabili la casa dominicale, la casa colonica e le stalle circondate da alti muretti a secco. A Corona, che ha conservato la sua funzione agricola, spiccato le lunghe e snodate stalle prospicenti il cortile chiuso ad ovest dalla casa colonica con suggestivo focolare esterno. 

Stanzia Grande

45.3001 – 13.3045
Umago/Umag
Costruita tra il XVII e il XVIII secolo, nel ‘600 era proprietà della famiglia Furegoni passata poi ai marchesi Fabbris.E’ il più noto e rappresentativo complesso agreste de territorio di Salvore. La casa dominicale incorpora nella facciata una torre di probabile origine difensiva più antica. Attualmente è in disuso ma vi è un progetto di riqualificazione residenziale turistico.

Volparia

45.2930 – 13.3043
Umago/Umag
Costruita tra il XVII e il XVIII secolo era proprietà dei conti Rota. Le sue forme attuali risalgono alla prima metà dell’800. Attualmente è in disuso.

Area umaghese

La parte settentrionale del territorio umaghese si presenta con caratteristiche ambientali ed insediative molto simili a quelle del così detto Carso di Pirano e perciò a stanzie composte da casa colonica e stalle. La zona meridionale di Umago invece, anche se in origine sviluppi simili alle stanzie, conobbe di fatto una diversa organizzazione per opera di due nobili famiglie favorite dalla Serenisima, i De Franceschi, oriundi di Candia e i Marcovich, originari di Antivari. Entrambe le famiglie abitarono stabilmente il centro delle loro vaste tenute realizzandovi significative dimore rappresentative.

Zambratta

45.2826 – 13.3038
Unago/Umag
La stanzia di Zambrattia risulta fondata nel XVII secolo da Zuane Bratti. Appartenuta ai conti di Capodistria, nel 1643 risulta proprietà dei conti di Momiano che la trasformarono nella loro residenza rurale. E’ possibile si trattasse di una semplice casa dominicale, le cui caratteristiche non sono molto variate nel tempo. Ai primi dell’800 la casa dominicale si presentava come un lungo casolare privo di decorazioni su due piani, con le stale al pian terreno e gli appartamenti dei conti al primo piano, raggiungibile con scala di pietra al centro della facciata. Ripetuti interventi ne hanno alterato lo stato originario alla pari di tutte le adiacenti case coloniche. Attualmente è in uso come residenza abitativa.

Sossi, già Carso

45.2728 – 13.3344
Umago/Umag
Casale con case coloniche e stalle del XVII secolo di proprietà degli umaghesi Sossa.
Accanto alle abitazioni padronali era indicata la presenza di un frantoio e di un piccolo forno da pane ancora visibile. Il loro interesse si deve all’aver mantenuto ancora ben riconoscibili le caratteristiche delle abitazioni dei piccoli possidenti della zona. Oggi adibiti ad uso residenziale abitativo.

Villa De Franceschi a Seghetto

45.2440 – 13.3238
Umago/Umag
Casale dominicale di origini seicentesche posta al centro delle proprietà agricole con edifici laterali con funzioni di cantina, fienile e granai. Nella parte retrostante settentrionale della casa dominicale, sono poste le case coloniche con i ricoveri per gli animali. Nel 1812   sul retro del palazzo venne aggiunto anche un torchio. Il complesso ha origine nel 1604 su aree disabitate date in affido al capitano Cuchich da Sebenico che lo colonizza con famiglie fuggite dalle avanzate turche nei Balcani.  Nel 1720 viene acquistato dai nobili De Franceschi, oriundi di Candia. Il complesso era tuto racchiuso da un muro di recinzione con un ingresso monumentale e una torre merlata. Dopo la seconda guerra mondiale, viene adibito a sede di una cooperativa agraria locale. Versa attualmente in precarie condizioni.

