Il tema della Biennale 2022 curata da Cecilia Alemani prende ispirazione dal libro di favole dell’artista surrealista Leonora Carrington intitolato ll latte dei sogni.
Ed è proprio in un sogno che sembra di entrare quando si varca la soglia delle Corderie dell’Arsenale, anche se non sempre di sogno piacevole si tratta. All’interno del percorso, tra immagini oniriche di creature fantastiche si stagliano anche immagini tenebrose provenienti dai nostri più inquietanti incubi, in un viaggio fantastico attraverso le metamorfosi dei corpi e la definizione dell’umano.
Una visita merita sicuramente il Padiglione Italia per la sua profonda riflessione sulla società contemporanea. I temi qui approfonditi sono la pressione dello sviluppo tecnologico, l’aggravarsi delle difficoltà sociali, il diffondersi della pandemia ed il pericolo di imminenti disastri ambientali, che ancora una volta ci ricordano che come uomini non siamo invincibili, ma parte di un sistema di elementi coesistenti che ci lega gli uni agli altri. Come diceva infatti il filosofo latino Lucio Anneo Seneca: “La terra è un solo paese. Siamo onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino”.
Storia della Notte e Destino delle Comete è il titolo del progetto espositivo del Padiglione Italia a cura di Eugenio Viola, che per la prima volta nella storia della Biennale presenta l’opera di un solo artista: Gian Maria Tosatti.
Si tratta di un’enorme scenografia teatrale dove si è invitati ad entrare in religioso silenzio.
La narrazione si articola in due atti, scanditi dalle due parti che rappresentano il titolo suggestivo dell’installazione.
Nel primo atto, Storia della Notte, si percorrono corpi di fabbrica abbandonati, l’unica presenza umana è evocata dalle note della canzone “Senza fine” di Gino Paoli che ci rimanda in tono nostalgico e malinconico agli anni del boom economico e della dolce vita.
Si susseguono in quest’ambiente macchinari destinati a cadere in disuso. Nel secondo, grandi aspiratori, che non sono più collegati a nulla, pendono dal soffitto, senza occupazione ed inermi, vittime anche loro della spietata legge industriale. Si arriva poi ad un appartamento, che rimanda a quelli che occupavano i custodi o i proprietari della fabbrica, se si trattava di una dimensione familiare. L’atmosfera è degradante, gli interni dell’appartamento vengono violati nella loro intimità dal visitatore, che si trova in una situazione di disagio. Continuando il percorso si accede ad un terzo capannone industriale occupato da file di macchine da cucire, scarsamente illuminate. Ci si chiede dove siano finite le persone che le animavano e cosa staranno facendo oggi. Sono state sostituite? La produzione è stata delocalizzata altrove? Avranno trovato un’altra occupazione? Alle pareti, faldoni e registri di entrata e di uscita ci ricordano che qui un tempo era in atto la vita.
Lo scenario evocato da Tosatti è distopico, lontano dall’ideale ottimistico del “miracolo” italiano.
Concluso il primo atto ci prepariamo al secondo, ll Destino delle Comete, in cui la realtà si traduce in un’esperienza catartica. L’ultimo ambiente, infatti, si apre inaspettatamente su un mare notturno e agitato che sbatte contro una sorta di banchina. Gli ambienti rimandano ad una città semi-sommersa, dove l’acqua sta invadendo tutto, purificando gli spazi contaminati dall’attività umana.
Il Destino delle Comete, ci ricorda come la Natura oltraggiata, fin dai tempi del diluvio, non perdoni l’uomo e sia pronta a riprendersi i suoi spazi.
ll diluvio universale è un tema ricorrente in numerose tradizioni mitologiche. Un evento ciclico, distruttivo, ma anche di rinascita universale.
Il Destino delle Comete si interroga sul futuro del mondo e degli uomini chiamando direttamente in causa noi spettatori arresi posti davanti a questa realtà che ci è sfuggita di mano, ma dalla quale non possiamo scappare. L’opera ci pone di fronte a un capovolgimento di valori, riportandoci a risentirci parte di una natura madre e non matrigna, ad ascoltare le sue leggi, scoraggiandoci dal desiderio di dominarle ancora.
