Caldo é l’abbraccio del Sogno quando si fa bambino e scende a ricordarci quali sono le necessità dell’anima.
Ed ecco che l’animazione dei Grimoon diventa estensione dell’immaginario musicale, perché a volte non bastano le parole per entrare in un mondo fatto di mondi.
I Grimoon sono una band dicotomica, che definirei folk-cosmonautica e che verte a colmare le massime distanze, che siano disperate traversate di un mare che si fa velluto dentro agli occhi della speranza o viaggio ‘Vers la lune’, che ammicca dentro al miraggio della sconfitta della solitudine.
Nella loro musica si ritrovano le atmosfere malinconiche dei Devics, i sospiri di Hector Zazou, le policromie dell’impressionismo francese, le visioni elettriche di Arvo Pärt, le avanguardie sperimentali di Brian Eno e John Cale, i movimenti notturni di Brendan Perry, tutte le vertigini del dark cabaret addolcite da venti antichi provenienti da chansonniers come Trenet e Sardou.
La sensazione all’ascolto é che il risultato sia la ricerca dell’Oggetto musicale puro inteso come identità, ma che contemporaneamente si abbisogni tributare, nella struttura armonica, tutto il bagaglio acquisito, legandolo indissolubilmente ai fotogrammi del loro universo onirico in guisa di colonna sonora. Come a dirci: “Vi abbiamo messo la musica ed ora partite con noi…”.
Solenn Le Marchand e Alberto Stevanato, fondatori del gruppo, assieme a Marco Centasso (basso e synth), Alberto De Grandis (chitarra) e Niccolò Romanin (batteria), sono la formazione che ha appena presentato in prima a YouTheater, al Teatro del Parco a Mestre (Ve), il loro ultimo complesso lavoro Clair Obscur, un’esperienza ai limiti del tattile, che si muove in diade armonica assieme al lungometraggio Il viaggio di Alan.
Nella loro poetica visiva si avvertono tutti gli afflati formativi, dall’eredità tecnica di Georges Méliès e Karel Zeman, al surrealismo di Jan Swanmaier, ai sussurri crepuscolari di René Clair, fino ad arrivare a certe declinazioni delle atmosfere fiabesche di J.Trnka.
Incontriamo Solenn e Alberto per Finnegans e con la gentilezza che li connota ci accompagnano in loro.
I Grimoon nascono nel 2003 da una visione di Solenn Le Marchand e Alberto Stevanato. Come vi siete conosciuti e come è nato il desiderio di condividere questo viaggio musicale?
Alberto Sono passati molti anni da quell’incontro. Ho conosciuto Solenn tramite degli amici in comune. Lei studiava cinema a Venezia, io suonavo in una band che si chiamava Libra, facevamo noise rock di matrice decisamente americana con una cura maniacale del suono. Pur essendo autore dei testi, all’interno di quel gruppo mi mancava l’espressione completa, sentivo che quelle canzoni non mi rappresentavano totalmente, erano sempre una mediazione.
Ho invitato Solenn alcune sere in sala prove e le ho fatto sentire delle armonie che avevo in testa, per lo più low/minori/desertiche. Ricordo ancora il suo quaderno dove annotava poesie, riflessioni, frasi in francese, in italiano e inglese. In quelle sere alcoliche abbiamo scritto le prime canzoni dei Grimoon e ci piacevano molto. Io ero gasatissimo, provavo per la prima volta l’eccitazione di aver scritto qualcosa di originale, al di fuori degli stereotipi del grunge, del rock, ed eravamo consapevoli che stavamo scrivendo qualcosa di unico, nostro, inimitabile. Poi lei studiava cinema e ci siamo comprati a rate una telecamera digitale con il libretto della pensione di mia madre e abbiamo incominciato a fare i primi video. Per ogni canzone volevamo abbinare un cortometraggio; in fin dei conti io ero la musica e lei il cinema con le parole.