Palazzo Marcovich a a Petrovia

45.2519 – 13.3349
Umago/umag
Casa a tre piani a forma di “L” con grondaia in pietra collegata alle strutture più basse della casa colonica, delle stalle e del forno. Proprietà e residenza stabile dei conti Marcovich, originari dell’Albania Veneta che qui avevano ricevuto ampie terre incolte dalla Serenisima. La famiglia possedeva anche un mulino nei pressi del paese sul fiume Potocco di cui oggi però non rimane nessuna traccia.
Attualmente è adibita ad uso abitativo residenziale.

Area cittanovese

Villa Sabini-Grisoni a Dalia

45.2104 – 13.3235
Cittanova/Novigrad
Il complesso, realizzato tra XVII e XVIII secolo sorgeva in aperta campagna a settentrione di Cittanova. Si tratta della possessione più nota e suggestiva della nobiltà istriana (famiglie Sabini e Grisoni). Il complesso è tuttora composto dall’edificio gentilizio centrale di gusto neo classico, dalla chiesa dedicata a san Giovanni Battista, dalla canonica e da due barchesse , tutte strutture che venero realizzate , e in parte ristrutturate, tra il 1775 e il 1779 in chiave barocca, ma in realtà risalenti al XVII secolo. Sorta sul sito di un antico monastero dedicato a san Giovanni Battista, l’odierna villa con il suo circondario costituiva il primo feudo appartenuto ai vescovi di Cittanova, concesso in investitura ai Sabini di Capodistria nel 1273. Oggi è destinato in parte ad edilizia residenziale, mentre in parte giace in stato di abbandono.

Villa Rogo a Carpignano

45.1935 – 13.3325
Cittanova/Novigrad
Villa costruita tra il 1750 e il 1762 a nord ovest di Cittanova per volere del conte Carlo Rigo. Si componeva dal corpo dominicale al centro, con barchesse laterali adibite a stalla, fienile e rimessa. Le facciate principali formano un insieme unico orientato verso il mare. Oggi è in parte destinata ad abitazioni ad uso residenziale, in parte giace in disuso.  

Creta

L’indagine nell’isola di Creta ha riguardato la prefettura di Chania nella parte occidentale dell’isola, dove le ricerche relative ai tanti mulini e frantoi di epoca veneziana si sono iniziate a definire già dall’estate del 1996 e di seguito proponiamo un breve elenco per tipologie divisi tra mulini ad acqua e frantoi. 

Mulini

Mulino di Dramia

35.34524 – 24.31763
Apokoronas
Conosciuto anche come Mulino di Mavrakis, risale al XVI secolo. Realizzato in pietra su due piani con cupola a sesto acuto e due bocche di uscita dell’acqua. Dopo un relativamente recente restauro, giace in stato di abbandono ed è utilizzato come magazzino.

Mulino di Filaki

35.3195782 – 24.3266802
Apokoronas
XVII secolo con interventi alteranti successivi. E’ presente il resto della torre dell’acqua e un’uscita dell’acqua con apertura a sesto acuto. Dopo aver funzionato come mulino per la macinazione è stato attrezzato e usato come frantoio. Ora è di proprietà privata e giace in pessime condizoni.

Mulino di Filaki

35.19106 – 2419361
Apokoronas
Conosciuto anche come Mulino Nikolakakis. Edificio a due stanze con magazzino e alloggio risalente al XVII secolo. Versa i pessime condizioni.

Mulino di Dramia sul fiume Mousela

35.33029 – 24.32191
Apokoronas
Risalente al XVII secolo, realizzato in pietra su due piani. Con ampie parti in abbandono, conserva ancora le due prese d’acqua.

Mulino di Stylos

35.44260 – 24.13631
Apokoronas
Il mulino del XVII secolo apparteneva al convento di Patmos San Giovani Teologo. Si tratta del più grande mulino ad acqua di Creta, con cinque sbocchi di scarico. E’ stato in funzione sino al 1960. Restaurato, si presenta in discrete condizioni ed è visitabile.

