RIVISTA DI CULTURA MEDITERRANEA

Tobia Ravà – ALGORITMI TRASCENDENTALI Mostra alla Bevilacqua La Masa di Venezia

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Tobia Ravà  ALGORITMI TRASCENDENTALI

di Maria Luisa Trevisan

 

 

          Gli algoritmi sono dappertutto – così come diceva Pitagora che tutto è numero – sembrano essere insostituibili ed in grado di risolvere qualsiasi problema. A partire dal 1996 Tobia Ravà ha cominciato ad inserire nelle sue opere cifre alfanumeriche derivate dall’alfabeto ebraico, con una logica che nel corso degli anni si è fatta sempre più stringente. In questa mostra propone i suoi lavori come percorsi algoritmici in cui qualsiasi elemento – anche nell’ambito del trascendente – è legato da una logica di senso attraverso la ghematrià (permutazione lettera-numero) ed i concetti base della kabbalah (“ricezione”, tradizione mistica del pensiero ebraico).

Albero di luna, 2015. Resine e tempere acriliche su tela, cm 130 x 130

          L’artista è riuscito ad operare una mirabile sintesi del suo percorso esistenziale, artistico e culturale tra simbolismo, surrealismo, forme elettromorfe, graffitismo e grafismo, creando un genere nuovo che possiamo definire concettualismo estetico, in quanto alla logica serrata dei percorsi ghematrici e dei diversi livelli di lettura dell’opera, si aggiunge l’aspetto accattivante delle forme e dei colori. Nei suoi lavori ritroviamo Venezia, la sua città, la cultura ebraica, e quella mitteleuropea assorbita da parte materna (con la letteratura e la musica), ma anche la matematica da parte paterna (i nonni, padre e tre zii ingegneri), e la semiotica appresa all’Università di Bologna da Umberto Eco e Omar Calabrese e praticata poi anche nell’arte con il gruppo “Triplani” aggiungendo alla semiotica biplanare un terzo piano simbolico. “Triplani”, costituito nel 1993 insieme a Franco Cimitan, Roberto Fontanella, Guerrino Pain e Cesare Vignato, nasce dal loro incontro e discussioni con il critico d’arte Umberto Daniele nell’ambito delle Collettive alla Bevilacqua La Masa a cui gli artisti partecipano negli anni ’90 (vedi nota).

 

Bosco dei triangoli azzurri, 2012, cm 110 x 130

 

          La particolarità del suo lavoro risiede nella texture alfa-numerica legata alla ghematrià, e alla kabbalah che studia meticolosamente prima della stesura sulla superficie dell’opera. Se per Van Gogh era importante la funzione del seminatore, per Tobia Ravà è fondamentale quella del tessitore dove le parole ed i numeri, le immagini ed i significati s’intrecciano in una sorta di trama ed ordito. Negli ultimi decenni usa come texture esclusivamente numeri e lettere ebraiche che, come altre scritture antiche, hanno sia un valore di lettera che di numero. Questa caratteristica si chiama in ebraico: גימטריא/גימטריה , traslitt. gēmaṭrijā, ghematria, ha valore 263 ed è legata al tessere, dal momento che ha lo stesso valore numerico di soreg che significa tessitore. Inoltre la forma delle lettere deriva dalle antiche scritture mediorientali, come quella cuneiforme e geroglifica, essendo per lo più racchiudibili in un quadrato con rimandi a forme e simboli. Così in ogni opera sviluppa un percorso simbolico a rebus costruito su piani di lettura diversi attraverso il criterio di permutazione delle lettere in numeri (ghematrià) in uso fin dall’antichità nell’alfabeto ebraico, secondo cui ad ogni lettera corrisponde un numero, così ogni successione alfabetica può considerarsi una somma aritmetica.

Infinito a Cannaregio, 2019. Catalizzazione UV su alluminio, cm 100 x 130

 

          Nei suoi lavori confluiscono gli studi compiuti sulla mistica ebraica in particolare in relazione al kabbalista di Safed, Itzachq Luria, il cui pensiero si basa su tre momenti: Tzimtzum primordiale – Contrazione della Divinità; Shevirah – Frantumazione dei vasi delle Sephirot; Tiqqun – Restaurazione. Seguendo questi percorsi concettuali, Tobia Ravà ricrea i luoghi del reale servendosi di un linguaggio codificato riferito ai numeri relativi alla traslitterazione delle 22 lettere che compongono l’alfabeto ebraico, che hanno un significato spirituale e numerologico, metafora di una disgregazione attraverso le scintille di un Big Bang ancestrale e propone un percorso etico-filosofico, al contempo antichissimo e contemporaneo, per una nuova lettura in chiave etica dell’agire nel mondo in cui viviamo.
Nei suoi lavori si evidenzia un recupero dei valori legati alla bellezza e al rispetto dell’ambiente, ma anche della storia e di tutto ciò che l’uomo ha prodotto come risultato di conoscenze e saperi.

