RIVISTA DI CULTURA MEDITERRANEA

Farfalla crepuscolare, Manuel Silvestri

“ALBERTO MARTINI E I MISTERI SUSSURRATI”. Una serie di esposizioni celebra l’autore in occasione dei 70 anni dalla morte, di Carlo Sala

“La mia vita è un sogno ad occhi aperti” scriveva Alberto Martini in Vita d’Artista, la suggestiva autobiografia letteraria carica di ricordi e riflessioni scritta nel 1939-40. L’autore fu uno dei massimi interpreti della cultura figurativa europea, sospeso tra il Simbolismo di fine Ottocento e gli slanci verso la cultura moderna novecentesca dove anticipa tutta una serie di tematiche legate all’onirico, al sogno e – parafrasando le parole dell’artista – ai misteri sussurrati dai suoi fantasmi. Alla variegata produzione dell’autore, divisa tra illustrazione, pittura e scenografia, sono dedicate una serie iniziative che hanno il culmine nelle mostre allestite a Palazzo Foscolo nella sua città natale, Oderzo, per promuovere una rilettura critica di questa complessa figura.

Alberto Martini, Autoritratto,1911, carboncino, carta nocciola chiaro. Oderzo, Pinacoteca Alberto Martini, Fondazione Oderzo Cultura

Due volti dai tratti arcani e appena accennati si stanno baciando intensamente in un contesto oscuro dove le forme sembrano il risultato di una metamorfosi: l’immagine, Amore, è una delle sei litografie della celebre cartella del ciclo dei Misteri realizzato negli anni 1914-1915 da Alberto Martini. Queste grafiche sono una delle vette dell’intera produzione dell’artista e in esse vediamo una profonda meditazione sugli aspetti dell’esistenza umana: la nascita, la morte, il sogno, la follia, l’amore e l’infinito. In tali opere sono presenti una polifonia di riferimenti: dall’eco ancora presente della cultura simbolista, ad alcuni accenni alla scomposizione formale e al dinamismo delle avanguardie, ma quello che certamente sorprende è il loro aspetto proto-surrealista. Infatti, ciò che connatura questi lavori è il metterci di fronte a delle immagini che sono totalmente sconnesse dal dato reale, per portarci nei moti dell’inconscio in un mondo fatto di inquietudini, suggestioni, desideri e sogni.

Alberto Martini, Amore (serie Misteri), 1914-1915, Litografia. Oderzo, Pinacoteca Alberto Martini, Fondazione Oderzo Cultura

Un altro lavoro fortemente enigmatico, di qualche anno successivo alle grafiche sopra citate, è Il serpente (1916). La figura animale appare totalmente avulsa da una fenomenologia degli accadimenti: lo vediamo infatti collocato su un elemento cubico in quella che appare una spiaggia di fronte al mare. Ma a guardare bene non è posto sopra della sabbia, bensì in un pavimento luccicante di un interno, a creare così un senso perturbante di straniamento. Anche in tali opere si vedono anticipate tutta una serie di tematiche che nel decennio successivo saranno proprie del Surrealismo, perché dispiega un racconto interiore che rifugge i vincoli del reale. 

Alberto Martini, Follia (serie Misteri), 1914-1915, Litografia. Oderzo, Pinacoteca Alberto Martini, Fondazione Oderzo Cultura

Come è ampiamente noto, Alberto Martini ha un rapporto particolarmente fecondo con la letteratura, dai classici fino agli autori moderni. Negli anni Venti dà prova del suo eclettismo con il progetto del Tetiteatro (1923), dove si cimenta in ambito teatrale come scenografo all’insegna di un’idea di arte totale. Nel suo progetto immagina uno spazio scenico galleggiante sull’acqua dove musica, danza, poesia, pittura e architettura si possano fondere. Il nome di questa serie di studi è ispirato dalla ninfa marina Teti, a significare la centralità del ruolo dell’acqua come parte del dispositivo scenico per accentuare le espressioni visive. Anche se il Tetiteatro non è mai stato realizzato, rimane un ampio corpus di disegni che ne documentano lo sviluppo e le varie scenografie che l’autore aveva ideato per opere di Eschilo, Shakespeare, Maeterlinck, Shakespeare, Mallarmé, D’Annunzio e anche per musiche di Bach, Beethoven, Strauss, Debussy, Stravinsky. Alberto Martini ha scritto che “Nel Tetiteatro il palcoscenico è isolato in mezzo all’acqua. […] Gli scogli, le isole disseminate nel bacino, le penisole, i ponti aerei e praticabili, l’esistenza di una riva e moltissime altre concezioni architettoniche […] formeranno un complesso teatrale ed acquatico […] infinita sorgente di possibilità plastiche e drammatiche”.  

Alberto Martini, Il Bacio,1915, litografia. Oderzo, Pinacoteca Alberto Martini, Fondazione Oderzo Cultura

A chiudere il percorso delle opere permanenti è una sala dedicata alla figura femminile tra cui spicca il ritratto di Maria Petringa, moglie e modella dell’artista che dopo la morte di Alberto ebbe un ruolo fondamentale nel portare avanti la sua eredità culturale donando al Comune di Oderzo le opere che hanno permesso l’istituzione della Pinacoteca Martini. I ritratti realizzati in questo periodo testimoniano un ritorno all’ordine dove modernità e tradizione si fondono: in particolare, la moglie è raffigurata di profilo rifacendosi alla consuetudine rinascimentale –  mutuata dalla medaglistica romana – per sublimarne i tratti in una elegante bellezza. 

