RIVISTA DI CULTURA MEDITERRANEA

Divine Armonie. Il rinascimento di Tobia Ravà, di Maria Luisa Trevisan  

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       La mostra Divine Armonie. Il rinascimento di Tobia Ravà,  presso il Museo Civico di Asolo, sottolinea il legame dell’artista con l’asolano dal punto di vista storico, familiare, ebraico e cabalistico. Sono infatti molte le affinità con questo antico borgo medievale, in cui vi era un insediamento ebraico come testimoniano le lapidi in ebraico, affisse nel loggiato, e poi gli interessi esoterici e cabalistici di artisti alla corte di Caterina Cornaro, come Giorgione e Cima da Conegliano, o eruditi come Francesco Zorzi. Questi era un nobile veneziano diventato frate francescano; seguace del neoplatonismo fiorentino di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, fu ospitato nel convento di San Girolamo ad Asolo. Nel 1525 pubblicò a Venezia “De harmonia Mundi totius cantica tria” sulle teorie musicali e la kabbalah, idee e pensieri che si trovano espressi anche nella facciata della casa longobarda e in quella dello scultore Francesco Graziolo.

       Caterina Cornaro con il suo mecenatismo riuscì a imprimere a questo antico borgo quella eleganza e fascino che ha tutt’ora, facendo di Asolo una “Novella Atene” in grado di attirare poeti quali Pietro Bembo, che scrisse Gli Asolani (un dialogo sul tema dell’amore dedicato a Lucrezia Borgia ambientato alla corte di Caterina), a cui fa eco più avanti il poeta inglese Robert Browning con Asolando (la sua ultima raccolta di liriche del 1889) e il compositore Gianfrancesco Malipiero che dedicò alla città i Poemi asolani (1916). Asolo attirò attrici come la Eleonora Duse (e con lei d’Annunzio che la definì “tragica sapiente”) e qui trascorse l’ultima parte della sua vita in un bel palazzo nel centro storico, volto verso il Grappa da cui traeva ispirazione. Vi è poi la scrittrice inglese Freya Stark, ma soprattutto esploratrice instancabile e grande viaggiatrice che qui abitò in una bella villa che prese il suo nome. Freya era intima amica della famiglia reale inglese, in particolare della regina madre che arrivava ad Asolo con il suo seguito tra una folla di ammiratori. È sepolta accanto alla “divina Eleonora” nel cimitero di Asolo. L’affascinante borgo divenne meta di intellettuali e artisti che qui trovarono ispirazione ed armonia come Giosuè Carducci e Carlo Scarpa, alcuni di livello internazionale come nel caso di Ernest Hemingway.

       In mostra e nel catalogo sono evidenziati i collegamenti con Caterina Cornaro e la sua corte, Regina di Cipro, ma anche Armenia e Gerusalemme, con Eleonora Duse e le sue frequentazioni, con Freya Strark e i suoi viaggi ed i suoi scritti. In occasione della mostra ad ognuna l’artista ha dedicato un ritratto, stabilendo un dialogo molto suggestivo con le opere presenti non solo nelle stanze delle tre asolane illustri, ma dell’intero museo. A partire dalla sala della loggia, in cui sono presenti le opere di Antonio Canova, vi è un contrasto molto efficace tra la purezza del marmo bianco di Carrara del “Nuovo Fidia”, in particolare con il Paride, e le ferine sculture in bronzo di Ravà come la pantera nera e il pescecane.

Dark panther, 2019, bronzo da fusione a cera persa, patinato nero, cm 110 x 21 x 26,5

 

Karish Leviathan blu (pescecane), 2019, bronzo da fusione a cera persa, patinato e lucidato, cm 66 x 160 x 36, nella sala della loggia, foto di Amedeo Fontana

 

Divine Armonie, inaugurazione, foto d’insieme nella sala della loggia

       In altre stanze si stabilisce un rapporto di affinità, come nel caso del Leoncino Ariel onnipotente, una scultura in rosso di Verona, riferita sia al leone marciano simbolo di Venezia che allo stemma di Gerusalemme, così pure alla venezianissima Caterina e alla famiglia Cornaro o Corner, ma anche ai 1600 della città lagunare, così come all’episodio del leoncino intagliato nel panetto di burro dal giovane Canova che gli aprì la strada ad una fulgida carriera. Vi è un collegamento pure al leone accovacciato che Canova pone nei monumenti funerari come in quello di Maria Cristina d’Austria in riferimento ad una potenza oramai assopita.