 

Kaddish di Caporetto, 2017. Resine e tempere acriliche su tela, cm 80 x 90

 

          L’esposizione presenta lavori recenti riguardanti il mondo naturale quali boschi, canali veneziani, architetture, piazze e porticati urbani costruiti da percorsi legati alle sequenze matematiche in relazione allo spazio e al tempo, ma anche vortici ed orologi simbolici ed elementi a spirale che presentano i numeri della sequenza di Fibonacci, così come i nuovi bronzi a cera persa, raffiguranti per lo più animali, in cui riallaccia il rapporto con le tecniche più antiche della scultura e nel contempo con la sua città: come in Clara, dedicato alla “rinocerontessa” più ritratta della storia dell’arte, che nel Settecento ha fatto il giro dell’Europa e, approdata a Venezia, è stata ritratta anche da Pietro Longhi.

 

Rhino Clara, 2018. Bronzo da fusione a cera persa nichelato e cromato nero, cm 59 x 33 x 21

 

          Il suo fare artistico dal bidimensionale della grafica iniziale, appresa a Venezia ed Urbino, e della pittura, si è allargato nel corso del tempo al tridimensionale, sperimentando sempre più spesso le diverse tecniche della scultura a partire dagli assemblaggi, con l’intento etico del recupero dei rifiuti a cui restituire nuova vita, ai generi che possiamo definire più classici. La novità è senza dubbio la recente produzione scultorea in pietra e marmo, come la sorprendente Carpa rossa in rosso di Verona e Fario nera in marmo nero del Belgio, in cui l’artista si cimenta nella “scultura in levare”, quella che è la vera scultura secondo Michelangelo che dentro al pezzo di marmo vi vedeva già l’opera compiuta, imprigionata dalla materia e allo sculture spettava il compito di “liberarla dal soverchio”.

 

Carparossa (Carpe diem gefilte fisch adom), 2018. Marmo rosso di Verona, cm 79 x 36 x36

 

          L’artista ha studio a Venezia ed a Mirano, dove ha realizzato anche opere di grande formato, come lo squalo tigre a grandezza naturale dal titolo Leviatano infinito, in relazione al pesce biblico di cui l’uomo si ciberà nell’era messianica. Nel suo atelier elabora tutto ciò: crea le sue opere, elucubra teorie ed effettua sempre nuove scoperte. Qui infatti è nata la Congettura di Ravà sulla sequenza di Fibonacci, in particolare la sottosequenza con la ripetizione dei 24 numeri, riscontrata con la  riduzione teosofica dei numeri della sequenza e divenuta quindi teorema essendo stata provata e risultata vera, e così anche un’altra sua recentissima scoperta che riguarda i numeri primi “corollario di un teorema già noto: il teorema sulla divisibilità di un numero per 9 o più genericamente per la cifra predecessore della base numerica in cui il numero è espresso” (Federico Giudiceandrea).

Karish Leviathan (pescecane), 2019. Bronzo da fusione a cera persa patinato e lucidato, cm 170 x 66 x 37

 

Tobia Ravà ha inventato un suo universo originale fatto di lettere e numeri che
vanno a posarsi su prati, alberi, boschi, ponti, architetture, sia su elementi
naturali che manufatti creati dall’uomo nell’idea che l’essere umano
debba farsi socio di Dio nella creazione e puntare all’armonia del tutto,
soprattutto tra uomo-uomo e uomo-ambiente.

          A questo proposito è da rilevare il suo encomiabile impegno nel dialogo interculturale e interreligioso, non solo con la partecipazione ad incontri, conferenze, dibattiti, ma anche con workshop e mostre, dove sono esposte opere realizzate in collaborazione con altri artisti di provenienze e culture diverse. Con Abdallah Khaled dal 2002 ha avviato un ciclo di opere a quattro mani sul tema della pace ed in mostra sono esposte Germoglio di speranza (2012), riferita alle “Primavere arabe”, Con fusione (2017), sulle migrazioni via mare, ed Infiniti relativi (2018), a tema matematico legato alla relatività con due occhi come due punti di vista diversi che si sovrappongono al simbolo dell’infinito. Mentre Alchemical Party con quattro alberi diversi uniti all’apice, è stato realizzato nel 2018 con gli artisti pakistani Amber Hammad, Mahbub Jokhio, Unum Babar e Matt Kushan durante un workshop milanese, in cui Tobia aveva il ruolo di tutor.