Mulino di Emprosneros

35.36565 – 24.19061
Apokoronas
Risale al XVII secolo, caratterizzato da due spazi contigui con due scarichi d’acqua. Iace in stato di abbandono

Frantoi

Frantoio di Gavalochòri

35.423334 – 24.21288
Apokoronas
Risalente al XVII secolo, si presenta a due spazi contigui coperti da cupole semicircolari. E’ proprietà del Comune di Apokoronas. Versa in condizioni mediocri

Frantoio di Vamos

35.39206 – 24.20338
Apokoronas
Risalente al XVII secolo è proprietà del monastero di san Giorgio di Karidi. Realizzato sul lato orientale della villa veneta era stato realizzato per servire i residenti della villa e per le esigenze del monastero. Si presume fosse dotato di due macine; si trova in buone condizioni ed è visitabile.

Frantoio di Macherous

35.41524 – 24.13144
Apokoronas
Realizzato nel XVIII secolo. Costituito da due stanze attigue collegate da una grande apertura ad arco. Sono presenti tre macine di diverse dimensioni. La sala a nord, situata su di un livello più alto  , si distingue per le due finestre di epoche diverse. E’ stato in funzione fino al 1960. Ora è proprietà del comune. Nel 2002 è stato restaurato a cura della XIII Sovrintendenza delle antichità Bizantine.

Frantoio di Vamos /Saridaki

35.42133 – 24.13990
Apokoronas
Risalente al XVII secolo, il frantoio costituisce la prima fase costruttiva del grande complesso rurale. Si tratta di una grande sala quasi a parallelogramma divisa in due ambienti da due archi semicircolari. La prima sala, con due ingressi dal alto del cortile, era probabilmente usata per la raccolta delle olive. Nella seconda si trovava il frantoio vero e proprio, con le macine. Oggi è proprietà del Comune di Apokoronas.  

Veneto

Per il Veneto, l’aria di ricerca si è concentrata sui 6 fiumi di risorgiva che hanno origine e attraversano le provincie di Padova ,Treviso e Venezia.  L’elenco e la breve descrizione dei mulini ancora oggi presenti o intuibili in alcune loro parti essenziali sopravvissute come i salti delle vecchie gore, vengono proposti per singolo corso d’acqua con una numerazione progressiva da monte a valle e da ovest ad est. 

Tergola

Mulino Bepi Toson

45.63186 – 11.79926
Cittadella.
Conserva la ruota e l’intero complesso molitorio è ancora perfettamente individuabile e    suggestivo. La scarsa consistenza in questo primissimo tratto della Roggia Sansughe, tributaria originariamente del Tergola aiuta ad immaginare quale  potesse essere la dimensione utile di un qualsiasi corso d’acqua all’azionamento di un mulino.  

Mulino del Coppo

45.61363 – 11.82163
Tombolo
L’edificio è visibile solo in lontananza in quanto compreso all’interno di una attività produttiva di acquacultura.

Mulino Scudiero

45.354598 – 11.5013,18
Sant’Anna Morosina di San Giorgio in Bosco 
Attivo fino al 1990. Le ruote sono state rimosse nel 1935 per permettere l’escavo del letto del fiume. Sono ben individuabili nell’edificio i due fori di entrata dei fusi che trasmettevano il movimento delle due ruote di cui era dotato il mulino agli ingranaggi interni. 

Mulino rio Bianco

45.59499 – 11.89032
località Fratte di Santa Giustina in Colle.
Il mulino a tre ruote è collocato sul Rio Bianco, affluente di sinistra del  Tergola.

Mulino Sega

45.59573 – 11.83747
località Sega (San Giorgio in Bosco)
Le ruote idrauliche sono state presenti fino al 1975.

Mulino Busetto

45.56769 – 11.83754
Busiago di Campo san Martino.
Il mulino, alimentato in questo caso dal piccolo corso d’acqua chiamato “Ghebbo del Musato” è testimoniato a partire dal XVIII secolo. La  sua presenza oggi è intuibile dalla sopravvivenza dei manufatti idraulici delle gore.  