Nonostante il paesaggio apocalittico, all’orizzonte di questo mare oscuro e minaccioso, si alza un segno di una speranza possibile: centinaia di lucciole che volano su un mondo in cui la Natura ha riconquistato il predominio e la sua legge suprema di armonia e crudeltà.
Si tratta di un urlo struggente dell’umanità che ha attraversato la Terra in una traiettoria rapida e luminosa, come una cometa, senza che, in fondo, le fosse mai stata garantita la sicurezza di abitare questo pianeta per l’eternità.
Pier Paolo Pasolini scriveva «Darei l’intera Montedison per una lucciola», nella chiusa di un articolo polemico intitolato Il vuoto del potere in Italia, nel febbraio del 1975.
L’intellettuale italiano denunciava la scomparsa delle lucciole, per identificare un passaggio epocale nella storia italiana: «Nei primi anni Sessanta, a causa dell’inquinamento dell’aria, e, soprattutto, in campagna, a causa dell’inquinamento dell’acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a sparire le lucciole…».
La scomparsa delle lucciole è dunque un simbolo per segnalare un drammatico cambiamento che Pasolini definisce come un ‘genocidio’ culturale: il neocapitalismo.
Il Destino delle Comete può metaforicamente rappresentare quella lucciola, sospesa sulla grande distesa d’acqua scura che chiude l’opera, alludendo sì alle conseguenze delle catastrofi ecologiche, ma anche manifestando, come nella tradizione cara alla tragedia greca, almeno da Aristotele in poi, l’elemento catartico dell’opera.
Immagine di copertina
Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, a cura di Eugenio Viola, Commissario del Padiglione Italia Onofrio Cutaia. Courtesy DGCC – MiC
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Biografie
Eugenio Viola
Nato a Napoli nel 1975, vive e lavora a Bogotá, Colombia.
È l’attuale Capo Curatore del MAMBO – Museo de Arte Moderno de Bogotá, in Colombia. Dal 2017 al 2019 è stato Senior Curator del PICA – The Perth Institute of Contemporary Arts a Perth, in Western Australia. Dal 2009 al 2016 è stato curatore al Museo MADRE di Napoli, dove, dal 2013, si è occupato dello sviluppo della collezione del museo. Ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università degli Studi di Salerno in “Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico-artistica” ed è studioso delle esperienze legate alla performance e al corpo.
Collabora da molti anni con la rivista americana Artforum e l’italiana Arte. Suoi scritti sono stati pubblicati anche su Flash Art, Segno, Exit Express, Arte e Critica, Enciclopedia Treccani e molte altre riviste italiane e internazionali.
Gian Maria Tosatti
Nato a Roma nel 1980, vive e lavora a Napoli.
Formatosi nel campo performativo, inizia nel 2005 a Roma un percorso al confine tra architettura e arti visive, realizzando installazioni ambientali site-specific che diventeranno il segno distintivo della sua opera. Tra il 2008 e il 2018 vive e lavora a New York, prima di ristabilirsi in Italia, a Napoli. I suoi progetti sono indagini a lungo termine su temi legati al concetto di identità, sia sul piano politico che spirituale, concepite per interi edifici o aree urbane. La sua pratica coinvolge spesso le comunità connesse ai luoghi in cui le sue opere prendono corpo. La mostra al museo Madre di Napoli nel 2016, a cura di Eugenio Viola, è stata la prima personale dell’artista in un museo pubblico italiano. È in preparazione per il 2023, presso l’Hangar Bicocca di Milano, la prima mostra antologica sulla sua carriera a cura di Vicente Todolì.
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Cecilia Fortuna
Ha studiato lettere e filosofia all’Università Cattolica di Milano, specializzandosi in storia dell’arte con una tesi in storia dell’architettura moderna. Ha conseguito il Master in Interactive Media for Interior design all’Università Iuav di Venezia.
Docente di lettere alle scuole superiori, collabora per la promozione della cultura, dell’arte e del design con riviste di approfondimento culturale e magazine online come Ars Now Magazine e Finnegans.
A Milano ha collaborato con la casa editrice 24 Ore Cultura per la realizzazione di mostre e cataloghi d’arte. Ha lavorato per diverse agenzie di comunicazione per la promozione di prodotti di interior design, lavorando per aziende come Arclinea Arredamenti, Cassina e Poltrona Frau.
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