Questa storia ci ha portato fin qui, sei album, più di 70 cortometraggi e 3 film. Tutto autoprodotto, come degli artigiani della musica, con alcuni difetti ma tanto cuore. Da quel giorno fino ad oggi abbiamo fatto dischi, ma anche un’etichetta discografica Macaco Records, una co-housing, uno spazio di cultura e creatività di nome ‘Anim’arte’, rassegne musicali, festival ecc.
Ebbi il piacere di vedervi per la prima volta, nel 2010, al Centro Sociale Rivolta di Marghera (Ve) come gruppo supporter dei Black Hearth Procession, ma la collaborazione con Scott Mercado e Pall Jenkins era iniziata già dal loro tour promozionale dell’album The Spell ed è continuata anche dopo. Avete nuovamente progetti per il futuro insieme e com’è stata quest’esperienza?
Alberto Dopo aver fatto il primo ep Demoduff #1 eravamo felicissimi del nostro lavoro, sentivamo che c’era un sound originale ed eravamo alla ricerca di musica ed ispirazione. Assieme a Claudio Favretto, io e Solenn andavamo sempre a concerti in tutti i club ed una sera capitammo quasi per caso al concerto dei Black Hearth Procession al Jam Club di Mestre, invitati dal gestore Marco Bagaggiolo dei Zabrinsky. Io non li conoscevo e nemmeno Solenn. Ricordo ancora la spilla con il cuore illuminata che aveva Pall Jenkins quella sera durante il tour di ‘Amore del tropico’. A quel concerto ho avuto un colpo al cuore, ho capito cosa dovevamo fare, cosa cercare nella musica e nel nostro suono. Loro sono e rimangono uno dei nostri gruppi di riferimento, di ispirazione. Dopo il concerto, Pall era seduto a bere al bancone ed io e Solenn, giovanissimi, ci siamo avvicinati presentandoci e gli abbiamo dato il nostro cd. Da li siamo rimasti amici, abbiamo fatto molte date assieme e anche registrato un album, Le Deserteur. Siamo sempre in contatto soprattutto con Scott Mercado, che all’epoca era il loro bassista. Lui è diventato una sorta di zio per i nostri bimbi. In questo disco prodotto in piena pandemia, gli incontri erano difficili, soprattutto sulla lunga distanza e non abbiamo avuto modo di collaborare.
In futuro chissà…
La condivisione, anche degli spazi, sembra un concetto molto importante per voi, che contempla sostenibilità, accrescimento culturale ed integrazione. L’esperimento di co-housing perdura? E se sì, com’è maturato nel tempo?
Solenn Abbiamo lasciato la co-housing alcuni anni fa per tornare a concentrarci sull’arte e la cultura, tornando a vivere in città. Infatti nel 2019 abbiamo aperto uno spazio creativo in centro città a Mestre, dove organizziamo attività per bambini, ragazzi e adulti. Ad ‘Anim’Arte’ (così si chiama) portiamo avanti la nostra ricerca di condivisione, non più abitativa ma artistica, culturale e inclusiva. È un luogo di libera espressione artistica e creativa, che mescola i generi e le arti, proprio come facciamo con i Grimoon. Realizziamo laboratori, ospitando persone fragili e non, rifugiati e curiosi dell’arte ecc. È un luogo molto importante per noi, perché ci consente di condividere l’amore per la creazione artistica a 360°, portando poesia e bellezza a tutti, grandi e piccini, fortunati e meno fortunati…
Da poco è uscito il vostro nuovo album Clair Obscur per Tempesta records, etichetta indipendente capitanata da Davide Toffolo, leader dei Tre Allegri Ragazzi morti. Nove brani prodotti in collaborazione con Sasha Tilotta, voce e tastiera degli Stash Raiders, nonché batterista dei Three Second Kiss. Com’è nato il sodalizio con questi artisti?