Mulino Benetello

45.58272 – 11.86801
Villa del Conte.
A tre ruote, testimoniato già nel 1600 di proprietà del N.H. Lorenzo Cappello. Dal 1914 al 1939 oltre alle macine alimentava un impianto idroelettrico. Nel 1912 le tre ruote sono state sostituite da 2 turbine che alimentavano 3 mole, 1 segheria, 1 trebbia e 1′ impianto di produzione elettrica.

Mulino Zorzi

45.57429 – 11.88835
Santa Giustina in Colle
Il mulino aveva tre ruote di cui una a caduta

Mulino Volpato

45.51248 – 11.93022
Campodarsego.
E’ ancora in attività come mulino.

Mulino Quattro Cà

45.48172 , 11.94740
Codiverno
Prima citazione nel 1310 a 2 ruote. Faceva parte del complesso della vicina villa Selvatico

Mulino Nalesso

45.49549 – 11.94149
località S. Andrea, Campodarsego

Mulino Santon

45.47804 – 11.93702
Codiverno
Il mulino è posizionato sul Rio Tergola ed è ancora in funzione. Conserva le macine. Sull’architrave scolpita data del 1647

Mulino Peraga

45.44256 – 11.96553
località Peraga di Vigonza
Il mulino risale ai primi secoli dopo il 1000. Nel 1760 vi viene murata una pietra di livello per il controllo dell’altezza dell’acqua allo scopo di garantire un aflusso di acqua sufficiente alla navigazione sul naviglio del Brenta. E’ dirimpetto al vecchio castello dei Da Peraga distrutto nel 1319 da Jacopo da Carrara. 

Muson Vecchio

Negli anni 20 tutti e sette i mulini sono ancora attivi e per effetto di un progetto di messa in sicurezza idraulica è prospettata la sola soppressione del Mulino Novo di Camposampiero.

Molti di questi mulini si presentano nella configurazione a isola, sono cioè posti in un’isola artificiale al centro del fiume. Si tratta di una soluzione che doveva tener conto dell’impetuosità del fiume a causa dell’immissione nelle sue acque, fino al 1612, del Muson dei Sassi il cui carattere fortemente torrentizio era sovente causa di grosse criticità. La soluzione ad isola permetteva di avere una buona possibilità di sfogo alle eventuali piene senza dover ricorrere alla realizzazione di canali scolmatori  aggiuntivi.

Mulino Vecchio

45.60484 , 11.91888
Loreggiola.
E’ il primo mulino sul corso del Muson nella sua riva sinistra. Trasformato con  trasformato nel ‘900 con l’installazione di turbine.

Mulino Nuovo

45.56613 , 11.96280
Camposampiero. 
Si trova dopo 7.750 rispetto al molino di Loreggiola. E’ attivo con una ruota fino agli inizi degli anni ’20 quando a scopo di messa in sicurezza idraulica ad opera del consorzio viene stabilita la soppressione del salto.

Mulino Baglioni

45.54874 , 11.99962
Massanzago.
posto dopo 4039 metri rispetto al precedente, appartiene alla famiglia patrizia veneziana Baglioni, ed è ricordato fin dal XVI secolo. Costruito a isola molitoria funziona per un periodo come segheria. Oggi sede di una interessante attività di bachicoltura con produzione di seta destinata nello specifico ad uso sanitario.

Mulino Mazzacavallo

45.53402 , 12.03285
Stigliano.
collocato dopo 3.352 meri rispetto al precedente, si conserva poco dell’impianto originario, anche questo ad isola molitoria. Proprietà in origine dei Tempesta di Noale.

Mulino di Stigliano

45.52703 , 12.05072
Stigliano
Posto a 1894 metri rispetto al precedente, anche questo ad isola molitoria.

Mulini di Sopra o Mulino Testa

45.49769 , 12.10771
Mirano.
Si trova a 7807 metri rispetto al precedente. Il mulino è citato già nell’XI secolo mentre il ponte che regge le chiuse è del ‘600.

Mulini di Sotto

45.49213 , 12.11312
Mirano.
Si trova dopo solo 964 metri rispetto al precedente. A sei ruote è citato già nell’XI secolo.