Leoncino Ariel onnipotente, 2018, rosso di Verona scolpito, cm 25 x 36,5 x 18,5, nella stanza di Canova, foto di Amedeo Fontana

       Nelle stanze dalla preistoria all’età romana vi è un piccolo dinosauro per ricordare la vita prima della comparsa dell’essere umano sulla terra e dei boschi in riferimento all’ambiente naturale in cui avvenivano riti e pratiche come le sepolture, o l’attività della centuriazione quale inizio della metamorfosi del territorio fino ad arrivare all’odierno paesaggio troppo massicciamente antropizzato che ha quasi del tutto soppiantato la natura.

 

Caos Tirex ruggine, 2021, bronzo da fusione a cera persa patinato al nitrato di ferro, cm 65 x 43 x 21
Divine Armonie, foto di allestimento nella sala della preistoria, foto di Amedeo Fontana
Bosco fucsia, 2015, catalizzazione UV su alluminio, cm 60 x 60

       Il tema è ripreso anche nella stanza dei paesaggi asolani in cui è collocato Apocalisse alle Busatte in acciaio specchiante che mostra un rudere della civiltà contadina oramai fagocitato dal verde con un albero cresciuto dentro, segno che la natura si riprende i suoi spazi. Vi è poi un assemblaggio con una macchia da cucire Singer dal titolo Il lento ricucire della storia, in riferimento agli abiti femminili, ma anche omaggio allo scrittore Isaac Bashevis Singer e al lavoro dello storico che come una sarta cuce i vari pezzi per dare una lettura dei documenti e una interpretazione storica dei fatti.

Apocalisse alle Busatte, 2018, catalizzazione UV su alluminio, cm 100 x 100
Il lento ricucire della storia, 2013, bronzo da fusione a cera persa patinato e lucidato e ferro cm 102 x 60 x 47

       Nelle stanze dell’età moderna vi sono sculture in riferimento alle opere antiche che sono a tema prevalentemente religioso, in particolare cristologico. Qui è presente una grande scultura di una carpa in rosso di Verona che richiama un tipico piatto ebraico: la carpa ripiena (gefielte fisch), ma anche il pesce di Tobiolo le cui interiora divennero rimedi contro demoni e malattie oculari, mentre già nel II secolo, il pesce che Tobiolo e Raffaele pescano nelle acque tenebrose del Tigri, diventa il simbolo del Cristo (pesce in greco si diceva ICHTYS, l’acrostico della frase Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore). L’artista inoltre gioca con il termine carpa e il motto latino carpe diem (“cogli l’attimo”), attuando anche un rimando ad un’opera ad assemblaggio dallo stesso realizzata nel 1996. Accanto alla carpa vi è Eshmaim, un assemblaggio realizzato con uno scafandro da palombaro sempre in riferimento all’acqua, alla pesca, ma anche all’alchimia tra acqua (màym) e fuoco (esch), e al cielo (shamàym), come si evince dalle parole contenute nel titolo. Per l’artista è anche una risposta alla mostra veneziana  https://www.palazzograssi.it/it/mostre/passate/damien-hirst-a-palazzo-grassi-e-punta-della-dogana-nel-2017-1/ di Damien Hirst del 2017 sul finto ritrovamento subacqueo di un prezioso carico.

Carparossa (Carpe diem gefielte fisch adom), 2018, rosso di Verona scolpito, cm. 36 x 79 x 35 e 1541 Eshmaim-Scafandro apotropaico, 2021, bronzo, alluminio, ferro e vetro, cm. 50 x 35 x 40, nella sala del XV e XVI secolo del museo, foto di Amedeo Fontana