Alberto Clair Obscur è stato accolto bene dalla Tempesta Dischi già al primo ascolto. Ci conosciamo da tanto tempo, da quando abbiamo suonato e registrato assieme La compagnie des chats noirs. Abbiamo fatto anche delle aperture ai TARM e quando c’era modo ci siamo incrociati. La Tempesta supporta un disco importante con una tematica attuale ed è bello che lo faccia. Noi ne siamo onorati, perché è una delle più belle etichette italiane. Firmare un disco per la Tempesta è un traguardo per una band come noi.
Per quanto riguarda Sacha è un vecchio amico, abbiamo conosciuto prima i suoi genitori (Uzeda), poi lui. Alla fine del tour e la promozione di Vers la Lune, io e Solenn ci siamo chiesti che direzione prendere. Ho pensato che a livello musicale ed artistico, per produrre il nuovo disco dovevo stare vicino ad un musicista che smussasse il nostro lato più pop. Sacha ha una grande influenza noise, ma anche melodica, ed è stato un musicista e produttore importante in quel momento della nostra carriera artistica, capace di “chiudere” e dare forma a dei pezzi che erano solo nella nostra testa. Ci trovavamo all’interno della pandemia e tutto era lento e difficile. Sasha ha suonato batteria, basso e piano per il nuovo disco dei Grimoon. Ci ha capiti e ha prodotto assieme a noi uno spettro sonoro interessante, calibrato ed originale. Poi sono intervenuti come sempre gli amici musicisti che hanno contribuito a finalizzare il disco: Enrico Gabrielli, Cabeki, Erik Ursich; Alessandro Fabbro e Alberto De Grandis, ecc.
Il missaggio è affidato al nostro fonico di sempre Mattia Gastaldi.
Dalla grafica della copertina del disco, all’adozione d’occhi di carta spalancati a coprire le palpebre (che rimanda al Testamento d’Orfeo), tutto appare un omaggio a Jean Cocteau. È stata così forte la sua influenza poetica per la vostra formazione?
Solenn Sì! Jean Cocteau ci ha ispirati moltissimo: siamo anche andati sulle sue orme in Provenza qualche anno fa… La sua estetica ci affascina: un poeta “tocca a tutto”, che ha realizzato capolavori indiscussi del cinema, della letteratura ecc. L’ho scoperto alle Superiori e da allora è sempre stato una fonte inesauribile di ispirazione, anche se in questi ultimi anni la nostra ricerca estetica ci ha portati verso artisti più concreti, più sociali. Ma lui è sempre lì vicino a noi… quasi una guida spirituale.
A marzo ad accompagnare l’uscita del singolo Cross the wall , ha visto la luce il primo capitolo del lungometraggio “Il viaggio di Alan”, che accompagnerà i live in un vero e proprio video-concerto. Da ricordare l’assist in questo caso di una Signora dell’animazione, Francesca Ferrario…
Solenn Sì, Francesca è nostra compagna d’avventura da molto tempo. Abbiamo collaborato insieme diverse volte, con nostro grande onore. Lei è una delle migliori animatrici di stopmotion in Italia: ha lavorato per numerose produzioni internazionali (Galline in fuga per esempio, per citare solo la più nota). È una carissima amica e quando mettiamo in moto progetti in stopmotion, è sempre la prima che chiamiamo. In realtà, oltre a lei, hanno partecipato al nostro film anche altre figure molto importanti per noi: Elisa Bonandin, straordinaria animatrice 2D che ha curato la produzione di uno dei capitoli de Il viaggio di Alan e per la prima volta abbiamo collaborato con un’artista modenese, Giorgia Goldoni, che ha firmato l’artwork di uno dei nostri video in cutout animation (animazione di carta). Come di consueto, abbiamo realizzato un cortometraggio per ogni canzone; quindi era necessario chiamare a raccolta anche gli amici animatori, proprio perché i tempi di produzione per lo stopmotion sono lunghissimi.