Marzenego

Ex Mulino Cosma

45.59570 11.97849
Loreggia
presente già nel 1533 a 3 ruote. In funzione fino al 1942. Rimane solo il salto.

Ex Mulino Leonardi

Piombino
Dese Documentato dal 1533 a 2 ruote . Conserva parte della pietra consortile e lo stemma dei Morosini proprietari dal 1582.

Mulino Zanini

45.59096 11.99894
Ronchi
Piombino Dese. Prima notizia dal 1514 a 2 ruote. In funzione fino al 1985 I 2 piani di altezza sono segno di importante attività. Conserva la pietra consortile.

Ex Mulino Gomierato

45.59044 12.00972
Ronchi
Citato la prima volta nel 1514 a 2 ruote delle quali sono ben visibili i fori di accesso dei fusi. Conserva la Pietra Zorza.

Ex Mulino Bonotto

45.57968 12.01956
Trebaseleghe
Traccie dal 1514 a 2 ruote. Disattivato dal 1977.

Ex Mulino Dotto

45.57426 12.02814
Trebaseleghe
Citato nel 1518 si trattava di 2 mulini ad una ruota su sponde opposte. Nel 1922 parziale demolizione di quello di destra. Conserva la Pietra consortile.

Ex Mulino Musaragno

45.56587 12.02747
Trebaseleghe
Citato nel 1519 a 2 ruote. Nell’800 è tra i mulini più grandi della zona. Dal 1980 abitazione privata. Conserva la Pietra consortile.

Mulino Zorzi – Mulino di Noale

45.55229 12.06098
Noale.
Citato nel 1533 a 2 ruote. Conserva la ruota e la Pietra consortile. Ora abitazione privata.

Ex Mulino Picchini

45.54873 12.07231
Noale
Ad inizio 600 è dei Morosini. Per un periodo ha in funzione 3 ruote.

Mulino Trevisan

45.54278 12.11547
Robegano
Citato nel 1533 a 2 ruote Dopo aver funzionato fino agli 80 come negozio di generi agricoli, Ora abitazioni private. Presenti nel giardino due vecchie macine. Conserva pietra consortile

Ex Mulino Carraro

45.54114 12.12493
Robegano
Citato nel 1492 a 2 ruote. Attivo fino al 1952 poi demolito. È ancora presente il salto e parte della Pietra consortile.

Ex Mulino Vian

45.53439 12.13429
Robegano
Prima notizia al 19 luglio 1341 a 2 ruote. In funzione fino a metà anni 50.

Mulino Gnocco

45.52799 12.15118
Maerne
Citato nel 1436 a 2 ruote. Ruota eliminata nel 1930. Conserva la Pietra Consortile.

Mulino Benvegnù

45.52394 12.16759
Maerne
Costruzione anteriore al 1514 a 2 ruote. Appartenuto ai Querini Stampalia. In funzione fino agli anni 60 con le ruote e fino al 1986 con energia elettrica.

Mulino Scabello

45.52451 12.18552
Trivignano
Si trova traccia del mulino in atti notarili del 1533 che lo indicano come proprietà di Marin Negri, proprietario e conduttore. In origine viene chiamato “mulin rosso del rio storto”, qualche anno dopo perde importanza a causa di un incendio e da quel momento è chiamato “mulin brusado”. Viene rapidamente ripristinato a partire dal 1607 e nel 1614 è in funzione con 2 ruote. Nel 1890 una delle due ruote è documentata come azionante una sega collocata nell’edificio in muratura sulla sponda destra del fiume. Con l’alluvione del 1966 perde la parte frontale sul fiume e diviene abitazione Conserva la Pietra consortile.