 

Abdallah Khaled-Tobia Ravà, Germoglio di speranza, 2012. Resine e tempere acriliche su tela, cm 100 x 120

 

           In una fase storica come quella che stiamo attraversando, l’umanesimo è messo in pericolo da problemi percepiti come insormontabili e conflitti che sembrano non aver più fine, Tobia Ravà ci parla di valori, principi etici e morali, di un mondo inclusivo e di un uomo riqualificato, di una dimensione spirituale in cui l’arte costruisce ed eleva l’essere umano.

          I suoi lavori mostrano immagini gioiose, energetiche e vitali quali possibili strade da seguire, in relazione all’altro, al diverso, auspicando una sempre più proficua collaborazione con chi proviene da mondi differenti ed un rapporto più corretto, giusto, rispettoso nei confronti dell’ambiente, del mondo animale, della natura e del cosmo, nella convinzione che l’arte può contribuire molto a cambiare questa umanità che – sempre più povera di spirito e di valori – sembra destinata inesorabilmente a precipitare in un baratro senza fine se non si fa guidare dalla luce.

 

Varco celeste, 2018. Sublimazione su raso acrilico, cm 100 x 130

 

          Per Tobia Ravà l’arte può far compiere un passo in avanti all’intera umanità se si guarda al bene che in molte delle sue opere – come in Caravaggio – è simboleggiato dalla luce, accompagnato dalle parola or, luce e dal valore ghematrico 207, stesso valore di ein sof che vuol dire infinito.

L’artista invita chi guarda a compiere questo percorso attraverso 32 sentieri, che possono portare all’elevazione dell’uomo, costituiti dalle 22 lettere dell’alfabeto ebraico e dalle 10 sephiroth.

Le 10 Sephirot (סְפִירוֹת, singolare: Sephirah, o anche Sefirah, סְפִירָה, “enumerare” in lingua ebraica), sono gli attributi divini che l’artista vede come degli ascensori per l’elevazione dell’anima di ognuno e la riqualificazione del mondo intero.

Analizzare o semplicemente contemplare le sue opere equivale a compiere un viaggio interiore, di sogni ed utopie. L’artista continua a lavorare sulle corrispondenze tra cifre e parole, tra i valori numerici presenti nella sequenza del matematico pisano, nei numeri primi e su i concetti base della kabbalah per donare alla storia, alla società e al mondo intero qualcosa che rimarrà per sempre.

 

Nota

Tobia Ravà è presente alle Collettive della Bevilacqua La Masa fin dalla 64a (27 dicembre 1979 – 20 gennaio 1980) con due opere Il labirinto della vita (disegno a pennarello) e La Torre di Babele (disegno a matita e pastello). Poi alla 66a con Afrodisiaco (tecnica mista), alla 68a, con Il vaso d’oro (tecnica mista), alla 70a con La via d’uscita (olio e acrilico su tela), 75a con Stromboli (tecnica mista), e alle due mostre allestite a Padova alla “Cattedrale ex macello”, preselezione alla 76a con Arena semantica (olio e acrilico su tela) e alla 78a del 1993 con Punto e linea in superficie (acrilico su tela), esposizione nella quale i cinque artisti del gruppo “Triplani” in disaccordo con un giudizio di Luca Massimo Barbero, portarono via le opere a metà mostra.

 