       Clara è invece dedicata alla “rinocerontessa” più ritratta della storia dell’arte, che nel Settecento ha fatto il giro dell’Europa e approdata a Venezia è stata ritratta anche da Pietro Longhi. La scultura in bronzo è collocata nella sala del XVIII secolo in riferimento agli artisti europei che l’anno ritratta. Come succede con i vasi comunicanti, mentre l’artista stava elaborando la prima versione di Clara, una scrittrice romana di origine somala Igiaba Scego dava alle stampe una favola per bambini dal titolo Prestami le ali (2017), ambientata nel ghetto di Venezia, in cui la protagonista è Clara che, volendo tornare al suo paese, chiede in prestito le ali al leone di San Marco. Accanto a Clara si erge un cobra con la parola emeth verità. La figura del serpente in questo percorso si collega alla Bibbia in quanto simbolo di conoscenza, idea sostenuta anche dal racconto di Adamo ed Eva nella Genesi, ma anche a Mosè e ad Esculapio (Asclepio), dio della salute nell’antica Grecia, da cui deriva il simbolo della medicina e della farmacia. Il serpente è identificato con la saggezza: “Ora il serpente era il più astuto di tutte le fiere dei campi che il Signore Dio aveva fatto” (Genesi 3,1). …In altre attestazioni bibliche del serpente, il bastone di Mosè si trasformò in un serpente e poi di nuovo in bastone (Esodo 4,2-4). Vi è poi l’episodio narrato nel Libro dei Numeri (Nm 21,4-9): per punirli a causa delle loro lamentele, Dio mandò serpenti velenosi; implorato da Mosè di fermare la strage, il Signore ordinò di innalzare su un palo un serpente di rame: chi, morso da un serpente, avesse guardato il simulacro sarebbe rimasto in vita.

Clara Rhino, 2021, bronzo da fusione a cera persa patinato al nitrato di ferro, cm 33 x 59 x 21 e Nahash Cobra, 2019, bronzo da fusione a cera persa patinato e lucidato cm 54 x 25 x 28 nella sala del XVII-XVIII secolo, foto di Amedeo Fontana

       Nell’opera di Ravà vi sono le lettere di un alfabeto molto antico, quello ebraico con parole e concetti che prendono ispirazione dal pensiero e dagli scritti di mistici e kabbalisti, quali il rabbino di Safed Isaac Luria, l’aragonese (ma anche grande viaggiatore) Avraham Abulafia e il marchigiano Menahém Recanati, nonché da una molteplicità di altre fonti spirituali, filosofiche e scientifiche, che egli riversa nelle sue creazioni artistiche sia pittoriche che scultoree. La mostra di Asolo nel titolo e nelle intenzioni vuole essere una rinascita dopo la pandemia e sprone a guardare oltre, verso l’alto, auspicando che attraverso l’elevazione interiore del singolo, si elevi l’intera umanità.

       Per saperne di più sull’universo creativo di Tobia Ravà è in programma una conferenza che l’artista terrà il 29 ottobre presso la sala consiliare alle ore 20.30 dal titolo Arte matematica e mistica ebraica. La mostra a cura della scrivente e di Patrizia Lazzarin è aperta fino al 9 gennaio presso il Museo Civico di Asolo il sabato, la domenica e i festivi dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18. Prima di ogni incontro alle 17 vi sarà una visita guidata alla mostra condotta dall’artista e dalle curatrici.

       L’esposizione è organizzata da PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea di Mirano e dall’Associazione culturale Fabula Viva. In mostra è presente il catalogo con un intervento dell’amministrazione comunale, di Orietta Dissegna del Museo Civico e Archivio Storico di Asolo, testi critici delle curatrici, dell’artista, di Vittorio Robiati Bendhaud e di Paola Bergamo del Centro Studi MB2.
Nel prossimo numero si parlerà dei ritratti delle asolane illustri e si approfondirà il procedimento creativo dell’artista.

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Tobia Ravà nato a Padova nel 1959, ma da sempre veneziano, lavora a Venezia e a Mirano. Ha frequentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia con Sene, Licata Pagnacco e Vecchiet e i corsi di calcografia di Ceci e Bruscaglia all’Accademia Raffaello di Urbino. Si è laureato in Semiologia delle Arti all’Università di Bologna, dove è stato allievo di Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese e Flavio Caroli. Ha iniziato a dipingere nel 1971 ed espone dal 1977 in mostre personali e collettive in Italia, Spagna, Belgio, Francia, Monaco, San Marino, Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Austria, Slovenia, Croazia, Argentina, Brasile, Perù, Stati Uniti, Canada, Israele, Marocco, Russia, Cina, Hong Kong, Giappone. È presente in collezioni sia pubbliche che private in Europa, Stati Uniti, America Latina, Estremo Oriente, Africa ed Australia. Hanno scritto di lui, fra gli altri, Flavio Caroli, Caterina Limentani Virdis, Omar Calabrese, Pierre Du Bois, Giorgio Pressburger, Arturo Schwarz, Nadine Shenkar, Roy Doliner, Francesca Brandes, Mario Stefani, Toni Toniato, Umberto Daniele, Giovanni Carlo Sonnino, Francesco Poli, Federico Giudiceandrea e Piergiorgio Odifreddi. 