I vostri video, prodotti da ‘Anim’arte’, si avvalgono principalmente delle tecniche di stop motion e clay motion, tecniche che prevedono tempi di produzione dilatatissimi. Giorno dopo giorno avete creato un figlio e gli avete dato un padre ad accompagnarlo. Com’è stato imbarcare Alan in una conchiglia alla ricerca di un futuro migliore?
Solenn Negli ultimi 10 anni ci siamo perfezionati nella tecnica dello stopmotion e i Grimoon risentono ovviamente dell’amore per questo genere di animazione. I tempi di produzione, però, si dilungano oltre misura: è uno dei motivi per cui sono passati così tanti anni dalla nostra ultima uscita discografica. Devi considerare che per un video di 3 minuti, devi scattare più di 4000 fotografie (e ovviamente devi aver creato i personaggi – che puntualmente si rompono – e tutti gli ambienti); … quindi per un intero album… beh, mi perdo a fare il conto!
Il Viaggio di Alan è un progetto che ci ha portati a riflettere su un tema durissimo: i bambini che muoiono nel tentativo di raggiungere luoghi dove vivere una vita migliore. Non era facile trattare questo tema senza cadere nel drammatico. Abbiamo pensato e ripensato ogni passaggio, ogni momento, cercando soluzioni poetiche, speranza…
Le voci di Alan e di suo padre sono quelle di un papà e suo figlio curdi, con una storia molto forte alle spalle. Abbiamo imbarcato anche loro sulla barca conchiglia: è stata un’esperienza densa, potente. Il film è dedicato ad Alan Kurdi, quel bambino di tre anni annegato nel 2015; il bambino con la maglietta rossa, sdraiato su una spiaggia turca, morto fuggendo dalla Siria in guerra. L’immagine ci ha colpiti: eravamo neo-genitori ed era insostenibile! Poi continuavano ad arrivare nuovi nomi, nuove storie di bambini e bambine che morivano cercando un mondo migliore… la produzione del film è stata molto lunga e la lista di bambini diventava infinita. Nel frattempo, noi ad ‘Anim’Arte’ incontravamo direttamente alcuni sopravvissuti nei nostri laboratori artistici e così l’esperienza diventava sempre più profonda, più reale… credo che ci sia un po’ tutto questo nel risultato finale.
Crediamo profondamente che l’arte abbia un ruolo importante nella sensibilizzazione nei confronti di queste tematiche. Ci sono molte realtà artistiche che ne parlano, come per esempio ‘Good Chance Theater’, che hanno portato la marionetta gigante di Little Amal in tour dalla Siria al Regno Unito. Sono tutte esperienze bellissime, danno speranza…
Clair Obscur dei Grimoon è a supporto di ‘Mediterranea Saving Humans’, che sostiene le missioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Raccontateci questo progetto.
Solenn Ritornando al 2015, quell’anno abbiamo capito che dovevamo dedicare un disco al tema della migrazione (avevamo dedicato il disco precedente all’ambiente e alla salvaguardia del pianeta), per raccontare il dramma dei bambini morti in cerca di un mondo migliore. Volevamo sensibilizzare, raccontare con la musica e le immagini, usando i potenti linguaggi dell’arte per testimoniare. Ma non ci bastava: dovevamo fare qualcosa di più, qualcosa di concreto! Così abbiamo pensato di supportare Mediterranea Saving Humans, creando un merchandising dedicato con il quale sostenere direttamente chi interviene in mare. Proprio ieri abbiamo fatto il primo versamento a loro favore con i proventi delle magliette vendute al concerto di presentazione del disco. È solo una goccia nel vasto mare, e ci sentiamo ancora molto impotenti di fronte a questo grande dramma, ma qualcosina proviamo a farlo!
Lasciamo I Grimoon ringraziandoli del loro contributo e vi rimandiamo al loro sito www.grimoon.com per gli aggiornamenti sulle prossime esibizioni e per unirci al loro progetto solidale.
Immagine di copertina
Da sinistra, Alberto Stevanato, Marco Centasso, Solenn Le Marchand, Niccolò Romanin e Alberto de Grandis.
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