Tobia Ravà nato a Padova nel 1959, ma da sempre veneziano, lavora a Venezia e a Mirano. Ha frequentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia ed Urbino. Si è laureato in Semiologia delle Arti all’Università di Bologna, dove è stato allievo di Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese e Flavio Caroli. Ha iniziato a dipingere nel 1971 ed espone dal 1977 in mostre personali e collettive in Italia, Belgio, Francia, Germania, Spagna, Slovenia, Austria, Croazia, Brasile, Stati Uniti, Canada, Argentina, Israele, Marocco, Russia, Cina, Giappone.
È presente in collezioni sia private che pubbliche, in Europa, Stati Uniti, America Latina, Estremo Oriente, Africa ed Australia. Hanno scritto di lui, fra gli altri, Flavio Caroli, Caterina Limentani Virdis, Omar Calabrese, Piergiorgio Odifreddi, Pierre Du Bois, Giorgio Pressburger, Nadine Shenkar, Arturo Schwarz e Francesco Poli. Dal 1988 si occupa di iconografia ebraica.
Nel 1993 è il promotore del gruppo “Triplani”, che, partendo dalla semiologia biplanare, prende il nome dall’ipotesi di un terzo livello percettivo derivato dall’aura simbolica, accanto a quelli del significato e del significante. Nel 1998 è tra i soci fondatori di Concerto d’Arte Contemporanea, associazione culturale che si propone di riunire artisti con le stesse affinità per riqualificare l’uomo ponendolo in sintonia con l’ambiente e rendere l’arte contemporanea conscia dei suoi rapporti con la storia e la storia dell’arte, anche interagendo espositivamente con parchi, ville, edifici storici e piazze di città d’arte.
Dal 1999 ha avviato un ciclo di conferenze, invitato da università e istituti superiori d’arte, sulla sua attività nel contesto della cultura ebraica, della logica matematica e dell’arte contemporanea. Da allora l’artista è spesso invitato a tenere conferenze e ad esporre anche in ambito matematico-scientifico, quali il Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci di Milano, di cui si ricorda Sulle spalle dei giganti. Il mistero del numero: scienza o follia? (3 giugno 2004) ed Elementi dialettici di calcolo trascendentale, la ghematrià tra matematica, arte e lingua, il valore numerico delle parole, Università di Roma Tor Vergata (21 maggio 2019).
Nel 2004 con Maria Luisa Trevisan ha dato vita a PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea a Mirano, dove artisti di generazioni e culture diverse si confrontano su temi naturalistici e scientifici. In occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008 è tra gli artisti esposti all’ Olympic Fine Arts. Nel 2010 un suo lavoro viene donato al Papa Benedetto XVI dal rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma ed esce il film corto di Sirio Luginbül Elena in PaRDeS dedicato al lavoro di Tobia Ravà.
Nel 2011 è invitato ad esporre al Padiglione Italia alla 54ª Biennale di Venezia. Nel 2012 nel Principato di Monaco si è tenuta l’esposizione Venezia-Venezia, da Francesco Guardi a Tobia Ravà. La Compagnie Financière Edmond de Rothschild dedica a Tobia Ravà nel 2013, la prima mostra nella nuova location di Milano.
Nel 2014 il Comune di Padova organizza una sua importante mostra personale poi allestita anche a Tel Aviv e a Roma. Nel 2016 viene allestita al Palazzo Ducale di Sabbioneta una grande antologica dell’artista con 97 opere esposte poi presentata nel 2017 a Milano al Museo Tadini e a Fiume-Rjeka (Sinagoga).
Da novembre 2016 a giugno 2017 è stata allestita la mostra Paint by Numbers al New York al HUC-JIR Museum con alcuni lavori dell’artista. Nel 2018 è invitato a partecipare ad Art&Math all’Ecole Belge de Rabat e Casablanca, a Ricordi Futuri 4.0 al Memoriale della Shoah Binario 21 di Milano e ad Infanzia indimenticabile a Tel Aviv a cura di Ermanno Tedeschi.
Nel 2019 Piergiorgio Odifreddi lo invita ad allestire Elementi di calcolo trascendentale all’interno del progetto La poetica dei numeri primi per Matera Capitale Europea della Cultura.

 

La mostra curata da Maria Luisa Trevisan, docente di storia dell’arte, critico e curatore di mostre d’arte contemporanea, è corredata di un pregevole catalogo cartonato sponsorizzato dalle gallerie L’Occhio e Sist’Art e stampato dalle Grafiche Turato di Rubano (PD), illustrato con immagini di alcune opere recenti sia pittoriche che scultoree realizzate in bronzo, terracotta, resina e marmo, ma anche lightbox retroilluminati, opere su raso a sublimazione, opere su alluminio specchiante a catalizzazione, nonché di una piccola antologica grafica. Alla realizzazione della mostra collaborano la Fondazione Pierre Du Bois di Losanna, le gallerie L’Occhio e Sist’Art di Venezia e la Fonderia Stefan di Carbonera (TV).

 

Titolo della mostra: Tobia Rava’ ALGORITMI TRASCENDENTALI

Curatrice: Maria Luisa Trevisan

Organizzazione: Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia in collaborazione con PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea di Mirano

Luogo: Fondazione Bevilacqua La Masa: Galleria di Piazza San Marco 71/c

Data d’inaugurazione: domenica 4 agosto alle 18.00

Periodo espositivo: dal 4 agosto al 15 settembre 2019

Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 18.00 (chiuso tutti i martedì ed il 5, 12 e 19 agosto)

Patrocini: Fondazione Matera Basilicata 2019 Open Furture, Kangourou della Matematica – Università Statale di Milano e Fondazione Pierre Du Bois di Losanna.

Fondazione Bevilacqua La Masa 0415207797 press@bevilacqualamasa.it www.bevilacqualamasa.it

PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea, via Miranese 42, 30035 Mirano (VE) tel./fax  041/5728366 cell. 349 1240891; e-mail: artepardes@gmail.com; www.artepardes.org


Foto di copertina
Abdallah Khaled – Tobia Ravà, Infiniti relativi, 2018. Resine e tempere acriliche su tela, cm 100 x 150

 

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Per gentile concessione di Maria Luisa Trevisan e Tobia Ravà