Tobia Ravà nel suo studio

Nel 1983 è tra i fondatori del gruppo bolognese AlcArte, attivo all’Università di Bologna (DAMS), con l’intento di coniugare il fare arte all’epistemologia. Dal 1988 si occupa di iconografia ebraica. Nel 1993 è il promotore del gruppo Triplani, che, partendo dalla semiologia biplanare di Greimas-Calabrese, prende il nome dall’ipotesi di un terzo livello percettivo derivato dall’aura simbolica, accanto a quelli del significato e del significante. Nel 1998 è tra i soci fondatori di Concerto d’Arte Contemporanea, associazione culturale che si propone di riunire artisti con le stesse affinità per riqualificare l’uomo ponendolo in sintonia con l’ambiente e rendere l’arte contemporanea conscia dei suoi rapporti con la storia e la storia dell’arte, anche interagendo espositivamente con parchi, ville, edifici storici e piazze di città d’arte. Dal 1999 ha avviato un ciclo di conferenze, invitato da università e istituti superiori d’arte, sulla sua attività nel contesto della cultura ebraica, della logica matematica e dell’arte contemporanea. Da allora l’artista è spesso invitato a tenere conferenze e ad esporre anche in ambito matematico-scientifico, quali il Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci di Milano, di cui si ricorda Sulle spalle dei giganti. Il mistero del numero: scienza o follia? (3 giugno 2004) ed Elementi dialettici di calcolo trascendentale, la ghematrià tra matematica arte e lingua, il valore numerico delle parole Università di Roma Tor Vergata (21 maggio 2019).

Il gioco Arscode 1

Nel 2004 con Maria Luisa Trevisan ha dato vita a PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea a Mirano dove artisti di generazioni e culture diverse si confrontano su temi naturalistici, umanistici e scientifici. In occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008 è tra gli artisti esposti all’Olympic Fine Arts. Nel 2010 un suo lavoro viene donato al Papa Benedetto XVI dal rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma ed esce il film corto di Sirio Luginbühl Elena in PaRDeS dedicato al suo lavoro artistico. Nel 2011 è invitato ad esporre al Padiglione Italia alla 54ª Biennale di Venezia. Nel 2012 nel Principato di Monaco si è tenuta l’esposizione VeneziaVenezia, da Francesco Guardi a Tobia Ravà. Nel 2013 la Compagnie Financière Edmond de Rothschild gli dedica la prima mostra nella nuova location di Milano. Nel 2014 il Comune di Padova organizza una sua grande mostra personale poi allestita anche a Tel Aviv e a Roma. Nel 2016 è invitato a tenere la conferenza Elementi di calcolo trascendentale alla facoltà di Matematica dell’Università di Bologna. Nello stesso anno è coinvolto in veste di artista, autore e attore nello spettacolo L’inghiottitoio di Davide Antonio Pio con sue opere per la scenografia ed un monologo sul vino da lui stesso scritto e recitato, andato in scena in contesti storici particolarmente suggestivi tra cui il cortile dei Musei Civici agli Eremitani di Padova e al Teatro all’antica di Sabbioneta (MN), città in cui è allestita una grande antologica dell’artista al Palazzo Ducale con 97 opere poi presentata nel 2017 a Milano al Museo Tadini e a Fiume-Rjeka (Sinagoga). Da novembre 2016 a giugno 2017 è stata allestita la mostra Paint by Numbers al New York al HUC-JIR Museum con alcuni lavori dell’artista.