Mulino Cà Bianca

45.52081 12.19198
Trivignano
Nel 1085 è testimoniato in proprietà alle monache benedettine di S. Eufemia con 2 ruote. Nel 1568 passa ad altra congregazione monastica femminile (san Cosmo e Damiano). Viene aggiunta una nuova ruota e alzato. Con la soppressione napoleonica degli ordini monastici nel 1806 diviene demaniale per poi passare nel 1850 a proprietari privati che usano una delle mole per macinare zolfo. Nel 1568 la proprietà monastica oltre al mulino comprende altri 10 campi confinanti ed il mugnaio per la gestione paga alle monache 32 staia di frumento, 5 mastelli di vino, 5 capponi e 100 uova all’anno. Trasformato successivamente in cartiera, ora abbandonato. Conserva la Pietra consortile.

Mulino Fabris

45.51632 12.20116
Zelarino.
Le prime notizie risalgono al 1533. Nel 1611 funziona con a 2 ruote ed è proprietà dei Foscari. E’ ancora in funzione nel 1985.

Mulino Ronchin

45.50545 12.21617
Zelarino.
Primo documento forse del 1176 a due ruote. Attivo fino al 1966. Presenti Pietra zorza e Pietra consortile. Ora è sede di impresa artigianale.

Dese

Zero

Sile

Mulini di Dolo

45.42256, 12.0 45.42256, 
Dolo.  
Costruiti nel 1546 e terminati nel 1551, appartenevano alla repubblica e gli introiti degli affitti andavano all’ufficio delle acque che ne controllava la gestione. Devono un notevole sviluppo ed interesse dopo l’ordine di abbattimento dei mulini di Mestre che risaliva al 1531. Subiscono un rallentamento quando gli ingegneri idraulici progettano un taglio del Brenta che ne avrebbe diminuito la portata.

Molinetto della Croda

45.93803 – 12.19170
Refrontolo
L’attuale macina del Molinetto della Croda, con struttura in legno di rovere, è stata ricostruita negli anni ’90 su disegno e precise indicazioni dell’ultimo mugnaio, Ernesto Morgan, riuscendo in larga parte corrispondente nel funzionamento e molto simile nell’aspetto a quella di fine ‘800. La ruota esterna in legno è caratterizzata dal moto rotatorio inverso alla maggior parte dei mulini che ricevono la spinta dal basso. Si tratta infatti di una ruota “di carico”, che riceve la spinta dell’acqua dall’alto, riempiendo le tipiche “casette” in legno aumentando così il peso e la forza motrice per azionare le mole interne sfruttando al massimo la forza dell’acqua anche quando è scarsa. Il Molineto della croda nella valle del Lierza, rappresenta un caratteristico esempio di architettura rurale del XVII secolo. Nelle sue forme ultime è il risultato di interventi a più riprese che via, via dalla costruzione originale le cui fondazioni poggiano sulla nuda roccia, arrivarono a sucessvi ampliamenti che consentirono di ricavare i locali di dimora per le modeste famiglie dei mugnai. Cessa la sua attività nel 1953. Nel 1991 viene acquistato dal comune di Refrontolo e sottoposto a puntuali lavori di restauro

Maglio di Pagnano

45.80371 – 11.89503
Pagnano, Asolo
Risale al 1400 come testimoniato da una data incisa in una pietra dell’edificio (1468) e rappresenta uno dei più antichi, se non il più antico esempio di questo tipo di edifici in europa. Ha funzionato per la lavorazione del metallo fino agli anni ’70. 2 le ruote che sfruttavano la forza motrice di una canaletta derivante dal fiume Muson. Acanto alle due ruote è pesente un raro esempio di tromba idroeolica di concezione leonardesca funzionale alla ventilazione della forgia, una ingegnosa macchina soffiante che sfrutta l’acqua per generare aria compressa e spingerla verso la forgia, sostituendo i mantici e alleviando così la fatica dell’uomo. Di questa invenzione si trova traccia tra le macchine idrauliche progettate da Leonardo. L’officina nasce attorno al 1470 operando come maglio fino al 1600 quando per due altri secoli viene convertita a follo per la lavorazione del pani. Agli inizi dell’800 viene acquistato da un certo Valentino Colla, fabbro ferraio e torna ad operare come maglio. Proprietà del comune che ne ha operato il restauro in corso all’intero edificio.