Alberto Martini, Notturno,1907, olio su tela. Collezione privata

Il percorso espositivo culmina nell’ampia esposizione Le storie straordinarie. Alberto Martini ed Edgar Allan Poe, che presenta oltre 120 opere per delineare la parabola artistica dell’autore dagli esordi alla maturità avendo il suo cuore nelle illustrazioni dei Tales dello scrittore americano. La mostra ricrea la dimensione europea dell’artista, aggiornato sulle nuove tendenze anche grazie ad alcune figure chiave come Vittorio Pica (conosciuto a Torino nel 1898) che troviamo nel dipinto Allegoria del genio della poesia o dell’Arte (1907-1911), dove sotto la figura principale appare un uccello dal volto con le fattezze del critico napoletano. Nella mostra sono esposti eccezionalmente i dipinti che nella Biennale di Venezia del 1907 costituivano la Sala del Sogno: Diavolessa, Nel Sonno e Notturno che appaiono come il culmine della poetica simbolista dell’autore.

Alberto Martini, Diavolessa, 1906, olio su tela. Collezione privata

La mostra ricostruisce il rapporto di Martini con i Racconti di Poe iniziato nel 1905 e che ha visto l’autore per oltre trent’anni lavorare all’illustrazione del testo realizzando più di 100 tavole. Queste nel corso degli anni avranno il plauso della critica e saranno presentate alla Biennale di Venezia nel 1909 e, a seguire, Roma e Bruxelles nel 1910 e a Londra nel 1914, suscitando l’interesse fin da subito della stampa francese e inglese. Martini lavora sul testo illustrando la versione francese tradotta da Baudelaire ed evidenziando nelle sue tavole gli aspetti cupi della narrazione, dove, nelle fattezze dei vari personaggi, campeggia una trasfigurazione grottesca e deforme. Come sottolineato dal curatore Alessandro Botta, Martini si distacca da una trasposizione filologica del testo “ricercando una sintesi figurativa cosciente o allucinatoria” capace di fondere suggestioni diverse. Accanto alle opere del maestro italiano sfilano una serie di lavori di importanti autori come James Ensor, Édouard Manet e Gaetano Previati che affrontano il medesimo tema letterario. 

Sempre a Palazzo Foscolo va di scena un dialogo tra Alberto Martini e il contemporaneo.

Jacopo Valentini, Buffalmacco, Camposanto, Pisa, Stampa a getto d’inchiostro. Courtesy Galleria Antonio Verolino, Modena

La mostra Concerning Dante di Jacopo Valentini è un progetto fotografico legato all’immaginario dantesco che ripercorre lungo l’Italia i viaggi reali compiuti dal poeta e quelli letterari attraverso il suo capolavoro, la Divina Commedia. La ricerca si snoda attorno a tre luoghi simbolici, che sono interpretati come i varchi che conducono rispettivamente a Inferno, Purgatorio e Paradiso, dei veri e propri punti di contatto tra la narrazione della Commedia e la realtà̀ del territorio italiano; il percorso presenta anche delle immagini fotografiche di still life che raccontano le opere di tre autori che hanno contribuito a creare l’immaginario legato al poema sacro: Federico Zuccari, Robert Rauschenberg e Alberto Martini. Accanto ai lavori del giovane fotografo sono esposte le tavole delle illustrazioni della Commedia. Il profondo legame di Alberto Martini con il testo dell’Alighieri è testimoniato dalle 298 tavole conservate a Oderzo (intraprese nel 1901 e riprese in più occasioni, tra il 1922 e il 1944), che costituiscono il fondo più corposo e raccontano di quattro decenni di meditazioni sul poema. In tal senso l’artista dichiarò: «Tre volte, nella mia vita, seguii religiosamente il Divino Poeta attraverso i tre mondi… Il Poema Sacro mi fu sempre di grande conforto, a volte mi placò e visse paradisiaco o infernale nei miei sogni». 

Carlo Sala, Coordinatore scientifico delle celebrazioni martiniane


Palazzo Foscolo, Oderzo (TV)
Promosso da Fondazione Oderzo Cultura 
Le storie straordinarie. Alberto Martini ed Edgar Allan Poe
A cura di Paola Bonifacio e Alessandro Botta
Alberto Martini artista dell’onirico
A cura di Roberto Costella e Carlo Sala
Concerning Dante. Jacopo Valentini
A cura di Carlo Sala

27 settembre 2024 – 25 marzo 2025
Orari: da martedì a giovedì, ore 9.30-13 e 14-17 | venerdì, ore 9.30-13 e 14-19
sabato e domenica, ore 14-19 
https://www.oderzocultura.it


Immagine di copertina
Alberto Martini
, Farfalla crepuscolare, 1912-1913, pastello su carta. Collezione privata, ph. Manuel Silvestri

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