Tobia Ravà, Dante perso nella foresta alchemica, 2021, sublimazione su raso acrilico, cm 76 x 87

Nel 2018 viene invitato alla mostra Art&Math all’Ecole Belge de Rabat e Casablanca, a Ricordi Futuri 4.0 al Memoriale della Shoah Binario 21 di Milano e ad Infanzia indimenticabile a Tel Aviv. Nel 2019 Piergiorgio Odifreddi lo invita ad allestire Elementi di calcolo trascendentale all’interno del progetto “La poetica dei numeri primi” per Matera Capitale Europea della Cultura Europea, mentre nella sua città viene allestita una importante mostra personale presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, nella sede di Piazza San Marco. Da questa mostra Francesco Scatigna ha tratto ispirazione per un brano musicale L’indifferente con il refrain è “… come un quadro di Ravà” inserito all’interno dei concerti realizzati con il suo gruppo: Diplomatico e il collettivo Ninco Nanco che si è esibito durante l’estate 2021 in varie località italiane, e tra queste ad Asolo presso il giardino del Castello per l’inaugurazione della mostra Divine Armonie. Il rinascimento di Tobia Ravà. Nel 2020 è stata allestita la mostra personale alla chiesetta dei Giuseppini di Spresiano (TV). In occasione dell’anno dantesco ha partecipato a varie mostre ad Anversa, Bruxelles, al Castello di Terrarossa a Licciana Nardi (MS), al Museo Ebraico di Bologna e la sua opera su Dante perso nella foresta alchemica è diventata il manifesto dello spettacolo Il Ruggero. Dante e le vie degli ebrei con Emanuela Mercante e Daniele Tonini tenutosi nei luoghi danteschi della Romagna quali Bertinoro, Cesana e Ravenna (Porto di Classe); l’evento si terrà sabato 6 novembre ore 21 anche al Teatro Duse di Asolo. Sono da poco terminate sue personali alla Villa Pisani Bolognesi Scalabrin di Vescovana (PD), alla Casa Valiga di Bienno (BS), alla Rocca Flea di Gualdo Tadino (PG), alla Cappella Marchi di Seravezza (Lu) presso il Tennis Country Club di Cortina, all’Oratorio di Villa Simion e alla Biblioteca Comunale di Spinea (VE). L’artista partecipa alla mostra collettiva Ouverture in corso presso la Fondazione Marchesani di Venezia. www.tobiarava.com

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Maria Luisa Trevisan è docente di storia dell’arte. Dal 1995 realizza progetti culturali nell’ambito dell’arte, della musica e dello spettacolo, cura mostre d’arte in collaborazione con enti pubblici, istituzioni culturali e gallerie d’arte. Dal 1998 ha avviato un progetto culturale dal titolo “Operazione Land Art, Arte e Ambiente” con esposizioni d’arte dislocate anche in luoghi diversi dalle gallerie, quali piazze, parchi, ville, giardini storici, isole, a cui sono invitati artisti italiani e stranieri, affinché vi sia uno scambio tra generazioni e culture diverse. Durante le mostre sono organizzati degli eventi legati al tema espositivo, caratterizzati da uno stretto rapporto con l’ambiente, la storia del territorio e le sue risorse culturali. Nel 1999 ha fondato l’Associazione Culturale Concerto d’Arte Contemporanea di cui è stata presidente con il proposito di riqualificare la società attraverso l’arte in un rapporto armonico con l’ambiente.

PaRDeS – Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea (Mirano, Venezia)

Con questo fine ha aperto (2004) con Tobia Ravà lo spazio PaRDeS-Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea a Mirano, dove realizza mostre d’arte contemporanea a tema quali l’ecologia e sostenibilità ambientale (Alma Planta. Botanica metafisicaArte di Sottobosco. Micologiche & saprofitiAdamà. Cantica per la terraNatura Violata), su cambiamenti epocali, rapporto uomo-macchina e pandemie: Umano & disumanoRiflessioni e trasparenze, la letteratura (Paesaggi letterari), la psicologia (Percorsi interiori, Riflessioni e trasparenze), la filosofia (Anima Animale, Roseto dialettico. Fenomenologia di un fiore), la scienza (Astralia. Tra astronomia e astrologia), la matematica (Enigma Emozionante. Artisti a rigor di logica), la metafisica, simbologia e la mistica (SymballeinElevazioni & Permutazioni), la musica (L’anima del suono), gli aspetti interculturali ed intergenerazionali (Relativity. Relative and Relations; Progetto Arca. Una scelta per un mondo futuro; Scialuppe; Enèrgheia. Cariche e flussi artistici di energie alternative; AlimentArte; Arte cibo per la mente, Squarci nelle Tenebre; Esodi) ed il femminile (Lilith. L’aspetto femminile della creazione, Ritratti di Donne). Scrive articoli e monografie per riviste e cataloghi.


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